Calcatreppola cornuta

eryngium corniculatum
Un altro ricordo della Sardegna e dalla favolosa Giara di Gesturi (o Giara di Tuili, provincia Medio Campidano). Si tratta di una pianta davvero particolare che cresce nei laghetti, stagni stagionali che si formano nelle depressioni e che gli esperti chiamano ‘pauli’. Nella stagione umida, come l’inizio della primavera, è quasi completamente sommersa e spunta dall’acqua soltanto con una fogliolina a forma di cucchiaio, che qui si specchia sulla superficie immobile e trasparente. Quando i laghetti si prosciugano, appare nella sua forma completa, con brattee spinose e piccole infiorescenze dalla cui parte centrale fuoriesce una lunga spina. Ma in questa versione io non l’ho mai vista. E’ un raro endemismo presente, oltre che sulla Giara in questione anche nella zona di Tempio Pausania, e stranamente anche in Spagna, dove sarebbe piuttosto diffusa.
I fiori bianchi che brillano sulla superficie del laghetto sono ranuncoli acquatici (Ranunculus aquatilis).
Come le altre calcatreppole (Eryngium sp), anche questa straordinaria creatura appartiene alla famiglia delle ombrellifere (apiaceae per gli specialisti, da Apium, sedano), ovvero alla stessa famiglia di sedano, carote, prezzemolo e finocchio.

Tragoselino comune

pimpinella saxifraga

Sentiero botanico dei Piani di Praglia, ottobre 2008

pimpinella saxifraga

Questa delicata umbrellifera (apiacea) è commestibile e officinale ed è stretta parente di quella pimpinella anisum ovvero l’anice o cumino dolce. Questa pimpinella si chiama a volte volgarmente tragoselino e non va confusa con un’altra erba, che ahimè viene detta volgarmente pimpinella,ed è la sanguisorba (vedi anche 6 novembre 2008) e appartiene alla famiglia delle rosaceae. Confonderle non fa male, perchè entrambe sono piante gustose e generose, ma certo il loro utilizzo e la loro natura sono assai differenti. La sanguisorba non è parente dell’anice. Come sarebbe tutto più facile se le piante avessero un unico nome e non si creassero questo confusioni! Ma le piante, come le parole, hanno radici antiche e antiche storie ed è difficile cancellare le tracce di troppe generazioni che le hanno incontrate e usate.

Aneto

anethum graveolens
Impossibile cucinare in Polonia senza usare quest’erba. In bella vista in primo piano su tutti i banchi di frutta e verdura, sembra che abbia sostituito tutte le altre erbe di stagione e vien quasi in mente che sia un’erba originaria della regione, come la betulla. Non è vero. In tutto simile al finocchio (ma l’aroma è completamente diverso!), l’aneto è una pianta originaria del Medio oriente e naturalizzata nel Mediterraneo. Potrebbe essere perenne (come il finocchio), ma è quasi sempre coltivata come annuale, e a maggior ragione in Polonia, dove non credo apprezzerebbe la rigidezza dell’inverno. In polacco si chiama koper e in tedesco dill. Amata anche dagli Scandinavi, il suo sapore sia adatta bene con le marinate di pesce e le foglioline sono ottime in insalata e nelle zuppe. Si usano naturalmente anche i semi, soprattutto per aromatizzare l’aceto e le verdure conservate come i cetrioli (anch’essi immancabili sui banchi dei verdurai polacchi in questa stagione).
anethum graveolens

Aneto (koper) e cetrioli su un banco di un fruttivendolo di Stettino (Szczecin)

Ombrellini pugliesi

Tordylium apulum

Tordylium apulum

Quasi vezzosa con i suoi larghi petali esterni, morbide frange che bordano l’ombrella, questa pianticella dal fresco aroma che ricorda il prezzemolo cresceva copiosa sul prato di un oliveto, come il cotogno di ieri a Palombara Sabina (Roma). L’anziano agricoltore che stava mostrando al mio amico come potare gli olivi me la indica come pianta commestibile, gustosa in insalata, e perfino da mettere in bocca così, con noncuranza, per masticare uno stelo dolce e saporito mentre si lavora. Però sui libri si legge che questa ombrellifera è nel novero delle piante pericolose, poichè contiene sostanze tossiche per gli animali a sangue caldo. Non c’è molto da stupirsi, non tutto quello che si consuma è privo di tossicità, e probabilmente l’importante è non eccedere nella dose. Comune in tutta la penisola, viene chiamata ombrellini pugliesi perchè in Puglia venne descritta inizialmente da Linneo.