Fiori e foglie... una pianta al giorno
Amo moltissimo le piante. Soprattutto i grandi alberi, le creature più generose della terra. Ma anche le piccole erbe di prato, persino quelle più impudenti, che si ostinano a resistere ai miei tentativi di estirparle dalle aiuole del giardino. Poca gente osserva le piante, forse le trovano noiose. Pochi sanno riconoscere un leccio, o addirittura distinguere un ippocastano da un tiglio. E' un vero peccato, le piante non sono affatto noiose, e in questo diario botanico io voglio presentare ogni giorno una pianta diversa, del giardino, del campo, del bosco
Naturalmente questo blog non ha pretese scientifiche né manualistiche. E' solo una piccola raccolta di pensieri, mentre osservo le piante, con la speranza di imparare a conoscerle meglio.

Mercoledi, Settembre 30, 2009
Parnassia
parnassia palustris
Che bello e nobile questo fiore, con i suoi petali bianchi a nervature trasparenti, anche quando, quasi sfatto, si sta premurosamente mettendo da parte per far posto al cuore rossiccio del frutto. E che sorpresa trovarlo ancora fiore in ottobre, l'anno scorso ai Piani di Praglia, magico altopiano di mezza montagna alle spalle di Genova.
Non lo conoscevo, ma non è tipo da passare inosservato.
Il nome gli viene da Parnasso, con l'Olimpo uno dei monti più alti della Grecia, dove secondo la più famosa mitologia del nostro mondo, avevano dimora Apollo e le nove muse. Il nome gli viene dall'essere fiore d'altura, di bellezza e nobiltà. Anche se poi è un fiore abbastanza comune, e non raggiunge alte vette, fermandosi più frequentemente al di sotto dei 2000 m. Inserito nella famiglia della Saxifragaceae, in tempi più recenti si è meritato una famiglia ad hoc, le parnassiaceae. Ma per noi profani è più facile ricordare la sua parentela con le sassifraghe, raffinate e discrete abitatrici delle rocce (vedi 11 luglio 2009). La parnassia preferisce gli ambienti umidi e acquitrinosi, come suggerisce l'appellativo della specie, palustre.

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Martedi, Settembre 29, 2009
Ceratostigma
ceratostigma plumbaginoides


Ora ho anch'io la mia plumbago, in una piccola aiuola che ho ripulito per lei, una piantina snella e minuta che della plumbago in realtà è solo una parente, della stessa famiglia, ma molto più rustica. Viene a volte chiamata plumbago blu. Infatti i suoi fiori sono di un turchese acceso, in contrasto con i calici rossicci, e le foglie che tendono ad arrossarsi, e sono molto più scuri di quelli della classica plumbago capensis (8 agosto 2009). Cresce in piccoli cespugli tappezzanti, come erbacea perenne che scompare, completamente, nei mesi più freddi. Ma in autunno fiorisce a lungo e mi pare proprio che i suoi colori, lucidi e drammatici, siano singolarmente in sintonia con l'atmosfera autunnale.


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Lunedi, Settembre 28, 2009
Portulaca (porcellana)
portulaca olearacea
Impossibile scovare un campo, un orto o praticello che non abbia conosciuto la crescita di questa aggraziata erbetta carnosa, che si allunga sui suoi rossi fusti grassottelli, strisciando e ramificandosi. Infestante per eccellenza, ha conosciuto anche la gloria della coltivazione, e la nascita di una specie addomesticata, portulaca sativa, da consumare in insalata o lessa. La famiglia è piuttosto esclusiva, portulacaceae, e fra i nomi volgari si trova erba porcellana, sportellacchia, erba da porci. Viene indicata spesso come cibo da maiali, mentre non a tutti gli umani è ugualmente gradita perché 'mucillaginosa'. Ma il mio mentore per quanto riguarda le erbe selvatiche, Primo Boni naturalmente (vedi il post del 24 settembre scorso), ne è addirittura invaghito.
"Se impariamo a conoscere quest'erba, dice, non la tratteremo più da intrusa, ma la desidereremo decisamente più infestante."
Io, confesso, non l'ho mai assaggiata veramente, masticate alcune foglie, sì, ma senza sincera intenzione. A volte mi manca la pazienza per gustare le erbe selvatiche, a meno che non le abbia io stessa messe a dimora. Però mi commuovo un po' quando la scovo, fra erbacce inutili come l'amaranto (30 agosto 2009) e la morella (15 ottobre 2008), e altre più comuni, come ortica (4 dicembre 2008), farinello (24 settembre 2009) e parietaria (15 maggio 2008), lei sempre ordinata e composta, i fusti lucidi, le foglie fresche, i minuscoli fiori.

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Domenica, Settembre 27, 2009
Poligono del Turkestan
fallopia aubertiiL'affinità di questa pianta con il poligono convolvolo (vedi 13 agosto 2009, la stessa si chiama anche fallopia convulvulus) è suggerita dalla forma dei piccoli frutti, acheni (o nucole) a tre facce ovali, al centro dei quali si intravede il seme nascosto. E' stata questa singolare rassomiglianza che mi ha permesso di riconoscerla, dopo una breve, ma fortunata ricerca. L'ho incontrata nel mezzo di una macchia incolta, sul bordo della strada, non lontano da una villa storica. Mi aspettavo un'infestante (il poligono convolvolo lo è), ma ero preparata anche a qualche semplice ricercatezza sfuggita alle coltivazioni. Come è infatti questa pianta, largamente utilizzata nei giardini e solo occasionalmente presente nella flora così detta spontanea. Quando mi sono avvicinata, l'ho sorpresa avvolta strettamente al fusto di una vitalba, tanto che le foglie dell'una si confondevano con quelle dell'altra. Conoscendo il carattere della vitalba (10 agosto 2008), pianta che non si lascia certo intimidire, doveva aver trovato pane per i suoi denti. Questo poligono ha fusti legnosi e rampicanti, e i fiori sono piccole campanelle bianche disposte in pannocchie dense, decisamente attraenti. Quando vanno in frutto, avviene una vera e propria trasformazione, si ingrossa l'ovario e i petali si restringono. Ma da lontano per un po' sembrano ancora quelli stessi fiori, nuvole candide gettate sulla sterpaglia.

Nota - Sia questo poligono che il poligono convolvolo sono conosciuti con i due sinonimi poligonus oppure fallopia. Il nome fallopia è in omaggio al grande anatomista Gabriele Falloppio (1523-1562), sì proprio quello delle 'tube' (trombe uterine), conosciuto, come usava al tempo con il nome latino di Fallopius, che fu anche insigne botanico.


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Sabato, Settembre 26, 2009
Bocca di leone
antirrhinum majus
Una settimana di piogge abbondanti e poi tre o quattro giorni di sole ancora quasi estivo hanno rinvigorito il giardino. Così anche le piante che erano fiorite poco e male all'inizio dell'estate sono tornate in fiore. Avevo seminato le bocche di leorne, un miscuglio di colori che forse comprende varie ibridi, in primavera. Con scarso successo a dire al verità, anche se la pianta non è per nulla difficile da coltivare. Ma non sempre si può accudire tutti con la dovuta cura ed attenzione. Comunque qualche fiore era sbocciato e ho già da parte qualche semino per l'anno prossimo, nel caso che l'inverno stronchi le piante di quest'anno (antirrhinum è una pianta perenne, ma teme il gelo). Ed ecco che oggi mi regala questa nuova fioritura, non inaspettata da una pianta che fiorisce fino ad autunno inoltrato. La bocca di leone è della famiglia è delle scrupholariaceae e i fiori sono notoriamente complessi e appariscenti. Spontanea in tutta la penisola, ha fusti lignificati che possono raggiungere altezze ragguardevoli. L'importante è che si trovi a suo agio, perché non ha esigenze particolari; anzi non è inusuale vederne dei bei cespi colorati spuntare abbondanti da fessure dei muri.

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Venerdi, Settembre 25, 2009
Ortensia a foglie di quercia
hydrangea quercifolia

Ecco che cosa rimane dei bei fiori dell'ortensia a foglie di quercia, specie raffinata e seducente, ma solida e vivace come tutte le ortensie. Originaria dell'America, è particolarmente ricercata dai giardinieri perché può diventare piuttosto alta, ed ha foglie che ricordano, nella forma, quelle di certe quercie. Belli anche i bianchi petali secchi, che sembrano ornamenti posati ad arte fra le larghe foglie profondamente lobate.


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Giovedi, Settembre 24, 2009
Farinello comune
chenopodium album
La famiglia della Chenopodiaceae* comprende alcune fra le erbe commestibili più comuni, come la bietola, beta vulgaris e lo spinacio, spinacia olearacea. Anche il farinello, o chenopodio bianco, è pianta commestibile, anche se la sua proberbiale invadenza fa certo trascurare le sue proprietà alimurgiche. Perfino Primo Boni (nel già numerose volte citato 'Nutrirsi con le erbe selvatiche' Ed. Paoline, 1977) si meraviglia che un'erbaccia così infestante possa dirsi più che commestibile, addirittura buona. Naturalmente secondo i gusti. A volte viene chiamata farinaccio, appellativo che richiama il cibo per eccellenza, anche se questo nome è più spesso riservato a un suo stretto parente, il chenopodium bonus enricus o spinacio selvatico.
Il farinello cresce dappertutto, nei campi di patate, che predilige, ai bordi delle strade e nei terreni magri e sabbiosi, negli scavi e negli scarichi. Elegante nella sua rozzezza, slanciato e ramificato, adorno di pannocchiette di minuscoli fiori bianco verdi. Le foglie, con caratteristiche sagomature alquanto variate, da ovali lanceolate a romboidali, sono inconfondibili, ricoperte da un leggero strato ceroso che conferisce loro una leggera sfumatura di bianco (da cui il nome scientifico). I fusti più alti, che arrivano a due metri di altezza, assumono una carattersitica colorazione a strisce rossastre, con sfumature verdi, gialle e blu. Ma la loro consistenza legnosa li rende a quel punto immangiabili. Rimangono apprezzabili sempre le foglie, che si possono, si dice, cucinare come gli spinaci anche cogliendo i germogli più teneri dalle piante adulte.

*Secondo la nomenclatura più recente sarebbero le Amaranthaceae


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Mercoledi, Settembre 23, 2009
Albero della nebbia
cotinus coggygria

Questo alberello è il più delle volte un arbusto, prostrato e cespuglioso, raramente ramificato. Ha molti nomi. Il più celebre e singolare, albero della nebbia, gli deriva probabilmente dalla forma della sue infiorescenze, soffici e impalpabili, come vapore d'acqua sospeso. Ma viene chiamato anche scotano, o cotino, traduzione del suo nome dotto, e perfino sommaco, nome quest'ultimo più spesso attribuito a un'altra pianta delle Anacardiacee, il genere rhus. Qualsiasi sia il suo nome, è pianta selvatica, tipica di suoli calcarei dell'Europa meridionale, velenosa, ma utile per conce e tinture. Talvolta usato come pianta ornamentale, per i fiori vaporosi, e per le foglie che possono assumere colorazione rossastra particolarmente attraente.



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Martedi, Settembre 22, 2009
Erba medica
medicago sativa
Ho trovato anche lei, in un praticello vicino alla strada, nella mia passeggiatina di domenica scorsa, durante una breve tregua delle piogge che stanno annegando questo inizio d'autunno. Non è improbabile incontrarla da queste parti, dove ancora c'è chi alleva cavalli, e asini, e vacche. Il nome della specie, sativa, ci indica che è una pianta preziosa, degna di essere coltivata. Sull'erba medica, la mitica alfa alfa, si potrebbero scrivere trattati. Ho già detto parlando di alcune sue cugine (erba medica arborea, m. arborea 7 maggio 2009; erba medica lupolina, m. arborea, 15 luglio 2009) che il termine medica significa che viene dalla Persia, paese che un tempo era abitato dai Medi. Chissà se già allora sapevano che era una leccornia per gli erbivori.
I suoi frutti sono baccelli avvolti a spirale (se ne intravede uno a sinistra in basso) e le foglie sono raccolte in gruppetti di tre, la centrale provvista di un breve picciolo. L'ho scelta per oggi perché ha fiori (papilionacei, ovviamente) blu viola e cominciavo ad essere un po' stufa di fiori gialli. Cresceva rada, quasi in incognito; ma quando riempie i campi, il suo colore è prorompente.

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Lunedi, Settembre 21, 2009
Incensaria
pulicaria dysenterica
Una margherita gialla che non può passare inosservato. Diffusa ovunque, pelosa e ruvida, fiorisce fino ad ottobre. Il fiore mi pare bello, preciso, ordinato. Il capolino è molto compatto, le ligule giallo brillante; quando comincia a sfiorire, diventa ancora più tondo ed assomiglia proprio a un bottone dorato.
Perché si chiami incensaria proprio non lo so, ma il nome scientifico della specie deve far pensare che fosse usata per curare la dissenteria. Allora consulto i miei testi di etnobotanica, oddio non ne ho poi molti; ma in Paolo Maria Guarrera - Usi e tradizioni della flora italiana, Aracne ed. 2006, le piante ci sono proprio tutte. E viene fuori che sì, almeno in Lazio e Sardegna la pianta viene usata per le sue proprietà astringenti, ma anche come anti parassitario nelle cucce degli animali.
Non ha tuttavia gran fama di efficacia, le ricette non sono tramandate, e forse non vale darsi la pena di coglierla, forse val meglio lasciarla dove è, che è il luogo dove i fiori stanno meglio, sempre.

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Domenica, Settembre 20, 2009
Perlina gialla
odontites lutea
Fra i pochi fiori di settembre (ma a bene guardare tanto pochi non sono) spicca questa pianticella, a forma di rado cespuglio, con steli eretti e penduli, sottili, foglie verdi e filiformi, fiori giallissimi. L'aspetto è quello di un'erica gialla, ma è soltanto un'impressione. Con le eriche ha niente a che fare, e neppure con il brugo, cioè la calluna vulgaris che è fiorita sulle pendici pietrose proprio in questa stagione. Si tratta invece di una scrufulariacea, tipo bocca di leone o linaria (13 giugno 2008). O tipo eufrasia (7 agosto 2008), a cui in qualche modo assomiglia, perchè anche lei è una pianta parassita con la brutta abitudine di attaccare le radici a quella di qualche pianta vicina e succhiarne il nutrimento. L'ho incontrata in abbondanza sul bordo della strada, mescolata a molte altre piante diverse, fiorite e non, con l'aria innocente e aggraziata di una che è lì per puro caso.

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Sabato, Settembre 19, 2009
Olmo comune o campestre
ulmus minor
Ecco le foglie dell'ulmus minor, di cui avevo mostrato solo i fiori il 19 marzo 2009. Verde brillante, con bordi asimmetrici e nervature che si biforcano sui margini. Per non confondere una nomenclatura un po' ridondante, è giusto chiamare quest'albero olmo comune perché è il più diffuso in città e nelle sue vicinanze. Di "minore" ha assai poco, se non forse le foglie, più piccole di quelle dell'olmo montano (ulmus glabra). In realtà è un albero maestoso che può raggiungere i 30 m di altezza, ha un legno robustissimo e resistente alle intemperie, utile per ciò per navi e per ponti. Antichissimo per stirpe, è anche molto longevo. Antica è anche la sua fama di guaritore: da foglie e corteccia si ricavava una tintura efficace contro le malattie della pelle. Nonostante tutte queste grandi virtù, i francesi lo chiamano "arbre a pauvre homme", l'albero del pover uomo. A me, che sono un po' povera di spirito, pare quasi un complimento. perchè penso sempre che chi è povero 'fuori', sia molto ricco 'dentro'.
Ancora foglie di olmo

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Venerdi, Settembre 18, 2009
Bella di notte
mirabilis jalapa
Le belle campanule rosa, ma assai spesso anche cremisi, o gialle, o rosse, si aprono soltanto al tramonto, spandendo intorno il loro aggraziato profumo e attirando frotte di falene. Una pianta che forma densi cespugli, dal portamento arrotondato e compatto, ordinata anche quando è trascurata, sempre abbondantemente fiorita. M è pianta povera, ornamento di tante case contadine, una pianta tanto diffusa quanto snobbata. Io invece la vorrei, di mille colori, anche per fotografarla alla sera, o nelle giornate nuvolose, quando le sdegnose corolle finalmente si schiudono. Ma forse nei prossimi giorni riuscirò ad aggiungere a questo post un'immagine dei bei fiori aperti.
Quest'immagine l'ho scattata nel caldissimo mezzogiorno, una settimana fa a Valloria, frazione di Prelà (Imperia).

Come promesso, eccola qui sotto

mirabilis jalapa

rosa ...

mirabilis jalapa
... e bianca


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Giovedi, Settembre 17, 2009
Mirto
myrtus communis

E' un fitto cespuglio con foglie lucenti, ovali, e fiori bianchi, raccolti in mazzolini, come stelle brillanti, fitte di stami. Il suo nome, breve e arrotato, è quasi il simbolo della macchia mediterranea. Della famiglia delle mirtacee, è pianta aromatica in tutte le sue parti. Con le bacche si preparano sciroppi e liquori dal gusto inimitabile.



Questo cespuglio, ancora verde brillante e fiorito nonostante l'avanzare della stagione, cresceva in un'aiuola presso una splendida e nobile casa di pietra (completamente ristrutturata) nel paese di Zuccarello. Zuccarello



Zuccarello è il paese di Ilaria del Carretto, la nobile fanciulla che lasciò la Liguria nel 1403 per andar sposa al signore di Lucca, Paolo Guinigi. La sposa che morì di parto nel 1405 e per sempre rimase immortale nel marmo per mano di Iacopo dell Quercia, uno dei più grandi artisti della pietra del XV secolo. Zuccarello è un piccolo borgo cresciuto sulle sponde del fiume Neva, che si snoda lungo un'unica via fiancheggiata da portici da entrambe i lati, con arcate e pilastri di svariate forme. Un paese ordinato, silenzioso, che invita a soffermarsi ad ascoltare la sua antichissima storia.

(l'immagine a destra è l'insegna di una piccola bottega; cliccateci sopra per saperne di più)


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Mercoledi, Settembre 16, 2009
Mango
mangifera indica Il mango è un albero mitico, la sua terra d'origine è l'India, la sua chioma sempreverde e i frutti appetitosi. Coltivato dai popoli orientali da millenni, è un'esotica rarità nei nostri giardini. Famosissima è la piantagione di manghi (chi parla di mille, chi addirittura di centomila esemplari) d1 Abkar Mogul, il grande imperatore che unificò l'India del nord dal 1556 al 1605. Il suo giardino dei manghi di Darbhanga era tanto più stupefacente in un'epoca in cui le coltivazioni intensive di alberi da frutta erano praticamente sconosciute. Tre secoli dopo alcuni di quei favolosi manghi era ancora vivi e vegeti, e così li incontrò il frutticoltore inglese Charles Maries. Furono i portoghesi, e soltanto nel XVIII secolo, a esportarlo in America,dove è oggi abbondantemente coltivato. Purtroppo, i generosissimi frutti del mango sono però facilmente deteriorabili e non è facile gustarli lontano dai loro territori di origine. Della famiglia delle Anacardiacee, ha foglie lanceolate e coriacee, dapprima rossicce, poi verdi sempre più scuro. I suoi grossi frutti nascono da piccoli fiori bianchi, rosa e rossastri, affollati in dense pannocchie.

Fotografato nell'orto botanico di Lucca.

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Martedi, Settembre 15, 2009
Canapetta a foglie strette
galeopsis angustifolia
Grazie nuovamente al suggerimento dei grandi esperti di Acta Plantarum, sono riuscita a dare un nome a questa pianticella delle labiate che avevo incontrato sul ciglio della strada a Gorreto, val Trebbia, verso la fine del mese di agosto.
Le varietà di piante spontanee che crescono nei nostri prati e boschi sono così numerose che dispero di imparare a conoscerle tutte e a volte mi fa sorridere chi pensa che basti un piccolo manuale per riconoscere le principali erbe dei campi. In realtà non ècosì. I piccoli manuali, anche quelli accurati, ne riportano alcune, scelte fra le più rappresentative, le piiù comuni o le più belle non so. Ma chiunque si accinge con curiosità a cercare di riconoscere quelle che incontra, presto di accorge dei limiti di questi libriccini. Io ne possiedo almeno sei, ma in nessuno, proprio nessuno, ho trovato la canapetta a foglie strette, pure presente in tutto il territorio italiano.
Con aiuto o senza, la caccia al tesoro continua

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Lunedi, Settembre 14, 2009
Marsilea
marsilea mutica Visitare orti botanici e giardini non è avventuroso e romantico come andar per prati e boschi, ma gli incontri sono spesso altrettanto affascinanti.
La pianta di quest'immagine viene talvolta chiamata trifoglio acquatico, ma questo nome potrebbe trarre in inganno. Ha davvero poche affinità con il trifoglio (leguminose, 28 aprile 2009), neppure nella sua proverbialmente rarissima forma a quadrifoglio; né è imparentata con le varie ossalidi (vedi 10 giugno e 29 agosto 2009), di origine più o meno esotica, come la croce di ferro (10 giugno 2008). No, queste bellissime foglie adagiate sull'acqua appartengono a una felce, cioè una pianta vascolare crittogama, come si chiamavano una volta. Oggi si chiamano pteridophyte, ma il concetto è lo stesso: sono piante antichissime, i primi esseri viventi del pianeta, che non si riproducono per semi, ma per spore. La famiglia della marsilaecee comprende anche generi spontanei nelle acque delle nostre regioni, come per esempio marsilea quadrifolia, a foglie verdi senza sfumature. Invece, la specie della fotografia, che vive spesso flottante, è originaria dell'Australia. Pare si possa coltivare anche in casa, o meglio in giardino.
Fotografata all'orto botanico di Lucca, in occasione di una mostra di felci.

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Domenica, Settembre 13, 2009
Falso pepe
schinus molle
Lungo la panoramica sponda del torrente Prino, nel paese di Dolcedo (Imperia), accanto ad imponenti ippocastani adorni dei loro frutti di stagione, ecco quest'albero snello, certo un piccolo esemplare del genere. Le bacche sono quasi tutte ancora verdi; ma già alcune, fuori dalla foto, si stavano colorando di rosso, il loro colore caratteristico. Siccome si chiama falso pepe, ne deduco che assomigli alla pianta del pepe, anche se poi apprendo che oltre ad assomigliare alla pianta, i frutti di schinus hanno aroma affine a quello del pepe; sembra proprio (devo verificare) che questa sia la pianta del pepe rosa, spezia di origine messicana. Per il genere non ho dubbi, ma devono esistere diverse specie di schinus e non saprei quale sia quella utilizzata come condimento. Dalle nostre parti, comunque, il falso pepe cresce benissimo come pianta ornamentale. La famiglia è quella delle Anacardiaceae, come lentisco (23 settembre 2008) e terebinto (14 ottobre 2008); quindi, nel clima mediterraneo si trova in buona compagnia.

scritto alle 19:04 da CarlaFed ::    COMMENTI


Sabato, Settembre 12, 2009
Calcatreppola
eryngium campestre Sarà un caso che le piante in cui mi imbatto d'estate sono per la maggiora parte spinose? Tutte le erbe fiorite o sfiorite sul ciglio della strada che attirano la mia attenzione sono sempre provviste di protuberanze affilate, per niente rassicuranti. Sarà che con il caldo la voracità degli insetti e dei piccoli animali aumenta e loro devono cercare di difendersi come possono. Comunque questa calcatreppola campestre non è un cardo e non appartiene alla famiglia della asteracee, ma a quella delle umbellifere. I suoi piccoli fiori bianco-verdastri sono riuniti in infiorescenze globose a forma di cupola che assomigliano ai capolini dei cardi. Il genere eryngium comprende vere meraviglie come l'eryngium alpinum e leryngium spinalba, piante montane di rara bellezza e a rischio di estinzione, entrambe note con il nome di regina delle Alpi. Anche la calcatreppola campestre ha le sue attrattive, e soprattutto le sue qualità, alimentari (si mangia quasi tutto) e officinali.
Fotografata a Valloria, affascinante frazione del piccolo comune di Prelà, entroterra di Imperia.

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Venerdi, Settembre 11, 2009
Aptenia
aptenia cordifolia
Fra distinti botanici e raffinati giardinieri, non credo goda di chiara fama, questa pianticella della aizoacee, origine Africa del Sud, che tante soddisfazioni procura invece ai coltivatori improvvisati, quelli che solo cercano un po' di verde e di colore, senza patemi, senza troppa fatica.
Pazienza, io le voglio bene lo stesso e un posticino in giardino glielo trovo sempre, perchè in ogni giardino c'è sempre un angoletto da coprire con un po' di verde, senza patemi, senza fatica. L'aptenia è una tappezzante, patisce l'inverno, ma risorge in primavera. Non fa mai mancare, d'estate, i suoi minuti, e sfrontati, fiorellini rossi.

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Giovedi, Settembre 10, 2009
Lattuga e cicoria
lactuca saligna
Molte insalate, lattughe e cicorie, appartengono alla famiglia della asteracee, e quando fioriscono, sfoggiano corolle delicatamente colorate, che sono infiorescenze i cui petali sono le ligule dei piccoli fiori. La lattuga saligna (lattuga a foglie di salice) ha fiori minuti, con petali giallo pallido, a volte screziati di rosso bruno. Cresceva come infestante davanti al cancello del mio giardino, ma le corolle si chiudevano al calore del mezzogiorno.cichorium intybus
Ho dovuto interpellare gli esperti del forum Acta Plantarum per identificarla (consiglio a chiunque di visitare questo sito, una delle più belle risorse botaniche in italiano che offre la rete). Non mi veniva in mente che fosse una lattuga, nome che deriva da 'lattice', perchè, forse a causa della stagione secca, mi sembrava troppo asciutta. Grazie a tutti per il suggerimento. Si riconosce anche dal color verde glauco delle foglie, la loro nervatura centrale molto evidente, e le due orecchiette acute che abbracciano il fusto.
La cicoria invece è una vecchia conoscenza. L'avevo già mostrata l'anno scorso (23 ottobre 2008) e questa questa qui poi l'ho addirittura seminata io. Stavo cercando di far crescere le puntarelle romane, ma mi ha colto di sorpresa con il celeste brillante della sua fioritura, ampie corolle sul verde forte e nobile del fusto.

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Mercoledi, Settembre 09, 2009
Larice
larix deciduaE' diversa da tutte le altre conifere, e non solo perché perde gli aghi d'inverno. Con quelle foglie tenere, morbide, disposte in graziosi mazzetti, ha un aspetto più fragile e aggraziato dei massicci abeti, degli ispidi pini. Ma la fragilità è soltanto apparente, perché il larice è un albero potente, solido, che si spoglia con il freddo per difendersi ancora meglio dalla neve. Il nome, da solo, evoca già montagna. Perchè se un abete può stare in un giardino qualsiasi, e certe specie di pino sono addirittura tipiche dei paesaggi costieri, il larice cresce soltanto verso le vette e non si adatta a nessun altro ambiente se non quello montano. Le pigne (strobili femminili) sono erette sui rami, ancora verde chiaro in agosto, come nella fotografia, diventano poi brune e lasciano andare i semi. Quando le foglie ingialliscono e cadono, esse restano sui rami spogli per molti mesi ancora, come vuoti involucri legnosi.
Fotografato al passo del Fregarolo, fra val Trebbia e val d'Aveto, fine agosto 2009.

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Martedi, Settembre 08, 2009
Galle del faggio
fagus sylvatica
Non sono bacche, ma galle, queste colorate escrescenze sulle foglie del faggio. Sono una specie di difesa della pianta, ferita da un insetto che ha deposto le uova dentro il tessuto della foglia (il responsabile è un dittero, mikiola fagi). Per isolare gli intrusi, la pianta costruisce queste graziose perle, gialle e rosse, capsule che imprigionano le larve e finiscono per proteggerle. Con le galle, sulle foglie del faggio cominciano a spuntare i colori della nuova stagione.
Ma l'autunno è ancora lontano e l'estate, purtroppo, ancora brucia. La giornata è stata molto difficile. Il sole è caldissimo, il vento teso e il fragile bosco che circonda la città è tutto in fiamme. E' macchia inaridita dalla siccità, ma anche dall'incuria e dal degrado, e chissà quante persone oggi la vedono per la prima volta, quella sterpaglia ricca di misteri che costeggia la strada. Tutti la guardano adesso perplessi e spaventati, sterpaglia sconosciuta, preda di un fuoco che non le dà tregua.

Altri faggi il giorno 28 luglio e il 6 dicembre 2008, il faggio laciniato, 11 settembre 2008, e una pagina dedicata.


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Lunedi, Settembre 07, 2009
Bagolaro
celtis australis



Che sarebbero le città senza i bagolari? Il loro profilo scattante, la bianca corteccia sottile e levigata, la chioma morbida, il verde delicato. Si stagliano in processione nei viali o affollano ordinati i giardini. Sempre composti, sempre forti e puliti. Il bagolaro è bello anche quando si spoglia (vedi 17 dicembre 2008 ) e appartiene alla famiglia degli olmi. Le sue foglie allungate e leggermente asimmetriche sono visibili in questa pagina.

I bagolari di questa fotografia crescono, naturalmente, sulle mura di Lucca.









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Domenica, Settembre 06, 2009
Cassia (o senna)
cassia corymbosa
Si viaggia per informarsi, per conoscere nuove cose e nuove idee. Sono stata a Lucca, che da casa mia dista circa 150 km. Non è un gran viaggio, ma qualcuno tuttavia ci guardava con stupore. Siete venuti da Genova? Siamo andati a Lucca da Genova soltanto per vedere un mercato di piante. Un gran bel mercato. Ho guardato, ho curiosato, ho domandato, ho chiacchierato, ho camminato, e ho guardato. Non è la stessa cosa di una passeggiata fra prati e boschi, ma ci vogliono tutti e due.
Ecco quindi la cassia, una pianta che ha messo un po' in crisi uno dei capisaldi della mia botanica personale. Cioè che tutte le leguminose hanno frutti a legume e ... fiori a farfalla. Il frutto a legume la cassia certamente ce l'ha, ma il fiore è decisamente diverso. Ma allora leguminose non è sinonimo di papilionacee? Evidentemente non proprio, e certo le classificazioni in botanica sono molto più complicate di quanto ci piacerebbe che fossero. Insomma, la cassia è sì una leguminosa, ma appartiene alla sottofamiglia delle Cesalpinioidee, che alcuni autori elevano al livello di famiglia delle Cesalpiniee *. La famiglia delle leguminose è immensa e credo di aver capito che soltanto nella sottofamiglia delle Faboidee (o Papilionoidee) tutte le piante hanno fiori a forma di farfalla.
Mi godo questa mia nuova conoscenza, i suoi vistosi fiori gialli, le foglie paripennate, verde tenero. La più celebre del genere, cassia angustifolia, meglio conosciuta come senna, è un'erba officinale utile per sollecitare le funzioni intestinali. Pare che ci sia anche una gran confusione fra i generi cassia e senna ... meglio sorvolare.
*Il nome deriva dal grande medico e botanico del XVI secolo, Andrea Cesalpino

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Venerdi, Settembre 04, 2009
Vite

vitis vinifera

Arsa e matura, sulla scogliera di Nervi (Genova)
il blog si prende un giorno di vacanza

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Giovedi, Settembre 03, 2009
Cornus controversa
cornus controversaAnche quest'albero del genere cornus è ricercato come specie ornamentale per la sua chioma ampia e adagiata, quasi orizzontale, il verde brillante delle sue foglie e le sfumature rossiccie del fusto. L'ho fotografato nell'orto botanico di Lucca, nel settembre 2008 (a Lucca tornerò fra qualche giorno, Murabilia è ormai una tradizione). E' un cugino primo del corniolo e della sanguinella, specie spontanee nei nostri boschi di cui ho parlato il 19 settembre 2008 e in questa pagina.

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Mercoledi, Settembre 02, 2009
Abelia
abeliaxgrandiflora
Si ricopre, a metà estate, di lucide campanelle candide, che persistono fino ai primi freddi. Forse perchè fiorisce così tardi, ho sempre paura di averla trascurata. Penso: quest'anno non fiorirà e mi preoccupa il rossore delle sue foglie. Ma eccola di nuovo fiorita, e il suo candore è così brillante che ancora non sono riuscita a renderle omaggio come si deve in una fotografia, senza 'sbiancarla' miseramente. Se fossi una persona seria, dovrei dare qualche consiglio per la coltivazione di questa bella pianta ornamentale, di origine cinese, forse ibrido con una specie messicana, della famiglia della Caprifoliaceae, con foglie verde cupo, lucide e appuntite, a volte tendenti al rossiccio. Tanto per non sbagliare, che si può dire? Annaffiare regolarmente, concimare un pochino, potare non guasta dopo la fioritura ... tanto l'abelia è un'altra di quelle creature che non soffrono né caldo nè freddo.


scritto alle 23:32 da CarlaFed ::    COMMENTI


Martedi, Settembre 01, 2009
Gelso da carta
broussonetia papyrifera
Assomiglia a un fico (vedi 9 agosto 2008), ma non lo è, quest'esotico albero delle moracee che in Giappone viene impiegato per fabbricare la carta. Ha frutti che a fichi non assomigliano neanche un pochino e foglie curiosamente lobate, ma più tenere, meno rozze di quelle del fico. Insomma, l'ho guardato a lungo per convincermi che un fico non era. Certo un parente, e parente anche del gelso morus (4 luglio 2008 e 30 aprile 2009). Da noi è soprattutto albero ornamentale, per l'ombra generosa che dona a giardini e viali, per la resistenza alle intemperie e alle ingiurie, per il suo bel verde.
Un verde che rasserena in questo inizio di settembre, per me mai lieto. Non me ne voglia settembre, mese birichino. Mi porta via l'estate e non glielo perdono. Non sono anima da autunno, anche se, o forse proprio perchè, d'autunno sono nata. Parlerò ancora di questa natura che cambia, ma per me oggi comincia la lunga attesa per la nuova primavera.


scritto alle 13:47 da CarlaFed ::    COMMENTI


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