Crêuza

salita alla Chiesa di Fontanegli

Salita alla Chiesa di Fontanegli

La città di Genova ha la forma abbozzata di un trapezio, e qui siamo nell’estrema periferia di Nord Est, sull’angolo in alto a destra, con il mare alle spalle. La strada che scende da casa mia, a Fontanegli, verso il quartiere di Prato, giù lungo il torrente Bisagno, è ripida e diretta. Un quarto d’ora o poco più in discesa, una mezz’ora di buon passo in salita per chi ha voglia di arrampicarsi (ma è meno faticoso di quel che sembra). Una sana passeggiata per le mattine libere (che sono poche), lungo ‘crêuze’ semi-abbandonate, tranne dove sono sfiorate da accessi carrabili.
In senso stretto, la ‘creuza’ è strada quasi sempre in pendenza (difficile trovare tratti pianeggianti in Liguria), con una striscia centrale di mattoni e pietre ai lati e fiancheggata da entrambe i lati da mura, recinti di case e orti, quel celebre ‘seguitare di muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia‘. salita alla chiesa di Fontanegli
Questa Salita alla Chiesa di Fontanegli, che è crêuza di mezza collina, ben lontana dal mare, ha i mattoni, le pietre, ma non proprio la muraglia. Però si inerpica, impavida, fra case vecchie (foto a destra) e nuove, a tratti quasi urbana, e poi di nuovo cupamente selvatica, scivolosa, ombrosa, infida. L’inverno l’ha spogliata dall’erba che prepotente la possiede nella bella stagione, ha denudato gli arbusti, che ridotti a sterpi verrebbe quasi voglia di strappare. E mi viene in mente una casa, semi abbandonata, ma abitata da un filo di fumo, nella parte più a monte della via; il recinto metallico è coperto da rose rampicanti, quasi spoglie in gennaio,  e un gran numero di cartelli, plastificati per salvarli dall’acqua avvertono il passante: “Non tagliare i rami che sporgono sulla strada. Grazie.” Le rose vanno potate come si deve.

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