Sofora a Ferragosto

Sofora

Sofora del Giappone – Styphnolobium japonicum

Nuvole bianche contro il cielo terso e fermo di agosto, costrette dai marciapiedi, tenaci sull’asfalto infuocato, il loro verde acceso che sorregge la splendida e inaspettata fioritura.
Il nome scientifico è complicato, Styphnolobium japonicum,  ma per i più rimane semplicemente la sofora del Giappone (era Sophora japonica), una pianta comune e decorativa che popola i viali e assomiglia, proprio tanto, alla robinia. Come la robinia appartiene alla famiglia delle fabaceae, ma dalla robinia si differenzia per il portamento più diritto, quasi più nobile, per la forma della foglioline, più appuntite di quelle della robinia, e soprattutto per il periodo della fioritura. La robinia fiorisce nel bel mezzo della primavera, mentre la sofora fiorisce ad estate avanzata. Come dicevo nel post del 3 novembre 2008, se vedete una robinia coperta di fiori bianchi a fine agosto, non è uno scherzo di natura,  è una sofora.

Un orto sui binari

Stazione di Genova Quarto dei Mille

Stazione di Genova Quarto dei Mille

Stazione di Genova Quarto dei Mille, sull’ultimo binario, quello più a monte, dove transitano i treni diretti a levante, crescono, tutti arruffati fra erbacce e spazzatura, numerose piante di pomodoro. Proprio Solanum lycopersicum, quello che si usa per condire gli spaghetti. Non mi sorprende, il pomodoro cresce dappertutto ed è l’infestante più diffusa nei terreni concimati con il compost domestico. Quando semino i fagioli, impiego le prime settimane a ripulirli dalle piante di pomodoro. Qualche pianta alla fine la lascio sempre, abbandonandola a crescere a cespuglio incolto sul bordo dell’orto, strisciante e selvatica. Qualche frutto finisce per marcire nel fango, ma per lo più maturano, tranquilli e saporiti, come quelli curati e riveriti, sulle piante diligentemente legate alle canne.

Solanum lycopersicum

Solanum lycopersicum

Anche alla stazione di Genova Quarto i frutti sono maturati, ma le loro foglie sono mescolate e quasi soffocate da un parente povero, autoctono e volgare, Solanum nigrum o morella (vedi post del 15 ottobre 2008), un’erbaccia della peggior specie. Crescono entrambe in buona compagnia di intrusi di vario genere, fra cui anche qualche piccola conifera, non meglio identificata. In realtà i pomodori veri e propri sono quasi irraggiungibili, oltre l’ultimo binario, e si vedono bene soprattutto dal treno. Poco male, non credo che avrei poi così voglia di coglierli e assaggiarli. Anche se la fame, si sa, potrebbe suggerirne a qualcuno la raccolta.

Solanum lycopersicum

Solanum lycopersicum

Daucus carota

Carota selvatica
Daucus carota

 

Nell’orto ferroviario non poteva mancare la carota, pianta per altro comunissima sia in campagna che in città, ma che con la croccante e saporita radice arancione ha in comune soltanto il nome. Come tutte le piante di cui si mangia la radice, la raccolta avviene di norma ben prima della fioritura, quando la radice è ancora ricca di sostanze nutritive che non si sono ancora trasferite al fiore e al frutto. Daucus carota è pianta biennale e quando la estraiamo dalla terra per mangiarla, le strappiamo la vita nel primo anno, mentre soltanto le poche fortunate che eventualmrnte destiniamo a semenza completeranno il loro ciclo vegetativo. Quindi non è sorprendente che non conosciamo i fiori delle carote dell’orto; ma se mai li incontrassimo, non sarebbero diversi dalle bianche ombrelle, spesso con il puntino nero al centro,  di questa carota selvatica che cresce, elegante ed impudente, in mezzo ai binari. La carota commestibile discende da una selezione fatta diversi secoli fa. La radice della carota selvatica, cresca essa sulla massicciata o in un campo, è pallida e legnosa, ricca di principi officinali, ma poco appetibile.

Ancora sulla carota selvatica 12 luglio 2008