Il calicanto fiorisce d’inverno. Il suo nome scientifico, come ho già scritto qualche mese fa, è Chimonanthus fragrans, o C. praecox che è sinonimo, e significa esattamente “fiore d’inverno”. E’ stato emozionante vederlo crescere, le prime foglie quasi irriconoscibili, poi sempre più simile alle aspettative, ovali, ruvide, disordinate. A tre anni dalla semina, è diventato un alberello, e l’anno scorso sono spuntati i primi tenui boccioli, pochi e tardivi. Quest’anno sono molti di più, bianco crema, sparsi sul ramo perfettamente spoglio, timidi e un po’ impacciati. Il loro cuore rosso scuro è nascosto perchè di sbocciare, con questo freddo, non osano davvero.
Austero e profumatissimo, lo definisce Paolo Pejrone, artista di giardini, mentre l’osserva nell’inverno spoglio accanto al nocciolo, ornato anche lui di penduli gioielli. Sarà che è cresciuto sotto i miei occhi fin dal primo germoglio, sarà che i suoi fiorellini sembrano così piccoli e scarni, mi fa tenerezza, e austero non mi sembra proprio. E se potrebbe apparire un po’ bruttino, confrontato con le lussureggianti fioriture di certi suoi fratelli, la sua impresa mi pare coraggiosa nel lucido gelo di questi giorni, e lui bellissimo.
Suo cugino estivo, il calicanto propriamente detto (Calycanthus floridus), fiorisce fra giugno ed agosto ed ha fiori rosso porpora molto scuro. Entrambe fanno parte della famiglia della Calycanthaceae, un nome che deriva dalla caratteristica forma dei fiori, dal greco κάλυξ, υκοϛ cályx, -ykos calice e άνϑοϛ ánthos fiore: un fiore fatto a calice, perché i sepali, le foglie modificate che normalmente formano il calice, e i petali, che nei fiori di solito costituiscono la corolla, sono indifferenziati. L’invernale Chimonanthus è originario dell’Est asiatico, mentre l’estivo Calycanthus dell’America settentrionale, ma sono i due soli generi della stessa famiglia, preziosi e nobili, coraggiosi e anticonformisti, fiori ridondanti di petali/sepali, pupille scure.