Piazza Vittorio Emanuele II è la più grande piazza di Roma. Però non si trova nelle guide della città perché non è proprio un’attrazione per turisti e in mezzo a tutte le altre piazze famose, piazza San Pietro, piazza Navona, piazza di Spagna, piazza Trastevere e chi più ne ha più ne metta, parrebbe sfigurare. Ma anche piazza Vittorio ha una storia avvincente, che è la storia di tante vite. Situata nel cuore del quartiere Esquilino, negli ultimi decenni è diventata crogiolo di razze e crocevia di culture, cuore pulsante e luogo di aggregazione del rione più multietnico del centro, popolato da persone provenienti da ogni parte del mondo.
La piazza fu progettata dopo il 1870, nell’ambito dell’ambizioso piano di sviluppo urbanistico pensato per far diventare Roma degna del ruolo di capitale d’Italia. Il progetto prevedeva la costruzione di edifici di rappresentanza, uffici ed efficienti infrastrutture destinati alle nuove classi dirigenti. Al centro della piazza poi venne collocato un vasto giardino rettangolare, delimitato da una imponente cancellata, ideato dall’architetto Carlo Tenerani e inaugurato l’8 luglio 1888. Si trattava di un elegante giardino, concepito come un’oasi di verde dal gusto esotico e romantico, sviluppato in una serie di vialetti sinuosi con aiuole fiorite di rose, caprifogli, rare piante ornamentali, un laghetto di ninfee, una cascata e un piccolo ponte di legno.
Vennero piantumati esemplari di platani, cedri del Libano,magnolie e palme, dono, queste ultime, della regina Margherita, alcuni ancora presenti nell’attuale giardino.
Nel 1900 la piazza ha ospitato un grande mercato di generi alimentari e non, che si allargava in una miriade di bancarelle lungo i portici che circondano la piazza, dove si poteva acquistare merce di ogni genere. La piazza allora conobbe un periodo di incuria e degrado, con la demolizione della cancellata nel 1937 e poi negli anni ‘70 con i lavori per la realizzazione della metropolitana.
Solo nel 2020 un nuovo progetto ha permesso il recupero del giardino ridisegnato con linguaggio contemporaneo, ma fedele al progetto originario, con la piantumazione di 42 nuovi alberi, 450 arbusti e piante da fiore provenienti da tutto il mondo.
I giardini ospitano monumenti di interesse storico e archeologico come il Ninfeo di Alessandro Severo, conosciuto come Trofei di Mario, una fontana monumentale e castello di distribuzione dell’acqua (222-235 d.c.), la misteriosa Porta Magica o Alchemica, proveniente dalla seicentesca Villa Palombara, fiancheggiata da due divinità mostruose di età romana raffiguranti la divinità egizia Bes; il gruppo scultoreo di Mario Rutelli, bozzetto creato originariamente per la fontana delle Naiadi di piazza della Repubblica, comunemente noto come “Fritto misto” e raffigurante un groviglio di corpi e mostri marini; il Monumento ai Caduti della guerra 1915-1918 dei Rioni Esquilino, Viminale e Macao, progettato dall’architetto Guido Caraffa nel 1925 e realizzato da Enrico Brai.
A pochi passi dalla piazza, si incontrano gli esercizi commerciali più disparati, supermercati genuinamente cinesi e la più antica e famosa gelateria di Roma, il palazzo del Freddo di Giovanni Fassi in via Principe Eugenio. L’atmosfera del rione Esquilino, il suo carattere multietnico, inclusivo e resiliente è anche raccontato recenti opere cinematografiche, come il film documentario Piazza Vittorio del 2017 di Abel Ferrara e il film La città proibita di Gabriele Mainetti (2025). I giardini sono oggi intitolati a Nicola Callipari, il militare del SISMI ucciso in Iraq il 4 marzo 2005 durante la liberazione dal sequestro della giornalista Giuliana Sgrena e sono stati inseriti nel censimento dei “Luoghi del Cuore” del FAI come patrimonio meritevole di attenzione e cura.














































