Sono di moda i giardini pensili. Non da oggi, ma oggi più che mai. Si chiamano tetti verdi e richiedono piante resilienti, che vivono con poca acqua e sono disponibili a lasciarsi arroventare dal sole. Come tappeti fioriti, pare che funzionino bene le margherite australiane, Chrysocephalum apiculatum oppure qualche pianta grassoccia, aizoacea come Carpobrutus (12 maggio 2009), o meglio Disphyma crassifolium.
Ma gli alberi? In generale, ben piantati nella terra, hanno bisogno di meno acqua dei fiori. Il che non vuol dire che non ne abbiano bisogno per niente. Certamente hanno bisogno di terreno, ma sui tetti possono crescere, o almeno cominciare.
Fra i più famosi alberi da tetti, ci sono i lecci che prosperano sulla sommità della torre Guinigi a Lucca. Il leccio è albero resiliente per eccellenza, avvezzo alla calura mediterranea, con foglie coriacee e asciutte.
Anche l’orniello, Fraxinus ornus, ci prova, su questo tetto del castello De Albertis, affascinante edificio che si erge su una collinetta, Montegalletto, prospiciente il porto di Genova. Sotto di lui domina il denso verde degli immancabili pini, e sullo sfondo gli alveari da crociera ricoprono il mare. Per ora è davvero piccolo, poco più di un germoglio, una fraschetta affacciata in una crepa del cornicione, che spinge per salire, anche se sarà davvero difficile che diventi grande.
Verrà, temo, divelto quanto prima, perchè l’estetica del luogo è perfetta e lui un passeggero clandestino. Potrebbe persino, se ci si mette d’impegno, danneggiare l’integrità della costruzione. Non si può prevedere quale sarà la sua sorte perchè, anche lasciato a se stesso, per incuria più che per pietà, forse non sarà mai simile ai suoi simili che crescono nella terra piena. Ma l’orniello è un albero testardo e vagabondo, capace di riempire di fiori e profumi anche gli angoli più spogli e grigi della città e potrebbe riservare delle sorprese.
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