Gli alberi quando si spogliano: tamerice

Tamerice

Tamarix africana

Quest’albero si trova lungo la strada di casa, o meglio lungo via alla Chiesa di San Giorgio di Bavari, che si inerpica oltre il quartiere di Borgoratti, dopo l’ansa delle Nasche sul rio Sturla, su per la collina verso Bavari appunto.
L’ho visto quando era fiorito, ammantato di piccoli fiori bianco rosati raccolti in spighe compatte, perciò so che questo albero frondoso e nudo è una tamerice (Tamarix sp).
Sono belli gli alberi spogli, i rami come ossa, svestiti degli orpelli ingombranti delle foglie, limpidi e netti contro l’aria dell’inverno.
Il portamento arboreo e non arbustivo mi ha fatto supporre che sia T.ramosissima, più correttamente chiamata Tamarix africana; ma Tamarix gallica, la più comune, è molto simile.

Tamarix gallica

Tamarix gallica

Le foglie delle tamerici, alberi di lagune salmastre e foci sabbiose, sono piccole e squamose e formano chiome grigiastre e diafane. E’ maggio, quando le filiformi foglie si ricoprono di un ricamo rosato, fiori che sono solo punteggiature rade, piccole spighe sospese nella trama. Incontrati ad agosto, quasi figli tardivi di madri anziane. Spiccano questi fiori sulla scogliera riarsa dal sale e dal sole, poco lontano dai fiori secchi di cineraria e dalle ombrelle giallo verdi degli indomiti finocchi marini. Spiccano sulla scogliera contaminata, perché in mezzo alle fronde sottili a tratti si intravedono strappi di carta, e plastica e sbaffi di catrame. Mi chiedo se siano proprio le stesse tamerici, cantate come umili da Virgilio (arbusta iuvant humilesque myricae ovvero “sono grati gli arbusti e le umili tamerici”) e riprese da Giovanni Pascoli per titolo di una sua raccolta, appunto, Myricae.”
(ripreso da 4 agosto 2009)

Lascia un commento