Pino di Norfolk

Araucaria heterophylla

Pino di Norfolk Araucaria heterophylla
villa Sauli Pallavicino Arenzano (Ge)

L’isola di Norfolk è una piccola isola del pacifico, a est dell’Australia e a Nord della Nuova Zelanda. Non so come la chiamavano i primi polinesiani che vi abitarono in 14° secolo, prima che ci arrivasse un tale James Cook, nel 1774 e la intitolasse a una duchessa inglese. Dopo di che è tutta una storia di colonie penali, ammutinamenti e eredi degli ammutinati, vicende esotiche e un po’ romanzesche. Nel frattempo lei, Araucaria heterophylla anche detta  Araucaria excelsa, cresceva indisturbata, o quasi, albero endemico di questa sola isoletta. Le Araucarie, già l’ho detto, sono alberi australi, crescono tutte quante a sud dell’equatore e alle nostre latitudini si trovano soltanto deportate in parchi e giardini. Questo raffinato esemplare di pino di Norfolk fa bella mostra di sè sul parterre della villa Sauli Pallavicino, meglio nota come villa Negrotto Cambiaso, di Arenzano (Genova).

Pino di Norfolk

Araucaria heterophylla
foglie giovani

Il pino di Norfolk è un alberello piramidale che nel suo habitat originale può raggiungere i 60 m di altezza. Le sue foglie sono di due tipi (da cui il nome heterophylla, foglie diverse): sui rami giovani, ha fitte foglie aghiformi morbide e non pungenti, mentre sui rami più adulti le foglie diventano acuminate e pungenti, simili a quelle della A. araucana.

Oltre all’araucaria, il parco Sauli Pallavicino racchiude altri sorprendenti segreti. Nel piccolo laghetto vive una medusa di acqua dolce, la Craspedacusta sowerbii, nativa del fiume Yangtse Kiang in Cina, ma ormai diffusa in tutti i continenti.

Un aggraziato viale di aceri americani (Acer negundo) costeggia la splendida serra liberty, costruita nel 1931 per volere della nuova proprietaria, la marchesa Matilde Negrotto  Cambiaso. Peccato che in questa stagione, o forse sempre, la serra fosse completamente vuota.

Le araucariaceae, antichi giganti

Agathis robusta Araucariaceae

Agathis robusta
Araucariaceae

 

Di fronte alla palazzina degli uffici direzionali del’orto botanico di Roma, cresce un albero immenso. Si chiama Agathis robusta e viene dall’Oceania, dove è chiamato pino kauri, o semplicemente kauri.

Agathis robusta - foglie

Agathis robusta – foglie

Il più famoso dei kauri è Agathis australis, endemico della Nuova Zelanda, il cui legno è da sempre utilizzato dai maori per la costruzione delle loro imbarcazioni. Altro prodotto di questo genere di piante è la resina, detta gomma di kauri, un liquido lattignoso che solidifica all’aria e diventa dell’aspetto dell’ambra.
Alberi possenti e incredibilmente longevi, i kauri fanno parte di un’antica famiglia di conifere, le araucariaceae, che ebbe origine nel periodo Triassico, insomma 250 milioni di anni fa, anno più anno meno, anche prima dei dinosauri. Queste piante sono totalmente scomparse dall’emisfero boreale, allo stato spontaneo e fuori dai giardini botanici e parchi, ma ancora se ne incontrano nell’emisfero australe, in Oceania e Sud America.

Nel bellissimo giardino botanico di Prato Rondanino, ho fatto la conoscenza con alcune  meraviglie della famiglia. La più straordinaria è Wollemia nobilis (sotto a sinistra), la pianta più antica del pianeta. Fino al 1994, quest’albero era conosciuto soltanto attraverso alcuni reperti fossili di 90 milioni di anni e ritenuto estinto. Ma proprio in quell’anno, nel Wollemia National Park delle Blue Mountains in Australia, il guardia parco  David Noble rinvenne in un canyon profondo 200 metri 50 esemplari di Wollemia.  Il più grande esemplare oggi è alto 40 metri, con un tronco del diametro di 1,2 metri. Riprodotto per via meristematica (cioè mediante clonazione dalle cellule meristematiche o staminali), è stato distribuito negli orti botanici di tutto il mondo per assicurarne la salvaguardia. Quello di Prato Rondanino è un giardino botanico di montagna e le condizioni possono diventare proibitive per un albero di quel genere. Spero davvero che sia sopravvissuto e non vedo l’ora di andare ad assicurarmene.

Un’altra specie rappresentativa della famiglia è la Araucaria araucana, fra le araucarie più resistente al freddo, e quindi più adatta al clima del giardino, ed è anche la più simile alla Wollemia. L’Araucaria, o pino del Cile, divenne nota agli europei nel 17° secolo ai tempi della conquista spagnola del Sud America. Il nome deriva da quello degli Araucani, una popolazione indigena che abitava la zona dove fu rinvenuto. E’ un albero grande e bizzarro che forma immense foreste millenarie che abbracciano le pendici delle Ande.  Ha un aspetto  inconfondibile, un portamento geometrico e regolare e foglie, triangolari, parzialmente sovrapposte fra loro come le tegole di un tetto e disposte a spirale lungo i rami.  Le foglie dell’araucaria sono straordinariamente persistenti e posso rimanere attaccate ai rami per 10, addirittura 15 anni.

Wollemia nobilis, Araucariaceae

Wollemia nobilis

Araucaria araucana, Araucariaceae

Araucaria araucana

I semi di araucaria erano un nutrimento importante per gli indigeni che hanno dato il nome alla pianta. I frutti venivano raccolti lanciando una pietra legata a una corda, in modo che la fune si attorcigliasse tenacemente a un ramo e permettesse di arrampicarsi.

Purtroppo non l’ho mai incontrata nel suo ambiente originario, ma approfitto di una testimone oculare  molto attendibile.  Ecco che cosa racconta delle araucarie cilene Laura Bonetti nel suo blog di viaggio attraverso la Patagonia : “… La corteccia dell’araucaria è stranissima. Sembrano pezzetti di puzzle, un mosaico… Gli alberi di araucaria maschi fanno dei frutti simili alle pigne.  Mentre gli alberi femmina fanno delle “pigne” molto più grosse e rotonde, al cui interno ci sono i piñones. L’aspetto è quello di un pinolo gigantesco. Ma proprio gigantesco! Alla fine ne raccolgo mezzo chilo… La preparazione è lunga. Dopo avergli fatto un taglietto (come le castagne) li metto a bollire per circa 40 minuti.Poi vanno sbucciati… e finalmente possiamo assaggiarli!!! Il sapore ricorda un pochino quello delle castagne, ma molto più delicato, con retrogusto di pinolo. Buoni!”

Avevo conosciuto altre Araucarie nei parchi di Nervi (Genova) : Araucaria bidwillii  (27 dicembre 2009)  e Araucaria cookii  (29 dicembre 2009), il cui nome corretto è oggi  A. columnaris, e nei giardini di villa Hanbury presso Ventimiglia, Araucaria cunninghamii, tutte originarie dell’Oceania.

Alberi monumentali

Alberi monumentali - Araucaria cunnninghamiiAlberi monumentali - Cupressus lusitanica

 

Anche sulle sponde del Mediterraneo, nel nostro piccolo, abbiamo alberi monumentali.   Non sono le grandi latifoglie,  i giganteschi faggi, frassini e olmi del Nord Europa.  Sulle sponde del Mediterraneo gli alberi centenari più maestosi sono principalmente conifere(1).  A Villa Hanbury  se ne incontrano diversi, di origine esotica o lontana, come questa’araucaria del Queensland (Australia), Araucaria cunninghamii (foto a sinistra),  seminata da Daniel Hanbury, fratello di Thomas, il creatore del giardino, nel 1872.  E nel nostro piccolissimo, anche nei parchi di Nervi  a Genova  prosperano due giganti simili, Araucaria bidwillii  (27 dicembre 2009)  e Araucaria cookii  (29 dicembre 2009), anche se non conosco la loro data di nascita.

Molto difficile, per una dilettante come me,  fotografare gli alberi monumentali del giardino, se non come maestosa silhouette scura contro il cielo.  Così si presentava dal basso il maestoso Cupressus lusitanica (foto a destra), nato da semi donati a Thomas Hanbury da Gustave Thuret di Antibes nel 1869. Nonostante il nome, che farebbe pensare al Portogallo, questa pianta è originaria del Messico e Centro America dove viene chiamata cedro bianco. Data l’altezza, non ho notato troppo nè foglie nè coni, ma appaiono abbastanza simili a quelli del cipresso comune.

(1)Notevole eccezione a questa osservazione sono i Ficus macrophylla siciliani