Fiori e foglie... una pianta al giorno
Amo moltissimo le piante. Soprattutto i grandi alberi, le creature più generose della terra. Ma anche le piccole erbe di prato, persino quelle più impudenti, che si ostinano a resistere ai miei tentativi di estirparle dalle aiuole del giardino. Poca gente osserva le piante, forse le trovano noiose. Pochi sanno riconoscere un leccio, o addirittura distinguere un ippocastano da un tiglio. E' un vero peccato, le piante non sono affatto noiose, e in questo diario botanico io voglio presentare ogni giorno una pianta diversa, del giardino, del campo, del bosco
Naturalmente questo blog non ha pretese scientifiche né manualistiche. E' solo una piccola raccolta di pensieri, mentre osservo le piante, con la speranza di imparare a conoscerle meglio.

Sabato, Ottobre 31, 2009
Gramigna e pabbio
Ho trascurato un poco il blog questa settimana, e cerco di rifarmi mettendo insieme queste due erbe, che hanno foglie molto simili, ma infiorescenze assai diverse, e che sono le principali rappresentanti della famiglia delle graminacae fra le infestanti del mio giardino.

cynodon dactylon Molte graminacee infestanti sono note come 'gramigna', famosissima malerba, nominata perfino nel Vangelo come pianta da estirpare dal campo di frumento.
Ma è Cynodon dactylon la gramigna per eccellenza, in certi manuali chiamata gramigna capriola. Le foglie a lamina piatta formano densi tappeti, talvolta utilizzati come prati ornamentali perchè estremamente resistenti al calpestio; ma più spesso combattuti perchè arrestano lo sviluppo delle altre colture.
setaria viridis
Dal fitto intrico di steli, verso agosto si alzano le piccole spighe digitate, con numerose diramazioni verdastre o violacee (vedi la foto qui sopra, difficile farle risaltare nel verde intenso della stagione umida). Nonostante la sua cattiva fama, questa pianta è ricca di proprietà salutari sia come verdura (i germogli primaverili) che come medicamento. Come per un'altra 'gramigna', agropyrum repens, la medicina popolare le attribuisce proprietà depurative e antinfiammatorie. I piccoli germogli poi erano noti come 'ochette' perché quando spuntano dai rizomi sotterranei hanno una buffa forma rigonfia e ricurva che ricorda il collo d'oca. I bambini dei tempi passati, che giocattoli ne avevano pochi o niente, li raccoglievano e poi le disponevano in fila per giocare alle 'ochette'. Gli adulti invece li consumavano lessi, come verdura.

Benchè le foglie siano molto somiglianti a quelle della gramigna, il pabbio comune, setaria viridis, (qui a destra) è tutt'altra pianta, scarsamente ricordata sia nella sacre scritture che nei manuali di erboristeria. Ha foglie a lamina come quelle della gramigna, ma portamento più slanciato e le infiorescenze sono spighe grassocce, che possono forse fornire qualche granaglia per i polli.

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Giovedi, Ottobre 29, 2009
Sparviere
hieracium umbellatumIn tutte le lingue, il nome di questa pianta si richiama a un rapace, il falco o sparviere, in greco hierax, da cui il nome scientifico, in inglese hawk, da cui il nome comune hawkweed. Plinio il Vecchio, il grande studioso di Pompei, diceva che i falchi si cibassero di questa pianta perchè il lattice che essa contiene aveva la proprietà di potenziare la loro acutissima vista. Anche se non è facile vedere un falco che strappa un fiore per succhiarne il lattice, le credenze di Plinio il Vecchio hanno il loro peso e il nome è rimasto, immutato nei secoli.
L'infiorescenza è un capolino di fiori tutti ligulati, quindi è un asteracea della sottofamiglia della liguliflorae o cichorioideae. Per dirla in modo più semplice, le infiorescenze dello sparviere hanno la stessa forma di quelle della cicoria (10 settembre 2009), anche se diverso colore. La stessa forma e lo stesso colore di quelle del familiare tarassaco (17 marzo 2009).
Anche lo sparviere è genere comune; ma estremamente vario e ricco e di molto difficile identificazione. La pianta della mia fotografia, incontrata sul bordo della strada qualche giorno fa, potrebbe essere hieracium umbellatum, sparviere ad ombrella, che fiorisce fino ad ottobre e si trova comunemente sui bordi delle strade. In questa specie i capolini formano false ombrelle e le foglie, alterne e lanceolate, circondano tutto il fusto. O magari hieracium laevigatum, con foglie più rade, anche questo comune nelle zone collinari della Liguria. L'esemplare è un po' consumato, ma quel che conta è il centro, il fiore dorato, che spicca brillante e solare, caso mai qualche falco di passaggio avesse bisogno di rifocillarsi.

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Mercoledi, Ottobre 28, 2009
Forbicina (peduncolata)
bidens frondosa
Siamo ancora lungo gli umidi muri, dove l'autunno ha lasciato qualche fiore. Questa pianta di origine americana, da noi coltivata o avventizia, più o meno naturalizzata, si incontra fra aspleni (26 ottobre 2009), capelvenere (12 novembre 2008) e ombelichi, sempre di Venere (8 novembre 2008). E' molto simile alla bidens tripartita, forbicina comune o canapa acquatica, genere eurasiatico e quindi nostrano, anch'esso amante dell'umidità. Le differenze sono nelle foglie che, come suggerisce il nome, hanno un peduncolo allungato e da ciò si distingue, secondo gli esperti, l'americana, l'intrusa, dall'autoctona. Ma tutte e due, e tutte le piante del genere, hanno capolini di fiori tubulosi (cioè senza ligule) circondati da una raggiera di brattee fogliacee pelose. Gli acheni (i minuscoli frutti) sono uncinati e si attaccano al pelo degli animali a scopo di facilitarne la diffusione. Da cui il nome italiano di 'forbicina' e quello, meno aggraziato, inglese di beggarticks, dove tick è l'acaro succhiasangue noto come zecca. Anche il nome scientifico si riferisce agli acheni "bidenti".
Mi sorprende quante piante esostiche e avventizie si incontrano nei campi e negli incolti. Dobbiamo considerarle ancora straniere? Quanti anni occorrono perchè un genere vegetale possa dirsi naturalizzato, integrato nel nuovo ambiente, in armonia con gli altri inquilini? Più o meno che per le razze umane? La forbicina peduncolata è con noi ormai da molte stagioni, ovvero molte generazioni, e se ha conteso un poco di spazio alle piante nostrane, il suo posto se lo è guadagnato, lungo l'umida parete.

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Lunedi, Ottobre 26, 2009
Asplenio tricomane
asplenium trichomanes

Questa felce è comune sui vecchi muri di pietra, sulle rocce umide e ombrose. Il sottile gambo nero è picciolo comune a tutte le foglioline ed assomiglia a un capello, come suggerisce appunto il nome della specie, che significa capello sottile.
Piante ancestrali e senza semi (è noto che si riproducono per spore), anche le felci erano largamente impiegate per scopi medicinali. Non è da meno l'asplenio, il cui nome deriva da "splen", parola greca per milza, a causa della supposta efficacia di questa pianta nelle affezioni della milza, appunto, e del fegato. Spleen significa milza in inglese, ma per i poeti francesi di fine ottocento, primo fra tutti Baudelaire, spleen significa la malinconia della contemplazione, o la malinconia dell'esistere. Chissà se l'aplenio è efficace anche contro quel tipo di malattia.

Fotografato su un muro di ottobre (2008) in val Fontanabuona (Genova).

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Domenica, Ottobre 25, 2009
Colori d'autunno: lagerstroemia
lagerstroemia indica



Ecco una pianta che ama i colori forti. Perduti gli sgargianti fiori lilla (vedi 27 agosto 2008), sotto le vuote, secche spighe, le foglie cambiano colore e assumono una tonalità arancione acceso. Una fiammata prima di andarsene via.













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Sabato, Ottobre 24, 2009
Piantaggine maggiore
plantago majorIl fresco, e la pioggia, dell'autunno, hanno rinverdito il prato sotto l'abete. E' spuntata tanta erbetta bassa, tipo quella ornamentale del genere dichondra, che in primavera si fa desiderare e d'estate scompare del tutto. E naturalmente sono tornate tutte quelle erbette infestanti, le vere padrone di casa, come la piantaggine. Erba più che rispettabile, nonostante l'invadenza, con virtù alimurgiche e officinali, è una pianta molto caratteristica che dà il nome a un'intera famiglia, le plantaginaceae. Delle tre piantaggini più diffuse, la maggiore (plantago major), la media (p. media) e la lanceolata (p. lanceolata), la piantaggine maggiore è forse quella meno pregiata, se così si può dire di un'erba da strada, per insalate e minestre (per le quali invece sono ottime le giovani foglie della lanceolata). Ha foglie larghe, attraversate da tenaci nervature. Le spighe, che appaiono corte nella fotografia, possono diventare molto lunghe e dei piccoli semi sono ghiotti i passeracei. Per questo fatto, curiosamente, ricordo che la pianta era soprannominata 'miglio', per analogia con un altro seme gradito agli uccellini.

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Venerdi, Ottobre 23, 2009
Cespica annua

erigeron annuus

Un cespuglietto di margherite. Si direbbe camomilla (non è che una delle tante 'false camomille'); se non che la vera camomilla, matricaria chamomilla, ha foglie sottili e filiformi, pennatosette e laciniate secondo i botanici. E così tutte le altre camomille, vere e false, con capolini gialli a ligule bianche, ma più spessi e sgargianti. La cespica, erigeron annuus è un fiore da poco, con quelle ligule, che noi profani chiameremmo per intenderci petali, sottili e sfrangiate, disordinate, quel portamento da fiore nato per caso, che non merita nemmeno un posticino in un albo di botanica. Il genere è un genere zingaro, sinonimo di quella conyza (saeppola, vedi 17 agosto 2009) venuta da lontano e che ora infesta ogni campo. Anche la cespica annua viene dall'America e fiorisce a lungo, fino a novembre. La trovo oggi come era d'agosto, solo appena più umida, magari anche più bella, le foglie più lucide, i sottili petali più bianchi.

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Giovedi, Ottobre 22, 2009
Genziana mettimborsa
gentiana pneumonanthe

Perchè dovrebbe essere meno bella questa genziana, ora che ha perduto la lucentezza dei sui calici blu e se ne sta dritta e arida di fronte a un prato di brugo ancora pallidamente in fiore? Sono quasi certa che la specie sia gentiana pneumonanthe (nome che suggerisce il suo utilizzo nelle affezioni polmonari), per la forma senz'altro, i fiori raggruppati in fascetti apicali, i calici conici ed appuntiti, le foglie opposte e lanceolate, anche se ormai giallognole; ma soprattutto perchè ne ho viste molte fotografie scattate nella zona (piani di Praglia, laghi del Gorzente, Genova) con appena qualche settimana di anticipo. Amo anche questi fiori appassiti, e le loro sfumature violacee, il loro sfribrarsi non è un morire, ma una metamorfosi verso la rinascita.
Foto dell'ottobre 2008


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Mercoledi, Ottobre 21, 2009
Morso del diavolo
succisa pratensis
I fiori cominciano a scarseggiare, in questo piovosissimo autunno. Sta diluviando in questo momento, mentre sfoglio, alquanto assonnata, le ultime foto del bosco.
Questa che avrei confuso per una vedovella qualsiasi è il famoso "morso del diavolo", così detta a causa della forma singolare del suo rizoma, che pare troncato bruscamente come per un morso. Secondo la leggenda sarebbe stato morso dal diavolo per impedire all'umanità di godere delle mirabolanti proprietà curative di questa pianta.
Non è facile riconoscere le dipasacacee. Fino a poco tempo fa pensavo che tutte le cosidette vedovelle fossero praticamente la stessa pianta; invece generi e specie sono numerosi e diversi, con caratteristiche morfologiche molto precise. Scabiosa, knautia, succisa, cephalaria e altre ancora. Alcune le ho identificate con correttezza, per altre devo aver commesso dei gravi errori e cercherò di correggerli.
Per oggi contemplo la deliziosa succisa dei prati, con i romantici stami rosa che si allungano oltre le corolle del capolino, di un pallido lilla. Sarà fiorita ancora per un poco, quel dolce, e melanconico, viola chiaro dei prati spenti di ottobre.
Tanto vale consolarsi con i caldi colori degli alberi mentre si spogliano, o meglio con le castagne, grandi e tonde, e i funghi, moltissimi in questi giorni, nell'umido sottobosco.

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Martedi, Ottobre 20, 2009
Zucca
cucrbita maximaL'autunno è la stagione delle grandi zucche, che culmina nella festa di Halloween di cui la grande zucca è una protagonista. La cucurbita maxima è la specie più grande, si ritiene provenga dall'America meridionale e si presenta nelle forme più svariate, schiacciata ai poli, allungata, con la superficie estarma liscia o costoluta, dalla buccia verde scuro, gialla, aranciona oppure bicolore. Ma è la zucca tonda la più famosa e celebrata, cresce sul bordo della fascia, sono certa con la stessa noncuranza con cui era cresciuta nel mio giardino, propaggine sfacciata di una pianta del vicino, avvinghiando tutte le frasche di nocciolo e ulivo che le stavano troppo vicino.

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Lunedi, Ottobre 19, 2009
Dulcamara, bacche
solanum dulcamara





Ne avevo già parlato il 28 giugno di quest'anno, di questa melanzanina in miniatura, dai fiori violetti e composti. Ma queste meravigliose bacche, rosse come pomodori, meritavano un altro scatto. Ancora roride dell'umidità della notte, forse appesantita da qualche pioggia recente, in una fresca mattina di pochi giorni fa, un grappolo spicca, violento, nel bosco.









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Domenica, Ottobre 18, 2009
Salice da vimini
salix viminalis
I salici, tutte le specie, sono alberi snelli, leggeri ed eleganti. Persino il salicone (salix caprea, 22 marzo 2009), il più tozzo e rozzo possiede una grazia particolare, una sorta di leggiadria. I salici sono alberi femminili. Maschi, e nobilmente virili, sono faggi e castagni. I salici, e le betulle, sono invece donne, ninfe e signore.
Ecco un breve filare di piccoli salici a chioma espansa e radiata, i salici da vimini. Piccole signorine operose. Si chiamano anche 'Vinci' e forniscono rami flessibili per fabbricare ceste e canestri. Quando sono spogli, i rami si stagliano a raggera sulla sommità del tronco, dopo secoli di adattamento a dimensioni ridotte e forme definite. Ma quando sono coperti dalle lunghe foglie allungate, argentee e vellutate, a nervature rossicce, la loro modesta eleganza non ha nulla da invidiare a quella dei salici piangenti (salix babilonica, 25 marzo 2009).

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Sabato, Ottobre 17, 2009
Crassula
crassula silvestrisHo comprato questa piantina da un vivaio specializzato in succulente e l'etichetta la identificava come crassula silvestris, nome che non ho trovato da nessuna parte, ma che le attribuisco comunque perché i nomi delle piante sono sempre fantasiosi e ridondanti. Di crassula si tratta certamente, simile al sedum che cresce sui muri (17 febbraio 2009), e alla borraccina rupestre (2 dicembre 2008), con i suoi piccoli fiori a stella. Le piante grasse, le succulente crassulacee e aizoacee, e naturalmente le cactacee, sono fra le più diffuse piante da appartamento, e insieme le più incomprese. Il loro successo si riconosce dal fatto che nelle fiere i banconi di piante grasse siano ricchi e numerosi, e da come in tutte le case si trovino moltissime piante grasse. In troppi casi però esse sopravvivono in uno stato di semi-vita, come sopramobili verdi senza cambiare mai, fino alla morte. Vengono apprezzate per la loro resistenza, per l'apparente imperturbabilità alla mancanza di attenzioni, senza rendersi conto che la loro immutabilità è solo un indice delle loro sofferenza. Gli esseri viventi sono tali proprio perchè cambiano con il tempo, si accrescono, si moltiplicano. La mia piccola crassula, che ho sistemato in una ciotola insieme ad altre sue simili, mi ha subito deliziato con questa delicata fioritura, quasi invisibile (i fiori sono larghi un paio di millimetri), ma solida e di buon auspicio.

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Venerdi, Ottobre 16, 2009
Sommacco americano
rhus typhina

Frequente nei giardini, questo bell'alberello della anacardiaceae (la famiglia del pistacchio) si fa notare soprattutto in autunno quando fra le foglie che vanno dall'arancione brillante al rosso si ergono i densi grappoli conici dei frutti, rossi e lucenti. Un vero spettacolo, anche più raffinato per questa varietà 'laciniata', o 'dissecta' cioè con le foglioline finemente incise.

rhus typhina

Il genere rhus comprende un'ampia varietà di specie, quasi tutte non europee. Questa specie, che si chiama anche sommacco maggiorie, è originaria del Nord America ed utilizzato da noi a scopo ornamentale. Numerosissime, manco a dirlo, le specie di rhus presenti in Sud Africa, alcune delle quali sono ingredienti fondamentali della medicina popolare e per questo oggetto di studio per scoprirne i principi attivi e magari scoprire nuovi farmaci dagli antichi rimedi.

Fotografato a Fontanegli (Genova), nel giardino di un mio vicino di casa, ottobre 2008

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Giovedi, Ottobre 15, 2009
Autunno



Praglia, ottobre 2008. Il ramo è quello di un faggio, il fungo dovrebbe essere del genere stereum, forse s. hirsutum che cresce come una crosta gialla, elastica e tenace, sui pali, sui ceppi, sui rami vivi o caduti, e sui tronchi degli alberi.

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Mercoledi, Ottobre 14, 2009
Mentuccia montana
calamintha grandiflora
Nel sottobosco di latifoglie, soprattutto faggete, cresce questa mentuccia dai grandi fiori rosati, lunghi fino a tre centimetri. Non ha odore di menta, ma ha preso il nome dalla sua cuginetta calamintha nepeta, la vera mentuccia o nepetella, che ha fiori minuscoli e foglie profumate (vedi 24 settembre 2008). Anche se la sua fioritura è soprattutto estiva, era ancora fiorita nell'ottobre del 2005, nella faggeta del Colle del Melogno (Savona), uno dei più bei boschi che abbia mai visto. Cresceva al bordo delle foglie secche che cominciavano, in quella stagione, a ricoprire il sottobosco, fra funghi di ogni tipo e specie, come l'amanita muscaria, un fungo da gnomi, dalla cappella rossa a puntini bianchi.

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Martedi, Ottobre 13, 2009
Anemone giapponese
anemone japonicaAlla caccia di fiori autunnali, ho riscoperto questa fotografia di diversi anni fa. Ho incontrato per caso questi splendidi fiori nel giardino di una casa di campagna, all'inizio di ottobre 2002. Per anni mi sono chiesta che fiori mai fossero, visto che apparivano in tutto e per tutto anemoni, genere delle ranuncolacee, a fioritura prettamente primaverile. Finché ho scoperto che anemoni sono, non spontanei però, ma coltivati; sono anemoni giapponesi, anche detti, per ovvie ragioni, anemoni autunnali. Pianta di facile coltivazione, che predilige i climi freschi e forma cespugli spessi. Su steli eretti e poco ramificati, si alzano bocci rosati e si aprono corolle in tutte le tonalità dal bianco al rosa intenso. Crescevano gli anemoni in questo giardinetto, fra ortiche e scheletri di qualche ombrellifera (carota? prezzemolo montano?), a loro agio fra erbe spontanee e fiori estivi appassiti.
Il giardinetto si trovava nei pressi di
Borzone, non lontano dalla millenaria abbazia. Il luogo si trova nell'alta valle Sturla, alle spalle di Lavagna, nell'estremo levante della provincia di Genova. Da non confondere cioè con la valle Sturla che si trova nel comune di Genova, e culmina nella frazione di Bavari (cioè molto vicino a casa mia). Un caso di omonimia dei luoghi, non inusuale anche nella medesima provincia.

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Lunedi, Ottobre 12, 2009
Plectranthus, i fiori
plectranthus spp


Ecco i fiori del plectranthus (vedi 30 agosto 2008), sopravvissuto alle rigidezze dello scorso inverno e a all'attacco di bruchi (forse era uno solo ... ) verdi e voraci. Ha un grappolo di fiori bianchi in fondo a un rametto lungo lungo. Non mi ricordavo neppure che era della famiglia delle labiate.

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Domenica, Ottobre 11, 2009
Balsamina (impatiens) di Balfour
impatiens balfourii
Mentre i frutti dell'impatiens del mio giardino (vedi 26 agosto 2009) si fanno sempre più abbondanti e turgidi, nella nostra passeggiatina domenicale in cerca di castagne (ma anche i funghi ormai spopolano nel bosco) ci siamo deliziati un momento a fare esplodere i frutti, sottili capsule verdi, più lunghe che larghe in questo caso, dell'impatiens balfourii, il cui nome comune sarebbe il poco usato balsamina (di Balfour). Originaria dell'Himalaya, questa graziosissima pianta si è diffusa prepotentemente in tutto il Nord Italia come facile pianta ornamentale, ormai quasi infestante. Come tutte le piante della famiglia, una piccola scossa, come una bava di vento, è capace di scagliare i semi a diversi metri di distanza. Se ne incontra una marea di cespuglietti più o meno incolti, lungo le recinzioni e contro i muri delle case, nel viottolo che porta da casa mia al bosco. un viottolo che è quasi una strada, transitabile però, oltre che a piedi, solo con motorini, apette e cinquecento storiche. Abbiamo fatto esplodere le capsule (se ne vede una nella foto in alto verso destra) cercando di acchiappare i semi in mano, fermandoli nei loro straordinari balzi verso la libertà. Non volevamo imprigionarli, solo conservarli per la primavera, per cominciare a 'infestare' con la balsamina di Balfour anche qualche aiuoletta del nostro giardino.

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Sabato, Ottobre 10, 2009
Prezzemolo di monte
oreoselinum nigrum
Sto cercando di far pratica con le umbellifere, o meglio apiaceae, da apium, sedano in latino. Questa sembra proprio che sia una pianticella alquanto comune, ma mi ha tenuto in scacco per un intero anno, ovvero dall'ottobre del 2008, quando l'ho fotografata ai Piani di Praglia (Genova), lungo il sentiero botanico del CAI, verso i laghi del Gorzente.
Non avevo la minima idea di che cosa potesse essere. Il guaio è che a me le umbellifere sembrano tutte uguali. Mi fermo a carote (più o meno selvatiche), prezzemolo (coltivato), cerfogli, finocchi, cicute e poco altro. E invece oltre a queste si apre un mondo intero. Ombrelle bianche, rosa e gialle, di piccoli fiori delicati e sfuggenti, e frutti che tutti chiamerebbero semi.oreoselinum nigrum I frutti delle apiaceae sono schizocarpi (sono schizocarpi anche i frutti della malva, che appaiono immaturi nella foto dell'8 ottobre) e non per niente vero che siano tutti uguali. Per distinguere fra di loro le apiaceae è molto importante osservare il frutto. Questo prezzemolo di monte, che di prezzemolo ha un po' l'odore, si chiama anche imperatoria apio-montano e ha anche diversi nomi scientifici, tradizionalmente peucedanum oreoselinum, ora si chiama oreoselinum nigrum. I suoi frutti sono di colore rossiccio, bruni alla maturazione. Il suo nome scientifico significa proprio sedano, o prezzemolo, di montagna.

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Venerdi, Ottobre 09, 2009
Gaura
gaura
La gaura è una nuova arrivata nell'offerta dei vivaisti. E' un'onagracea come la fucsia e altre lussureggianti piante a fiori ornamentali, ma non ne trovo traccia nei manuali di giardinaggio, un po' datati, sparsi per la casa. Eppure è una gran protagonista nelle mostre mercato che ho visitato nell'ultimo mese. Ma il rinnovamento è regola indispensabile per qualsiasi commercio e capita spesso che una pianta nuova conquisti i primi posti nelle esposizioni e nei viali, sostituendo essenze più tradizionali e collaudate. L'ortensia comune hydrangea macrophylla lascia il posto a ricercate hydrangea quercifolia e simili. Il domestico lillà syringa vulgaris si vede rubare il colore dall'esotica lagerstroemia indica.
Questa gaura non saprei di che specie definirla e non è neppure importante saperlo. Ha forme leggerissime e tardive fioriture fitte, con corolle a calice che si inchinano morbide sulla sommità di steli troppo esili. Sembra fragile, ma la sua stirpe è una delle più tenaci. Non dubito del suo successo.

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Giovedi, Ottobre 08, 2009
Malva alcea (forse)
malva alceaNon è sempre facile individuare con precisione la specie di una pianta, anche quando genere, e famiglia, sono chiare e note come per le malve. Non è facile quando la pianta cresce sul bordo di una strada trafficata da auto giorno e notte, fra cemento e lamiere, stentata, eppure così perfetta.
Non è slanciata come vorrebbero i manuali, pure deve essere lei perchè è l'unica malva con foglie così profondamente pennate, quasi divise in segmenti indipendenti. Peraltro molti dei caratteri di questa specie sono, dice Sandro Pignatti*, 'incostanti', tanto da dare adito a supporre specie diverse, di scarso riscontro. Le foglie non si vedono nella fotografia, ma spiccano, comunque, i bei fiori rosati, violacei, delicati, incuranti di tutto. Un giorno di ottobre, di un ottobre troppo caldo, sul bordo della strada provinciale di Grazzano Visconti (Piacenza).

*Flora d'Italia, vol.2, Edagricole, 1982


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Mercoledi, Ottobre 07, 2009
Fucsia
fuchsia magellanica
Questa bella pianta di poche pretese si trova in gran numero nei villaggi di mezza collina della due riviere liguri e fiorisce, con le sue forme morbide e precise come sculture, fino al mese di ottobre. Il suo nome è un omaggio a un grande botanico, Leonhart Fuchs, che visse nel 1500 e non la conobbe mai. Infatti la fucsia, genere delle Onagraceae originario dell'America centro meridionale, fu descritta per la prima volta con questo nome alla fine del 1600 da un altro studioso che di Fuchs era un ammiratore. E dato che dalla pianta ha preso il nome anche un colore, quel rosa magenta piuttosto carico che tutti conosciamo, l'ignaro Fuchs si è trovato immortalato per sempre anche in un aggettivo cromatico. Se poi la specie qui raffigurata sia f. magellanica pura non so, forse, anzi certamente qualche ibrido. Ma simile si incontra spesso ricadente da panieri appesi presso la porta delle case, e il suo colore caldo spicca sugli intonaci grezzi e sulle pietre delle antiche scale. Questa è stata fotografata in un vicoletto della frazione di Valloria, comune di Prelà (Imperia), nel settembre 2009.

scritto alle 14:42 da CarlaFed ::    COMMENTI


Martedi, Ottobre 06, 2009
Pioppo nero
populus nigra





Il pioppo nero è un albero multiforme anche perché ne esistono varietà e ibridi adattati a diversi ambienti ed utilizzi. Quando si pensa a un pioppo, si pensa a un albero eretto, allungato, dalla snella forma fusiforme. Si tratta del pioppo cipressino, una varietà lombarda del pioppo nero, spesso coltivato. Ma il pioppo nero è anche questo grande albero imponente e vasto, con un tronco nodoso e la corteccia ampiamente fessurata, che domina con bonaria alterigia la Corte Vecchia di Grazzano Visconti (Piacenza).








scritto alle 00:08 da CarlaFed ::    COMMENTI


Lunedi, Ottobre 05, 2009
Nespolo comune
mespilus germanica
Sono tanti i modi di dire antichi e saggi che si richiamano a piante dimenticate. Ieri dicevo del 'brodo di giuggiole'. Oggi penso a quel 'col tempo e con la paglia maturano le nespole', ottima lezione sulla virtù della pazienza. Le nespole a cui si riferisce questo detto non sono quelle oggi in commercio, cioè non sono i frutti del nespolo del Giappone (così chiamato impropriamente, perchè in realtà originario della Cina), l'eriobotrya japonica del 12 dicembre 2008. Il nespolo comune è invece un alberello originario dei boschi europei, dai frutti nutrienti e salutari, che però necessitano di un periodo di ammezzimento (ossia devono fermentare a lungo perchè la polpa diventi dolce e molle) per essere consumati. Ahimè, questa circostanza ha reso insignificanti l'ottimo sapore, e anche le eccellenti virtù salutistiche delle nespole nostrane. Perché, come dice Giuseppe Barbera (Tutti i frutti, Mondadori 2007), da cui ho imparato quasi tutto quello che so sugli alberi da frutto, 'il commercio rifiuta un frutto che risulta mangiabile solo quando di aspetto disfatto'. E il piccolo nespolo è diventato una frutta d'antiquariato, per amatori.
Quest'albero, certo non spontaneo, ma almeno autentico, cresce vicino al Castello di Paderna (Piacenza).

scritto alle 23:00 da CarlaFed ::    COMMENTI


Domenica, Ottobre 04, 2009
Giuggiolo
zizyphus vulgarisMi vergogno un pochino ... fino a pochissimi anni fa ignoravo l'origine dell'espressione "andare in un brodo di giuggiole" e, quel che è peggio, ignoravo il giuggiolo. Ma non è mai troppo tardi per riparare ad errori ed ignoranza.
Il giuggiolo è un albero bellissimo, ricco di grandi virtù. Originario del Medio oriente (favolosa terra, culla della civiltà umana), diffuso in India e in Cina, ha un nome, zizyphus zizyphus , che fa un po' venire il mente il cinese. Comune nel Nord Italia, i suoi frutti assomigliano a olive come forma e a datteri come sapore. E il brodo di giuggiole doveva proprio essere uno sciroppo dolcissimo che si può preparare con questi frutti. Alberello discreto, a crescita lenta, con foglie composte verde lucido e rami spinosi, può diventare anche ampio, come nel caso di questo esemplare, fotografato al Castello di Paderna (Piacenza).

scritto alle 23:34 da CarlaFed ::    COMMENTI


Venerdi, Ottobre 02, 2009
Fioritura d'autunno

chrysanthemum sp.


L'aria tiepida e fresca incoraggia i fiori a sbocciare ancora. Sono rifioriti ipomee (22 luglio 2008) e tropeoli (quelli che si chiamano volgarmente nasturzi, 12 settembre 2008), la rucola selvatica (che di fiorire non ha quasi mai smesso, 13 luglio 2009) e la borragine (12 ottobre 2008). Per la loro prima volta quest'anno, sbocciano l'abelia (2 settembre 2009), il ceratostigma (29 settembre 2009), e la salvia ananas (31 agosto 2008) che credevo fino a fine giugno non fosse sopravvissuta all'inverno. Anche questa margherita vive la sua prima stagione e, se non troppo disturbata, fiorirà anche nel cuore dell'inverno.

il blog si prende un giorno di vacanza

scritto alle 22:41 da CarlaFed ::    COMMENTI


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