Eleagno

Eleagno

Elaeagnus × submacrophylla

L’eleagno è un arbusto assai comune per siepi e bordure, anche se non molto noto ai meno esperti e frequentemente confuso con altri generi.  Eppure non è difficile  incontrarlo in parchi e giardini, pubblici e privati, generoso e  molto resistente, non attrae per portamento e bellezza, ma è molto aggraziato nei particolari.  Ha foglie coriacee, ovali, dai colori interessanti, verde-brune o argentate, rami e piccioli marrone rossiccio. Lo conosco bene perchè ne cresceva un cespuglietto su una fascia del mio orto; non sembrava granchè a suo agio fra melanzane e pomodori ed è stato sacrificato alle verdure. Qualche cespo, scarno e spinoso, è rimasto fra i pittospori di confine. Quello della foto era più felice, nel parco di Villa Serra a Comago (Sant’Olcese, Genova) all’inizio di gennaio di qualche anno fa, ancora con tutti i suoi fiorellini, piccole campanelle color panna. Costretto nelle forme geometriche del recinto, si sforza comunque di allungare i solidi rami, snelli e diritti, verso l’alto. Si tratta con ogni probabilità di un ibrido  tra Elaeagnus pungens, alloctona casuale in Liguria, e Elaeagnus macrophylla, entrambe originarie dell’estremo Oriente asiatico, e fino a poco tempo fa era chiamato Elaeagnus × ebbingei (le piante cambiano spesso nome, per tenere in esercizio la nostra attenzione ad osservarle). Sempreverde, adatto ai litorali marini, viene usato anche per siepi frangivento.
Il genere Elaeagnus comprende molte specie diverse, tutte importate dall’Oriente, ma variamente naturalizzate e alcune inselvatichite;  per lo più sempreverdi, ma alcune decidue, hanno piccoli fiori a campanella, talvolta profumati, che si sviluppano in drupe rossicce. In alcune specie, che però non si incontrano in Liguria, questi frutti sono commestibili. Eleagnus augustifolia per esempio, un arbusto deciduo, spinoso, noto anche come olivagno, produce drupe edibili, anche se non molto succose, simili alle olive. Appetibili sono anche i frutti di Eleagnus umbellata, come ci racconta con molta grazia in questa pagina Paolo Tasini, un vero giardiniere professionista.

Olivello spinoso

hippophaë fluviatilis
E’ molto frequente sulle rive del Baltico, quest’alberello diffuso anche più a sud, nel nostro paese. Lassù sul Baltico raggiunge più facilmente l’altezza massima di 4 o 5 metri, mentre giù da noi rimane arbusto, contorto e appariscente quando si copre delle tenaci bacche, rosso arancio, a grappoli. Sono commestibili, , ottime per conserve. Si legge sarebbe di gusto acidulo, ma io le ho assaggiate e le ho trovate invece piuttosto dolci. La pianta è molto resistente al freddo e deve il suo nome alla forma della foglie, che ricordano quelle dell’olivo, anche se più allungate, e alla presenza di spine rade sui rami. Il nome scientifico ha a che fare con i cavalli, non saprei perchè; ma l’aggettivo specifico si riferisce alla predilizione di questo alberello per l’acqua che ne fa un colonizzatore di terreni umidi, se non addirittura salmastri.