Fiori e foglie... una pianta al giorno
Amo moltissimo le piante. Soprattutto i grandi alberi, le creature più generose della terra. Ma anche le piccole erbe di prato, persino quelle più impudenti, che si ostinano a resistere ai miei tentativi di estirparle dalle aiuole del giardino. Poca gente osserva le piante, forse le trovano noiose. Pochi sanno riconoscere un leccio, o addirittura distinguere un ippocastano da un tiglio. E' un vero peccato, le piante non sono affatto noiose, e in questo diario botanico io voglio presentare ogni giorno una pianta diversa, del giardino, del campo, del bosco
Naturalmente questo blog non ha pretese scientifiche né manualistiche. E' solo una piccola raccolta di pensieri, mentre osservo le piante, con la speranza di imparare a conoscerle meglio.

Sabato, Febbraio 28, 2009
Ancora veronica


I praticelli del mio giardino sono infestati di questi microscopici fiorellini azzurri, quattro petali delicati con striature parallele blu-viola, piccole foglie seghettate in cespuglietti. E' una pianticella del genere veronica di origine proprio persiana (Asia sud occidentale), ma ormai pienamente naturalizzata ovunque in Italia. Questa veronica (il nome, comune e scientifico, dovrebbe derivare da una santa Veronica assai venerata nel medioevo) fiorisce tutto l'anno e può essere facilmente confusa con un'altra delle molte 'veroniche', quasi tutte azzurrissime, piccole, modeste e comuni.


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Giovedi, Febbraio 26, 2009
Veronica cimbalaria
veronica cymbalaria
Spesso le piante della famiglia delle scruphulariaceae, come la digitale e la linaria (13 giugno 2008), o l'eufrasia (7 agosto 2008) hanno fiori complicati, irregolari, tubolari e bilabiati, di forme bizzarre per attirare gli insetti impollinatori.
Non così la veronica, piccola pianticella discreta, con i suoi fiorellini semplicissimi a quattro petali e solo due stami. Bianchi, nel caso della cimbalaria, riconoscibile anche per le sue foglie e steli pelosi. La veronica è una pianticella comune sui bordi sassosi delle strade e fra le rocce che fiorisce prima della primavera.
Fotografata in un viottolo sotto il Forte di sam Martino, via padre Semeria, quartiere di Albaro (Ge), febbraio 2009.

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Mercoledi, Febbraio 25, 2009
Finestre di fine inverno: geraneo

pelargonium


Le piccole piante, o arbusti, da tutti conosciuti come geranei non appartengono al genere geranium (al quale viceversa appartengono varie erbe selvatiche, vedi 30 aprile 2008 ), ma al genere pelargonium, anche se la famiglia è ovviamente quella delle geraniaceae. I geranei possono sembrare piante banali, un po' scontate, ma difficilmente se ne potrebbe fare a meno perchè la loro fioritura è una delle più generose e variopinte che una pianta da vaso possa dare. Qualsiasi finestra va bene, anche una microscopia inferriata aperta su un muro un po' sbrecciato, per questo bell'esemplare dai fiori scarlatti, già in piena fioritura nel tiepido febbraio del 2002 (Genova, vicinanze di via Sturla). Quest'anno, invece, è ancora freddo e dovremo aspettare ancora un po' per trovare geranei così fioriti.

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Martedi, Febbraio 24, 2009
Finestre di fine inverno



Ciclamini e viole del pensiero, in via Montevideo, versante via Francesco Pozzo,
quartiere di Albaro, Genova, febbraio 2009


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Lunedi, Febbraio 23, 2009
Palma
phoenix dactilifera
Di nuovo sotto i piloni dell'autostrada Genova-Livorno, una stretta strada che si abbarbica fra palazzoni e casette, un luogo dove forse non verrebbe in mente di fermarsi per fotografare piante (ma vedi i giorni 14 e 18 febbraio)... ma sì, qui crescono due bellissimi esemplari di palme da dattero, alte ed esuberanti, all'apparenza molto più in salute delle palme piantate per qualche occasione di rappresentanza sui lungomari. Sullo sfondo il torrente Sturla che dà il nome alla valle e il pendio opposto, coltivato ad ulivi. Siamo in piena città. La palma da dattero è un albero molto adattabile. Il seme ha bisogno di caldo per radicare, ma la pianta sopporta, con moderazione, anche il freddo. Nei suoi luoghi di origine è dispensatrice di cibo e doni di ogni genere. Qui dispensa solo la sua vasta ombra, il suo portamento esotico, e l'arancio vivace dei suoi grappoli di frutti. La sua sorella minore, la palma nana o chamaerops (vedi 20 settembre 2008), diffusa un po' dovunque, si distingue non solo per le sue dimensioni decisamente ridotte, ma anche per le foglie a ventaglio (palmate), mentre la palma da dattero ha foglie allungate a forma di penna. I frutti, drupe giallo brune, invece si assomigliano proprio, anche se solo i datteri, altrove, sono commestibili.

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Domenica, Febbraio 22, 2009
Borsa del pastore
capsella bursa-pastoris
Questa piccola, comunissima pianticella, della famiglia delle crucifere (cioè cavoli e qualche insalata) è commestibile e ha note virtù medicinali come astringente ed antiemorragico. E' presente dovunque, nei prati e negli incolti e come infestante negli orti. Però mi fa piacere incontrarla e riconoscerla. Si presenta davvero dimessa. Le foglie basali, a rosetta, sono frastagliate in modo bizzarro. I minuscoli fiorellini bianchi (quattro petali come tutte le crucifere) sono disposti in fitti gruppi e sono di breve durata. Rimangono più a lungo sulla pianta i caratteristici frutti, siliquette triangolari a forma di cuore, che si aprono in due valve e, all'improvviso, liberano i semi bruni, lanciandoli nell'aria. Sono quelle le 'borse del pastore' e il curioso nome deriva dalla forma che secondo alcuni ricordava proprio la borsa in cui i pastori tenevano il sale per gli animali (soprattutto per le capre). Altrove, più banalmente, si parla semplicemente di borsa per denaro, dove i soldi sarebbero i due semi. In ogni caso, immaginare una borsa osservando quei minuscoli triangolini rigonfi richiede una certa fantasia. Ma la fantasia, l'ho già detto, non mancava di certo agli antichi inventori di nomi per piante.

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Sabato, Febbraio 21, 2009
Viola mammola
viola odorata
Ormai quasi tutte le erbette cominciano ad uscire dal letargo e le scopro cresciute in modo ammirevole in questa settimana di sole quasi tiepido. Ma non mi stupisco certo di veder fiorita la violetta. I cespi rigogliosi delle sue foglioline a forma di cuore non scompaiono praticamente mai, neppure nel periodo più buio dell'inverno. E' una pianta graziosa e romantica, ma non è per niente timida e discreta come vorrebbe la sua fama. Nel mio giardino è quasi un'infestante. Cresceva in mezzo alle fragole, tanto che a un occhio distratto sembrava che la fragola fosse impazzita ed avesse cominciato a fare foglie di due forme diverse. Ne ho estirpata parecchia nella piccola aiuola vicino all'entrata per far posto a ciclamini e primule. Cresceva anche abbondantissima su una fascia incolta e fra febbraio e marzo la ricopriva del suo intenso colore. Quando la violetta smette di fiorire, produce delle palline nere che credo siano i suoi frutti e insemina velocemente tutto il circondario. La violetta è una pianta commestibile e medicinale e si può usare anche per preparare dolci o per guarnire e colorare le insalate primaverili.

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Venerdi, Febbraio 20, 2009
Cipresso
cupressus sempervirens
In questa stagione si possono trovare contemporaneamente sul cipresso i fiori, gialli quelli maschili e verdi quelli femminili, in piccoli grappoli alla sommità dei rametti, e i frutti, coni arrotondati, a volte chiamate impropriamente 'bacche'. E' tutto vestito, il cipresso, anche se veramente nudo non lo sarà mai. E' ricoperto dei suoi gioielli, quest'albero ambivalente, sentinella del sole quando si protende, slanciato, contro il profilo del mare, e sentinella del sonno, il più tranquillo di tutti, dei cimiteri. Pure non tutti i cipressi vegliano i morti, come non tutti i cipressi sono così affusolati 'pizzuti' e aguzzi. Alcuni sono invece larghi e ombrosi, o persino bassi e tozzetti, lavorati a siepe. Albero dei contrasti, il cupressus sempervirens è un albero noioso, e un po' triste, quando si attarda in monotoni filari, tutti uguali, a perdita d'occhio. Ma è un albero solare quando diffonde la sua ombra rada e il suo profumo nell'aria piena d'afa e di caldo. Come in questa pagina, una macchia di verde intenso persa nell'azzurro.

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Giovedi, Febbraio 19, 2009
Grespino o cicerbita
sonchus oleraceus
In questo blog parlo spesso di fiori comuni, e raramente di fiori ricercati; di fiori attraenti e affascinanti, ammirevoli per il loro coraggio o la loro sfrontatezza; talvolta parlo di fiori nobili, talvolta parlo di erbacce.
Il grespino è un'erbaccia qualsiasi, con i fiori giallo oro del tarassaco, ma più piccoli, i soffioni bianchi del senecio e steli lunghi, lunghi e cavi che se spezzati grondano lattice. Cresce negli orti e negli incolti, ma anche sui bordi delle strade e sui ruderi.
Il grespino è un'insalatina commestibile e perciò ha anche tanti nomi popolari, come cicerbita, crespigno, lattarolo. Ma il suo nome scientifico è sonchus, uno degli innumerevoli generi di margherite gialle delle composite.
Quello della foto cresceva in citta, sul bordo di un muro, in quelle crepe dell'intonaco dove la pioggia e il vento trascinano quel po' di terra che basta a far crescere le piante pioniere. Già alto e fiorito a febbraio, scintillante nel sole.

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Mercoledi, Febbraio 18, 2009
Limone
citrus lemon

Il limone dà il meglio di sè d'inverno, quando i frutti luminosi risaltano come lampadine nell'aria opaca. Questo è un limone casalingo, cresce lungo le scale di una casetta di città e fa pensare a qualcosa di dolce, tenero, succoso. Ma dolce e tenero non è, anche se talvolta succoso. E' frutto nobile e insidioso. Ricco, perchè figlio dei caldi inverni del Sud e materia prima di un liquore zuccheroso e un po' stucchevole. Il profumo è la sua grazia più ambiziosa, come scriveva Montale nei suoi bellissimi versi (con la foto di un altro limone, della riviera di Ponente).

Più prosaicamente consigliava una vecchia canzone delle gemelle Kessler

"il fiore dolce troverai,
ma il frutto non mangiar,
la vita tutta è un po' così,
attenta a ciò che fai".


Il limone di questa fotografia si trova accanto al mandorlo del 14 febbraio, non lontano dai piloni dell'autostrada, Genova-Livorno, quartiere di Borgoratti,

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Martedi, Febbraio 17, 2009
Sedum
sedum
Ne esistono innumerevoli specie e varietà (non saprei dare il nome a questa). Da bosco e da giardino, da muro diroccato e da appartamento. I sedum sono piante succulente, cioè grasse, con foglie carnose, a volte piccole e disposte a fiore, oppure oblunghe, rossiccie, affusolate e tonde, ma sempre foglie spesse, come lucidi cuscinetti.
Il 2 dicembre ho descritto la borracina rupestre e i suoi fiori giallo vivo. Oggi questa cascata di foglie, che sembrano petali e corolle, e non mostra fiori. Cresce quasi dovunque, sulle superfici umide. Ricade sui muri coperti di muschio, si abbandona come la chioma di qualche fata grassoccia, addosso ai licheni bianco giallastri. Fiera di essere rimasta fedele alla sua identità errante, per caso o per fortuna, capitata abbastanza vicino a un giardino di poter far finta di farne parte.
Non è selvatica, ma inselvatichita. La metterei volentieri in una bassa fioriera, vicino all'uscio di casa, al riparo da pioggia e grandine, ma anche dal riscaldamento.

Fotografato in via Padre Semeria (quasi forte di San Martino), Genova, febbraio 2009.

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Lunedi, Febbraio 16, 2009
Camelia
camellia japonica
Da dove vengono le sgargianti camelie? Credo da qualche esotico giardino limpido e gelato, dove i raggi del sole possano lambirle di traverso, scaldandole, ma molto poco. Da qualche giardino in fondo modesto, dimesso, nell'ombra luminosa di altri robusti alberi sempreverdi. La camelia è forte, spavalda, legnosa, ma campestre. Le sue varietà sono innumerevoli e i fiori raffinati, esclusivi, letterari, potrebbero mettere in soggezione chi non la conosce. E' vederla fiorire così, nel cuore dell'inverno, senza ritegno, che fa capire come in fondo in fondo sia rimasta una ragazzaccia.

L'ho fotografata alla villetta Di Negro, piazza Corvetto, Genova, febbraio 2009. Accanto ai rigogliosi cespugli come questo, con fiori di ogni colore (oltre al rosso, il rosa acceso e il bianco), i giardinieri hanno piantato degli alberelli allampanati, e li hanno potati sulla cima a forma di palla. Un po' ridicoli e irriconoscibili (i fiori sono comunque magnifici).

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Domenica, Febbraio 15, 2009
Pratolina
bellis perennis
Non vi è praticello di parco o giardino che, lasciato fare quel poco che basta a non snaturarlo, non ospiti le bianche corolle delle pratoline. Queste piccole piante pelosette sono una delle specie più conosciute della vasta famiglia della angiosperme (oggi dette magnoliofite, piante dal seme protetto da una sorta di involucro detto 'frutto'). Sono ancora più famose delle loro sorelle maggiori, le margherite propriamente dette, chrysanthemum leucanthemum (vedi anche 26 ottobre). E di esse più aggraziate e discrete, fiori che sembrano sbocciare dall'erba, con riflessi leggermente rosati al bordi dei petali, quasi il rossore sulle guance di una ragazzina. Si aprono solo in pieno sole, fuggendo la penombra e l'umidità. Fiore modesto, ma tenace, umile, ma sfavillante, sono già fiorite anche in città in questa fine d'inverno.
Fotografato nel prato che circonda il monumento a Giuseppe Mazzini, piazza Corvetto, Genova, febbraio 2009.

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Sabato, Febbraio 14, 2009
Mandorlo

prunus dulcisprunus dulcis

Piccole gemme crescono (nel giorno di San Valentino).
Il mandorlo è il primo di tutti, il primo dei prunus a coprirsi di fiori, così candidi e apparentemente indifesi dalle ultime crudeli pugnalate dell'inverno. Il mandorlo della foto qui sopra cresce in un giardino a terrazze, sotto i piloni dell'autostrada Genova-Livorno. Non è una posizione particolarmente soleggiata, ma divide sole e terra con due belle piante di limone. E' già coperto di gemme rosee, che convivono con qualche frutto legnoso rimasto sui rami. Aspetto con ansia (percorro quella strada tutti i giorni in macchina) di vederlo ricoprirsi di petali bianchi, come una spruzzata di tiepida neve sui rami snelli.
Molto fiorito era invece l'albero di mandorlo (foto a destra), che cresceva di fronte al mare, vicino all'abbazia di San Giuliano, in corso Italia, a Genova. L'ho fotografato nel febbraio del 2004, e lo potete ammirare anche in questa pagina. La bellezza di questi fiori è quasi commovente, non trova parole, nè una fotografia, anche di qualità migliore delle mie, può renderle giustizia. Come dice il grande giardiniere Paolo Peirone1 "una fotografia anche se bella e ben riuscita può comunicare molto poco di un giardino". E' vero, ma la fotografia è un pretesto per invitare tutti a non perdersi, fra breve, il grande spettacolo dei mandorli fioriti.
Auguri di san Valentino a tutti quelli che si vogliono bene.

1 Paolo Peirone - In giardino non si è mai soli - Feltrinelli 2002

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Mercoledi, Febbraio 11, 2009
Carla sul melo

malus domestica


E' sempre il solito melo, il vecchio, il generoso. Era un inverno tiepido quello del 2007, il campo già seminato, il cielo azzurro. Lo rimpiango oggi, stanca di vento e intemperie, stanca, anche, di lavoro, in attesa, fiduciosa, di momenti migliori, nuovi fiori e nuove foglie.

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Domenica, Febbraio 08, 2009
Senecione comune
senecio vulgaris
Esistono molte pianticelle di aspetto simile, fiori gialli più o meno intenso, a capolino, con o senza ligule (cioè i petali esterni più lunghi), i frutti sono acheni (seme quasi nudo) con pappo (barbetta volatile), disposti in soffioni bianchi. Piante di cui la più nota è il tarassaco, ma uno dei generi più numerosi è il senecio, che ho già citato quest'estate, il 6 agosto.
Il senecione di questa fotografia è un fiore per tutte le stagioni. E' molto comune, con capolini gialli, per lo più senza ligule, con brattee involucrali lisce. Queste caratteristiche dovrebbero renderlo riconoscibile da altre composite molto simili, ma con fiori più ampi e brattee pelose. Fiorisce tutto l'anno e anche in condizione proibitive. Fiorisce nel mio giardino, nonostante sia inverno, ci siano state numerose nevicate, cosa piuttosto inusuale in questa zona (cioè, non la neve, ma il fatto che sia comparsa più di una volta), sia caduta un'esagerata quantità di pioggia e grandine, e il sole continui a farsi desiderare. Il senecione è fiorito, oggi, come due mesi fa, come quest'estate, piccola umile pianta sul bordo della strada.

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Sabato, Febbraio 07, 2009
Eleagno

eleagnus ebbingei


Ho fatto una certa fatica a scoprire il nome di questa pianta. Il che dimostra il mio dilettantismo come appassionata di piante e di giardini. Ma sto imparando molte cose proprio con questo blog. Dunque, l'eleagno è un arbusto assai comune per siepi e bordure, sempreverde, molto resistente anche se non particolarmente seducente. Ha foglie coriacee, ovali, verde-brune, rami e piccioli marrone rossiccio. Forma siepi, ma tende ad allungare i solidi rami, snelli e diritti, verso l'alto. Ne cresceva un cespuglietto su una fascia (terrazza) del mio giardino; non sembrava granchè a suo agio fra melanzane e pomodori ed è stato sacrificato all'orticoltura. Poi lo incontro di nuovo nel parco di Villa Serra a Comago, all'inizio di gennaio di quest'anno (in quel periodo ho scritto diversi post su quel parco), ancora con tutti i suoi fiorellini, piccole campanelle color panna. Ed ho cominciato la ricerca, che è finalmente andata buon fine oggi e così, anche se è passato un po' di tempo, è giusto che sia la pianta del giorno.
Ho scoperto che il genere eleagnus comprende molte specie diverse, per lo più sempreverdi, ma a volte decidue, con piccoli fiori a campanella, a volte profumati, che spuntano in primavera o in autunno (dovrebbe essere in autunno inoltrato per ebbingei) e diventano bacche rossicce, a volte commestibili per uccelli e umani. Eleagnus augustifolia per esempio è un arbusto deciduo, spinoso, noto anche come olivagno o olivigno proprio perchè i suoi frutti sono simili alle olive. E commestibili sono anche le bacche di Eleagnus umbellata, come ci racconta con tanta grazia in questa pagina Paolo Tasini, un vero giardiniere che tiene un bellissimo blog Attraverso giardini.

scritto alle 17:16 da CarlaFed ::    COMMENTI


Venerdi, Febbraio 06, 2009
Gelsomino invernale

jasminum nudiflorum


I fiori di questo gelsomino spuntano in pieno inverno sui rami spogli. E allora quest'inverno che sappiamo quasi finito, ma ancora molto lontano dall'essere davvero finito, non è stagione senza fiori, piuttosto stagione senza foglie. Sogno che il tiepido sole finalmente squarci le nubi madide e illumini una nuvola di fiori gialli sui rami nudi in qualche giardino.
(fotografato nei pressi di corso Italia,a Genova ovviamente, nel febbraio 2002)

scritto alle 22:26 da CarlaFed ::    COMMENTI


Giovedi, Febbraio 05, 2009
Croco
crocus albiflorus
Sta per cominciare la stagione dei crochi. Quando sbocciano riempiendo i prati che appena appena (o non ancora) si sono liberati dalla neve. Sta per cominciare la stagione in cui la campagna ancora spoglia e dirupata dal gelo si riempie di minuscoli gioielli, viole, primule, scille, anemoni, campanellini.
Ma il croco è il primo, timido ed invadente, piccolo, ma coraggioso. Ha graziose corolle, dal bianco al violetto, petali vellutati e resistenti, stami giallo rossi e uno stimma arancione e piumoso. Il croco è lo zafferano, crocus sativus, specie ormai soltanto coltivata, la cui varietà selvatica ho già mostrato in autunno, il 20 ottobre. E' un'iridacea, cioè della famiglia dei giaggioli e dei gladioli.

I crochi della foto sopra crescevano nei pressi di Badia di Tiglieto, febbraio 2002. In un'altra pagina, ecco invece un prato di crochi in Val d'Aveto (pubblicata nell'archivio Photo Liguria). Ma era già marzo

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Mercoledi, Febbraio 04, 2009
Mimosa
acacia dealbata
Temeraria avanguardia della primavera, l'acacia dealbata già da settimane si è fatta tutta gialla. Gialli i piccoli e vaporosi boccioli, gialli i germogli, gialle le foglie nuove che si spalancano a pettine sottilissime sugli steli. Una nuvola di giallo sotto la neve. La neve va e viene e la mimosa se la scrolla spavalda di dosso ed è sempre più gialla. Così gialla che risalterà davvero poco con lo sfondo di questa pagina. Celebre per la sua 'impermanenza' (la mimosa effimera), è più bella adesso di quello che sarà fra un mese, quando sarà coperta di nuvolette ocra polverose e scolorite. Ma fra un mese, spero, ci rallegreremo con altri colori.

Fotografata in via Cadighiara, Genova, febbraio 2009.

scritto alle 22:44 da CarlaFed ::    COMMENTI


Martedi, Febbraio 03, 2009
Gli alberi quando si spogliano: fico



Nudo nell'aria frizzante e gelata, conserva (e stringe) due frutti rattrapiti. E una gemma.
Genova, via Francesco Pozzo, prima domenica del freddissimo febbraio 2009.

scritto alle 19:55 da CarlaFed ::    COMMENTI


Lunedi, Febbraio 02, 2009
Cedro del Libano
cedrus libani
Questo inverno è buio e ghiacciato, lungo, rigido, pesto e tetro. Ma a tratti bianco di vera neve che culla il sonno della terra. Gli alberi aspettano, vivono e sopportano.
Accorciato dal taglio della sommità, appesantito dalla neve, che in questi giorni è tornata a scendere in abbondanza, il nobile cedro del Libano nel giardino del mio vicino (a destra) non è certo così ampio come quello, proverbiale, che appare in sagoma stilizzata sulla bandiera del suo paese. Ma se ne intravede la forma, con i rami a palchi sovrapposti che gli conferiscono l'aspetto a candelabro.

cedrus libani

Albero diffusissimo in parchi e giardini, protetto e vezzeggiato, sfoggia d'estate 'fiorellini' di ambo i sessi, cilindrici, verdi, a grappoli. Come questi qui sopra, fotografati nel giardino di una casa a Montemarcello Magra (la Spezia), agosto 2008.

scritto alle 21:33 da CarlaFed ::    COMMENTI


Domenica, Febbraio 01, 2009
Cedro
cedrus deodara
Questo splendido esemplare di cedro si trova nella piana che circonda la Badia di Tiglieto (Savona), un antichissimo complesso monastico, ampiamente rimaneggiato nel corso di molti secoli, ma che ancora conserva la maestosità e il fascino delle abbazie di montagna.
Credo si tratti di un cedro dell'Himalaya, o deodara, per la forma conica e compatta, diversa dalla chioma larga ed espansa del cedro del Libano, e per le sfumature grigio argento del fogliame.
Esistono solo quattro specie appartenenti al genere cedrus, della famiglia delle Pinacee. Tutti e quattro sono originari di una regione montuosa molto circoscritta e particolare (Himalaya e Libano appunto, poi Cipro e Atlante, la regione montuosa nell'Africa nord occidentale). Tutti sono splendide conifere ornamentali e formano rade foreste, a volte da soli, a volte insieme a pini, abeti, tassi, o anche aceri. Il cedro dell'Himalaya è il più alto e imponente di tutti ed è un albero sacro. Il nome deodara deriva dal sanscrito "devadara" che significa albero degli dei. Grande e meraviglioso deve davvero apparire questo albero quando forma boschi puri, lassù nei pressi del tetto del mondo.
La fotografia risale a febbraio 2002.

scritto alle 17:18 da CarlaFed ::    COMMENTI


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