discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti …”
Eugenio Montale
Non occorre allontanarsi tanto dalla città. Basta un viottolo laterale, perso verso i fossi. O uno steccato sul nulla di un campo abbandonato. Ovunque crescono le canne.
Le canne, quelle nostrane, così diverse dall’importato bambù.
L’aspetto non è poi così differente di quello della canna da zucchero; ma zucchero Arundo non ne produce; invece con lo zucchero se ne estrae il succo, come suggerisce un’usanza della bassa val Magra secondo la quale si riempiva l’internodo ancora verde di zucchero per trarne dopo due giorni uno sciroppo curativo per la pertosse. Utilizzi medicinali peraltro Arundo ne ha molteplici. Ma la sua utilità è soprattutto pratica. Come potrebbe il contadino fare a meno delle canne? I fusti si usavano come tutori e se ne facevano cesti e stuoie, graticci per seccare la frutta, cannelli per mietitori e bocchini per pipe, scope con le infiorescenze, giochi ed ornamenti. Per tutti questi usi, tranne quelli ormai obsoleti, la canna comune viene quasi sempre sostituita con il bambù, più robusto forse, ma molto meno familiare.
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