Palma da cocco

Palma da cocco

Palma da cocco
Cocos nucifera

 

L’origine dell’albero del cocco, la palma da cocco tropicale, è controversa. Alcuni lo vogliono originario dell’India, altri delle isole del Pacifico, mentre altri ancora affermano che viene dall’Africa. C’è chi pensa perfino che in realtà il cocco esistesse in America Centrale prima di Colombo. E’ certo tuttavia che in Brasile, un paese in cui la pianta è diffusissima e ampiamente sfruttata, il cocco è arrivato nel 1533 a bordo di imbarcazioni portoghesi provenienti dalle isole di Capo Verde, come riportato dall’imprenditore e storico del periodo Gabriel Soares de Sousa. Il cocco arrivò esattamente sulle coste della regione di Bahia e si diffuse velocemente su tutte le coste brasiliane.
Come spesso accade, le popolazioni indigene non ne apprezzarono immediatamente le grandi potenzialità alimentari, ma furono gli schiavi africani a introdurne l’uso pratico in Brasile, con la creazione di ricette originali che amalgamano e coniugano le culture di due continenti, come la moqueca bahiana, uno stufato di pesce e verdure molto gustoso.

Cocus nucifera

Cocus nucifera

Noi europei abbiamo conosciuto il cocco come noce marroncina e sfibrata all’esterno e bianca e polposa all’interno, venduta a fette sulle spiagge del Mediterraneo molto prima che arrivassero i ‘vu cumprà’ africani del secondo millennio. Da bambina smaniavo per una fettina di cocco, senza neppure sapere bene che sapore avesse, per la semplice ragione che la mia mamma mai e poi mai me lo avrebbe comprato. Ora conosco molto bene il sapore del cocco, nel gelato o a scaglie sui dolci, e anche l’odore deciso e dolciastro dell’olio usato per abbronzante. Niente di entusiasmante. Anche nelle immagini e nell’iconografia tradizionale il cocco viene sempre rappresentato con la noce secca, nuda e sfribrata.
Immensamente più bella  è la noce di cocco verde. Durante il mio primo viaggio in Brasile, nel 1979 a 23 anni, rimasi estasiata dall’acqua di cocco bevuta in un giornata calda e assolata di agosto (che in Brasile è inverno, ma era assolato lo stesso). Si prende una noce di cocco, verde, grande e pesante con tutta la sua polpa e la pelle lucida, e la si mette al fresco, in un grande frigorifero o un largo contenitore con il ghiaccio. Quando è bene fredda, si pratica un buco nella scorza e si infila la cannuccia per berne l’acqua che sta dentro. L’acqua di cocco verde è dolce e dissetante, una vera delizia. Apprendo ora che  ha anche notevoli proprietà salutari, perchè meno zuccherina e più ricca di micronutrienti del latte che si trova all’interno delle noci secche.

Palma diamante

Johannesteijsmannia altifrons

Palmeira-diamante
Johannesteijsmannia altifrons

Ed eccomi nel parco di Inhotim, comune di Brumadinho, stato del Minas Gerais, non troppo lontano dalla capitale Belo Horizonte e da Betim, città industriale che ospita la fabbrica brasiliana della Fiat. Inhotim è un parco, ma è anche una galleria d’arte moderna, ma è anche un giardino botanico tropicale, ma è anche una collezione di esposizioni artistiche, un palcoscenico naturale, una raccolta di idee e di riflessioni sul mondo.

Ideato e realizzato dall’imprenditore minerario Bernardo Paz, anche per preservare l’ambiente naturale dell’area dal selvaggio sfruttamento industriale, è una raccolta di opere d’arte moderna su ispirazione dell’artista Tunga e un giardino disegnato e progettato dell’architetto paesaggista Roberto Burle Marx. La leggenda vuole che il nome derivi dal nome del precedente proprietario del luogo, un ingegnere inglese noto come Senhor Tim, che diventa Nhô Tim nel dialetto del Minas Gerais.

Vi si trovano 23 opere d’arte all’aria aperta e 23 gallerie d’arte e fotografia. La mappa indica inoltre 30 piante o alberi di interesse botanico. Ma non sono i soli. Io ho scelto questa lussuosa palma diamante, che non c’è sulla mappa, una palma grandiosa che viene dal sudest asiatico, Sumatra e Malesia, e naturalmente qui si trova benissimo. Ha un nome scientifico quasi impronunciabile, ovviamente in onore dell’insigne botanico di turno (Johannes Elias Teijsmann, olandese, direttore del giardino botanico di Bogor in Indonesia).

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