Chayote, la zucca spinosa

Sechium edule

Sechium edule

Per gli estimatori della cucurbitacee è già un mito. Il chayote viene dal centro America e può essere cucinato come uno zucchino, fritto e ben condito, oppure stufato; anche foglie e radici sono commestibili.
L’ho scoperto sui banchi del variopinto mercato di Val Melàina, dove Roma assomiglia un poco a Bangkok. E poi in un favoloso orto giardino oltre le sbarre di una scuola di periferia, lungo una delle strade limitrofe, fra via delle Isole Curzolane e via Monte Ruggero. Fra bietole, spinaci e stupende spalliere di bignonia rosa, appese a steli rigogliosi sotto le grandi foglie palmate, penzolano queste piccole zucche, pelose e a forma di pera. C’è già chi lo chiama sechia, italianizzando il nome scientifico (Sechium edule). Ma il nome originale è quello della sua terra, chayote, che sa di Messico e nuvole.

Melone

Cucumis melo
Questa pianta di melone giallo è nata da semi di un melone commerciale, forse comprato al mercato, forse al supermercato. Magari dai semi in bustine sigillate e garantite non nasceva niente. Per il momento ha molti fiori e cresce a vista d’occhio, striscia accanto ai suoi cugini cetrioli rampicanti (Cucumis sativum, 11 luglio 2008), da cui si distingue per la forma delle foglie.

Brionia

Bryonia dioica

Bryonia dioica

L’ho fotografata mentre si arrampicava libera e sfrenata su per una recinzione, nella frazione di Bagnaia a Viterbo, durante la gita a villa Lante del maggio 2010.
Crescono così le cucurbitacee in questa stagione, se hanno acqua a sufficienza. Come ortaggi, danno molte più soddisfazioni delle solanacee (pomodori, peperoni e melanzane, tanto per capirsi). Mettete il seme di una melone in terra e abbeveratelo per bene e subito comincerà ad aprire le sue foglie grassocce e a crescere quasi a vista d’occhio; lo stesso vale per zucchini e cetrioli, e anche le angurie, che si sono fatte attendere un po’ di più, ma ora sono partite decise a crescere in fretta. Tornando alla brionia, il suo stesso nome, dal greco bryo germogliare, crescere con vigore, indica l’esuberanza della sua crescita. I suoi nomi comuni sono tanti, vite bianca, ma anche vite del diavolo e zucca selvatica, e suggeriscono che si tratta di una pianta di virtù medico-magiche, e anche un po’ velenosa. Se ne tramanda l’uso per una gran numero di affezioni umane ed animali, per esempio come purgante e diuretico, ma anche antinevralgico, e come digestivo per il bestiame. Per i reumatismi si usava l’olio dei frutti colti alla luna piena d’agosto ed esposti al sole per vari giorni in recipienti di vetro. Tuttavia è anche pianta abortiva, e le sue bacche possono causare avvelenamenti letali.

Zucche

Cucurbita maxima
Ho fatto del mio meglio, ma questa zucca gigante cresciuta su una fascia fra malve, reti e steccati, non si lasciava fotografare molto bene. Il colore è quello del “pumpkin” di Halloween, per il quale tuttavia la scelta cade su una varietà non propriamente commestibile.

Comunque ormai siamo nella stagione delle zucche, la stagione in cui le competizioni per chi produce la più grossa e originale si moltiplicano. Fra le stranezze che si vedono in giro, sono gli zucchini (o zucchine che dir si voglia) rampicanti, ricadenti o a pergolato. Le mie zucchine tradizionali (19 giugno 2008), erette o comunque sostenute verticalmente, hanno chiuso la loro storia per quest’anno (hanno prodotto in quantità, inutile forzarle). Invece le loro parenti striscianti, lunghe o tozze, contorte e itineranti, fanno capolino dappertutto.
Sotto a sinistra, eccone due fotografate penzolanti su un muretto di pietra di una fascia a Cassagna di Nè in Val Graveglia, nell’ agosto 2007;  a destra invece, una zucchina pendente dal curioso pergolato vicino a casa mia.

Cucurbita pepo