Manuka, fiori nell’inverno

Manuka - Leptospermum scoparium

Manuka –  Leptospermum scoparium


 
Nel cuore dell’inverno, questi piccoli fiori delicati sfidano stagioni e latitudine. Viene dall’Australia, Nuova Zelanda e Malesia, la manuka, Leptospermum scoparium, un arbusto sempreverde, molto ramificato, con piccole foglie appuntite e coriacee.
Secondo i vivaisti, fiorisce in estate, ma da una pianta australe ci si può veramente aspettare di tutto, come la boronia nel mio giardino fiorita ininterrottamente per tutto l’anno, finchè riuscirà a sopravvivere.  E tutto ci si può aspettare anche dal clima della Liguria di ponente, marina o collinare, regione straordinaria e generosa. Qui in un piccolo giardinetto del paese di Dolcedo, borgo celebre per la coltivazione dell’olivo, i fiorellini del Leptospermum non si sono fatti intimidire dall’inverno.

La manuka australiana, ormai naturalizzate nel mondo, è famosa soprattutto per il suo miele, ovvero per il nettare che fornisce alla produzione di instancabili imenotteri operai. Il miele di manuka ha spiccate proprietà antibatteriche che la medicina tradizionale conosce da secoli e quella moderna comincia ad apprezzare anche come valida alternativa agli antibiotici, a cui troppi batteri infettivi stanno diventando resistenti.  Come cibo funzionale, il miele di manuka pare sia un antibatterico ad ampio spettro, efficace per infezioni dell’apparato digerente come per la cura delle ferite.

Goiaba dolcissima

Goiaba

Goiabeira a Diamantina
(Psidium guajava)

Goiaba

Goiaba
Psidium guajava

Un frutto dai molti nomi, guiava, guava o ancora guayaba in spagnolo, per me sarà sempre goiaba, il nome brasiliano. Originario dell’America, forse del Messico per la precisione, l’albero, goiabeira, è piccolo, per le misure tropicali, mai troppo appariscente, e i frutti sono verde giallo, tondeggianti, a volte leggermente piriformi. All’apparenza secchi e duri, dentro sono asprigni e dolcissimi insieme, un vero scrigno di sapore.

La cucina popolare brasiliana, del Minas Gerais soprattutto, utilizza questo frutto gustoso per svariate conserve, delle quali la più celebre è la goiabada, una marmellata solida che ricorda un po’ la nostra cotognata, anche se il sapore è immensamente più esotico e affascinante. La goiabada è la componente essenziale di un dessert molto amato, dove fettine di goiabada si accompagnano a fettine di un formaggio leggero, bianco e morbido, il “queijo mineiro”. Famosa un po’ dappertutto, tanto da guadagnarsi il soprannome di Romeo e Giulietta, la “goiabada com queijo” è sinonimo di cucina casalinga e di prelibatezze a buon mercato.

Sarà che adoro la goiabada, provo un grande affetto per questo alberello, a volte contorto, ma solido e fresco e sempre, veramente sempre, ricco di frutti.

Psidium guajava – Goiaba
Orto botanico di Palermo

Come altre piante tropicali, la goiaba cresce anche in Italia, naturalmente nel profondo sud, nella grande Sicilia, e ne ho visti diversi esemplari  nell’orto botanico di Palermo (vedi foto a destra), mentre ho sentito anche di imprese agricole che la coltivano. Ho un grande rispetto e ammirazione per questi esperimenti; tuttavia, dopo l’esperienza delle banane (vedi 6 agosto 2009), non mi aspetto che il gusto della goiabada sia proprio lo stesso.

Melaleuca

Malaleuca
Sia il nome che la forma evocano terre lontane. E da più lontano non poteva venire questa pianta che fa parte della vegetazione australiana, precisamente dall’Australia sud orientale, la regione di Sidney, o Nuovo Galles del Sud. Le piante del genere melaleuca assomigliano molto al Callistemon (‘bottle brush’ o spazzolino per bottiglie, vedi anche 29 settembre 2008) e sono ricche di proprietà medicinali e officinali.

Villa Hanbury, agosto 2010

Leptospermum

leptospermum scoparium
E’ diventata un pianta molto di moda. Devo credere che lo sia diventata da poco perchè fino all’anno scorso, anzi fino a qualche mese fa, non la conoscevo. Adesso comincio a vederla dappertutto. Nei negozi di fiori, nei vivai, alle fiere, e come arredo urbano nelle aiuole dei luoghi più ridenti e raffinati. Come questa fioritura che ho fotografato in un’aiuola della cittadina di Sirmione, sul lago di Garda, luogo che gode di un piacevole clima mediterraneo, nonostante si trovi alle pendici delle prealpi padane.
Penisularum Sirmio insularumque ocelle … quam te libenter quamque te laetus inviso!
(anche se ai tempi di Catullo questo bell’arbusto fiorito a Sirmione sicuramente non c’era)
leptospermum sp
Il leptospermum, famiglia myrtacee, originario dell’Asia sud orientale, prospera nei climi miti e ormai ha conquistato anche la riviera ligure.
Ne avevo incontrato (senza riconoscerlo) un arbusto alto, in un giardino a Dolcedo (Imperia), già carico di piccole corolle rosate, in gennaio, addirittura durante i famigerati giorni della merla (foto a destra). Coraggio estremo o sconsideratezza? Magia del clima ligure o miracolo di una pianta che ha comunque deciso di fiorire?
Sulla specie non mi pronuncio. Credo che in entrambe i casi si tratti del comune (nel senso ovviamente di più venduto) leptospermum scoparium.

Callistemon viminalis

callistemon viminalisSenza fiori si fa notare assai poco. Anche se incuriosisce la disposizione delle bacche, che hanno la forma di specie di pannocchie o pigne e corrono lungo i rami. E’ una robusta pianta australiana molto simile al Callistemon citrinus che ho mostrato il 29 settembre 2008. La differenza fra le due specie mi pare minima, e riguarda forse la forma delle foglie e la posizione dei fiori. Nel C.citrinus, in inglese “crimson bottlebrush” cioè scovolino color cremisi, si trovano all’apice dei rami, mentre nel C.viminalis, “weeping bottlebrush” cioè scovolino piangente, i fiori sono lungo i rami, misti alle lunghe foglie. Quando i piumini fioriti sono ormai spenti e dispersi, rimangono le snelle chiome ricadenti e le vaste infruttescenze, via via sempre più secche.
Si trova anche questo ai parchi di Nervi (Genova), vicino all’entrata del roseto dalla parte della passeggiata a mare.

Eugenia

eugenia myrtifolia

 

 

C’è un albero dentro di me
trapiantato dal sole
le sue foglie oscillano come pesci di fuoco
le sue foglie cantano come usignoli
Nazim Hikmet – mosca 1956

 

 

E’ una myrtacea, ma può diventare un albero imponente. Una sua stretta parente, eugenia caryophyllata, è la pianta da cui si raccolgono i chiodi di garofano, che non sono altro che i boccioli essicati.

Bacca del mirto

myrtus communis
Il primo sabato di sole da almeno due mesi, forse più. L’aria è frizzante e il sole fa un giro breve e veloce sull’orizzonte. Ci avviciniamo a grandi passi al giorno più corto dell’anno.
Dopo queste giornate buie e gelate, mi sorprende ritrovare ancora tanta vita in giardino. La splendida camelia hiemalis (3 gennaio 2010, vedi anche 24 novembre 2008) è tutta coperta di fiori. Persino il solanum (24 agosto 2008) e le bocche di leone (26 settembre 2009) non hanno smesso di fiorire. Altre piante, più metodiche preparano le bacche. Fra queste il mio piccolo mirto, un nuovo arrivato nell’aiuola più assolata, ha due bacche blu fra le lucide foglioline.
Essenza caratteristica della macchia mediterranea, il mirto, insieme all’alloro è pianta celebrativa che esprime gioia e trionfo. E non solo, il mirto ricoperto di candidi fiori rappresenta l’amore. I suoi rametti profumati venivano posti in mezzo al corredo dalle fanciulle in cerca di marito, come auspicio di incontrare un compagno buono e fedele. Le bacche oltre che per preparare il celebre liquore sardo, sono usate per aromatizzare la selvaggina.

Metrosideros

metrosideros excelsa
A vederlo da una certa distanza, con la sua chioma rotonda, scura, spessa e argentea, mi ha perfino ricordato un leccio. Se la California del Sud si vanta del suo ‘clima mediterraneo’, non dovrebbe essere così bizzarro trovarci un leccio. Ma non è così, in California non crescono lecci e quando mi sono avvicinata e ho guardato da vicino le fronde, ho capito subito che si trattava di qualcosa di molto, molto più esotico. Ancora un albero della Nuova Zelanda, il suo nome in Mahori è Pōhutukawa e appartiene alla famiglia delle Myrtaceae, come gli eucalipti. Nella sua terra di origine, fiorisce in inverno, la bella stagione da quelle parti, coprendosi di una fioritura scarlatta. In questa veste si trova soprattutto raffigurato, ornato di densi ciuffi rossi, che non sono petali, ma stami, e assomigliano molto a quelli del più famoso Callistemon (29 settembre 2008), lo spazzolino per bottiglie, ormai alquanto comune anche da noi. Il Metrosideros excelsa è anche conosciuto come albero di Natale della Nuova Zelanda, un Natale improbabile e sorprendente, che si festeggia sulle spiagge assolate, al quale però non può mancare un albero addobbato di colori. Mi chiedo quando il Metrosideros fiorirà in California, che si trova nell’emisfero boreale. Dovrebbe essere durante l’estate e tutto farebbe pensare che queste strane bacche (che alle ghiande non assomigliano proprio per nulla), siano i frutti. Quest’albero si trova non lontano dal mare, nel Seaport Village di San Diego.

Eucalipto

eucalyptus sideroxylonCome molti altri alberi esotici, importati e adattati loro malgrado, l’eucalipto è un genere misconosciuto, più noto per il nome e la fama, che per l’aspetto e l’essenza. E’ un albero dai forti contrasti. L’olio contenuto in specie nelle foglie giovani è esageratamente balsamico. Gli esemplari di eucalipto si presentano robusti, massicci e discretamente adattabili a varie situazioni climatiche. Alcuni di questi alberi possono raggiungere altezze davvero ragguardevoli, contendendo alel sequoie il primato di alberi più alti del mondo. Però non sopportano gli inverni rigidi e sono irrimediabilmente compromessi se la temperatura scende per molti giorni sotto i 6°C. Forse per aurea aromatica da cui pare circondato, era opinione diffusa che leucalyptus tenesse lontane le zanzare, suggerendone l’utilizzo per bonificare le aree paludose e malariche. la ragione di questo potere però risiede soprattutto dalla capacità dell’eucalipto di assorbire grandi quantità d’acqua dal terreno, di cui riduce quindi l’umidità.
In Italia, questo immigrato gigante si presenta prevalentemente di tre o quattro specie (la più diffusa è eucalyptus globulus, 22 agosto 2008).Così si tende ad immaginare a torto che l’eucalipto abbia un solo, immutabile aspetto, quasi una sola natura. Invece in Australia, dove rappresenta l’essenza boschiva più importante, ne esistono circa 450 specie anche molto differenti fra loro e adattate ad ambienti assai diversificati.eucaliptus glaucescens Gli eucalipti di queste fotografie sono così profondamente diversi che rendono un po’ di giustizia alla varietà del genere.

Immenso come un capannone si estendeva l’eucalyptus sideroxylon di Villa Hanbury (fotografato fine di agosto 2010), sottile e aereo è questa varietà di eucalyptus glaucescens (fotografato a Murabilia 2010, Lucca, settembre 2010), i cui tralci sono anche utilizzati dai fioristi per guarnire i mazzi di fiori.
La famiglia è quella delle myrtaceae che nelle regioni temperate come la nostra è rappresentata quasi soltanto dal mirto comune (vedi 17 settembre 2009).