Non è proprio la ‘vera’ pianta della liquirizia, come me l’avevano spacciata, ma per lo meno ne è una stretta parente. Ci sono piante che sanno un po’ di liquirizia e qualcuno le chiama liquirizia, così per modo di dire. Come il volgare polipodio (9 novembre 2008) che da bambini succhiavamo chiamandolo reganisso. O addirittura l’elicriso (5 luglio 2008), il cui odore sì penetrante, ma non certo dolce, poco ricorda la liquirizia, ma con questo nome viene chissà perchè talvolta spacciato nei vivai.
Ma è dalla radice di questa pianta, il cui nome scientifico Glycyrrhiza significa proprio radice dolce, che viene estratta la vera liquirizia. La liquirizia propriamente detta, Glycyrrhiza glabra, è una pianta dell’areale mediterraneo di cui non si conosce esattamente il luogo d’origine. A causa della notorietà medicinale e alimentare, è difficile dire quanto della sua attuale presenza e diffusione sia naturale o piuttosto ciò che resta dell’intensa coltivazione che se ne faceva un tempo proprio nell’area mediterranea. Comunque io non l’ho mai vista o riconosciuta nei campi. Questa pianta l’ho comprata a una mostra mercato e l’ho messa a dimora nel mio giardino. Ho tribolato per lei durante il lungo inverno gelato, era scomparsa, ma sapevo che sarebbe tornata. I fiori me li sono persi mentre ero in Polonia, ma ora è piena di frutti, magari poco interessanti, ma numerosi e bizzarri, piccoli bacelli rossastri, appressati e … pelosi. Allora non è lei ! Non può essere Glycyrrhiza glabra, che come indica il nome ha legumi privi di peluria. Credo si tratti di Glycyrrhiza echinata, liquirizia setolosa, pianta originaria delle coste del Mar Nero e presente forse ancora allo stato spontaneo in Puglia e Basilicata, dove fu segnalata in passato. Si distingue per i racemi (infiorescenze) più densi e per i legumi irsuti anzichè glabri. Sono sorpresa, ma non dispiaciuta. Non avevo nessuna intenzione di estrarre la liquirizia dalle radici della mia pianta.
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