Il fico è un albero rampante, zingaresco, indomabile. La città, senza accorgersene, ne è piena. Li ho incontrati sul bordo del torrente, addossati alle muraglie più antiche, abbarbicati sopra la sopraelevata. Su e su, per crose e scale, i fichi non hanno paura di niente e crescono dappertutto. Spavaldo e spoglio, in un piccolo giardino, ancora offriva due piccoli frutti rinsecchiti nel gelo di febbraio (3 febbraio 2009).
Il fico è un albero rozzo e popolare. Le sue radici si allungano attraverso pietre e travi, penetrano nel cemento, distruggono, come poche altre sanno fare, muri e palizzate. Così il tenero, e soltanto apparentemente gracile, germoglio di fico che immancabilmente fa capolino fra le rughe del selciato non è una sorpresa piacevole e viene prontamente estirpato. Ma rinasce, vorace e altero, con le piccole foglie, già palmate e ruvide, già aggressive. Le foglie dei fichi, larghe e spesse, hanno un odore pungente e acre, quasi marcescente. Forse sono state davvero loro a coprire “le vergogne” di Adamo ed Eva?
Il legno dei fichi, tenero e poco innervato, è considerato infido.Tanto che l’avvertimento di non arrampicarsi mai su un albero di fico mi ha accompagnato per tutta l’infanzia e l’adolescenza, quando salire sugli alberi era uno dei giochi preferiti. I rami del fico, mi dicevano i grandi, sono traditori, capaci di spezzarsi di colpo, senza preavviso, senza inclinarsi nè piegarsi. Ma ironia della sorte, era proprio un fico l’albero sui cui rami possenti più sovente trascorrevo i pomeriggi a chiacchierare con un’amica, protette da una chioma fittissima che formava una capanna naturale e ci nascondeva agli sguardi indiscreti. Era veramente un albero maestoso e, malgrado la fama, non ci ha mai tradite.
Questo albero rozzo e volgare, è anche singolarmente prezioso, perchè, a differenza di altra frutta che ha conquistato il mercato di vaste zone del mondo, il fico si presta poco a conservazione e trasporto come frutto fresco ed si può consumare soltanto in regioni dal clima caldo e secco, come quello mediterraneo, assetato e dolce come la sua polpa zuccherina. Altrove, si possono gustare soltanto i fichi secchi, che però sono tutt’altra cosa.
Albero magico e ambiguo, per lungo tempo, l’impollinazione del fico era avvolta da un’aura di mistero. Infatti l’albero che produce le dolci infruttescenze (siconi) non possiede fiori maschili, e quindi polline, e dipende da un’altra pianta, il caprifico, per la fecondazione, compiuta per intervento di un insetto, un moscerino in cerca di un luogo idoneo per deporre le uova. Ormai il problema è superato, perchè sono state selezionate le varietà che non necessitano della fecondazione per produrre frutti e la storia del piccolo insetto e del ‘doppio’ fico è entrata nell’aurea della leggenda.
In città i fichi si ostinano a crescere negli angoli più negletti, abbandonando i pesanti, dolcissimi frutti al marciume dei marciapiedi. Che spreco!
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