Prima che la stagione delle orchidee sia proprio finita (e ormai manca poco, luglio si avvicina), mi è venuta voglia di qualcosa di speciale, una forma ricercata e bizzarra come quella del cipripedio. Il nome cypripedium viene dal greco, ovviamente, e significa proprio scarpetta di Venere, ma talvolta questo fiore straordinario viene chiamato ‘pianella della Madonna’ come se alla divinità profana della bellezza si dovesse per forza sostituire una regina del cielo più moderna. Di scarpa comunque si tratta, perchè il labello gonfio e cavo ricorderebbe una calzatura. L’unica specie presente, seppure a rischio di sparizione, nel territorio italiano è c. calceolus, dai sepali color bruno violaceo e il labello giallo oro. Anche il nome della specie fa riferimento alla pantofola, questa volta dal latino calceolus, piccola scarpa.
Per l’eccezionalità della forma, e la nobiltà della famiglia, purtroppo è oggetto di raccolta indiscriminata che ne sta compromettendo la sopravvivienza. Ho già detto di come le orchidee siano, tutte e ovunque, a protezione totale in Italia e come sia non solo proibito, ma sciocco e inutile strapparle dal luogo dove crescono. Il cipripedio ha un sistema di impollinazione, fecondazione e sviluppo molto complicato (vedi questa pagina) e impiega quindici anni per giungere a maturazione da seme.
La specie non è segnalata in Liguria ed io non ho avuto la fortuna o la capacità di incontrarla in qualche stazione spontanea, ma l’ho fotografata nel giardino botanico di Pratorondanino, dove era ancora fiorita all’inizio di giugno, insieme ad altre del suo genere. Come questa strordinaria cypripedium macranthos, che viene dalla Russia ed ha sepali e labello nelle sfumature del rosa e del lilla.