Alla Garbatella, in questa infuocata fine d’agosto, le piante boccheggiano assetate, mentre infaticabili esprimono ancora colori e armonie. In questo storico quartiere ormai centenario, popolare ma esclusivo nel suo genere, si incontrano edifici graziosi e raffinati. Come questa palazzina, impreziosita dalla fioritura della Caesalpinia gilliesii, oggi denominata Erythrostemon gilliesii, pianta originaria del Sud America, ma ormai comune in vari altri ambienti sub-tropicali. Questo genere della famiglia della Fabaceae, ha foglie simili a quelle della mimosa e dell’albizia e ha proprietà medicinali utilizzate dagli indigeni per curare febbre, tosse e mal di gola. Il fiore elaborato ha meritato il soprannome di “uccello del paradiso”, anche se non ha nessuna parentele con il più noto uccello del paradiso del genere Strelitzia. Naturalmente alle nostre latitudini si spoglia d’inverno e teme le gelate, ma evidentemente qui si trova a suo agio.
Per terra, agli angoli dei marciapiede, neppure l’immondizia riesce a soffocare crescite e fioriture, le foglie di un ibisco esotico, nato dai semi sfuggiti da qualche semplice giardino e le bianche microscopiche corolle dell’eliotropo selvatico, pianta ormai urbanizzata, cocciuta e velenosissima.
Ma alto al di sopra di tutti i rifiuti del mondo, troneggia un nuovo murale dedicato alla costituzione italiana, che sboccia oltre l’esuberante fioritura della bignonia.
A fianco della targa che svela la chiave dei simboli dei principi fondamentali della Costituzione più bella del mondo, il Movimento per l’Emancipazione della Poesia ha affidato al muro uno dei suoi messaggi. Chissà a chi è dedicato.
XVII
Scrivo,
ma non chiamarmi
poetessa
finché non riuscirò
ad esprimere a parole
almeno la metà
della tua bellezza