Fiori e foglie... una pianta al giorno
Amo moltissimo le piante. Soprattutto i grandi alberi, le creature più generose della terra. Ma anche le piccole erbe di prato, persino quelle più impudenti, che si ostinano a resistere ai miei tentativi di estirparle dalle aiuole del giardino. Poca gente osserva le piante, forse le trovano noiose. Pochi sanno riconoscere un leccio, o addirittura distinguere un ippocastano da un tiglio. E' un vero peccato, le piante non sono affatto noiose, e in questo diario botanico io voglio presentare ogni giorno una pianta diversa, del giardino, del campo, del bosco
Naturalmente questo blog non ha pretese scientifiche né manualistiche. E' solo una piccola raccolta di pensieri, mentre osservo le piante, con la speranza di imparare a conoscerle meglio.

Lunedi, Novembre 30, 2009
Campanula comune
campanula trachelium
Questa campanula, modesta perchè comune e a lungo fiorita, è viceversa nobile di aspetto e raffinata di forma. Il suo nome scientificao 'trachelium' deriva da trachea, gola, forse perchè le sue profonde corolle ricordano una gola spiegata, forse perchè fra le virtù medicinali dei suoi estratti si annoveravano quelle di beneficio per il mal di gola. Somiglia un poco a quella campanula medium che ho mostrato il 9 luglio 2009, ma la fioritura della campanula comune è tuttavia più tardiva e prolungata e le sue campane leggermente più esili
Stupita, ma non troppo, di trovarla lucida e fresca su un prato verdissimo prospiciente le rovine del castello dei Fieschi di Torriglia, alta val Trebbia (Genova), in una parentesi di sole, in questa piovosissima stagione.

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Domenica, Novembre 29, 2009
Asteroide salicina
buphthalmum salicifolium
Conosco da sempre questa meravigliosa margherita, per me la margherita gialla per eccellenza, così comune sui pendii erbosi dell'Appennino ligure. Il suo nome scientifico buphthalmum salicifolium significa occhio di bue a foglie di salice, perchè ha capolini così perfettamente rotondi e foglie affusolate come quelle dei salici. La sua stagione di fioritura dovrebbe esaurirsi in settembre, ma non mi stupisce averne trovato un esemplare ancora in questi giorni, in novembre. La stagione è ancora mite e molte piante vivono una seconda primavera. Ieri il sole ci ha sorriso per quasi tutto il giorno e finalmente abbiamo cambiato aria dentro i polmoni. Oggi è tornata la pioggia, abbondante e prepotente, e l'orizzonte è scomparso nella nebbia. Comincia a fare un po' più freddo. Questi sono davvero gli ultimi fiori dell'anno.

Fotografato in alta val Trebbia, comune di Propata (Genova).

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Sabato, Novembre 28, 2009
Silene dioica
silene dioica
Finalmente un mattino meno uggioso, la nebbia si è dissolta facendo spazio a un timido azzurro e al sole, a tratti caldo e luminoso. Ancora qualche fiore sperduto fra l'erba umida e il rovo.
La silene dioica, anche detta licnide, dal greco lychnos, lampada, per la luminosità dei suoi colori, ha petali rosa o bianchi. E' fra tutte le sileni comuni quella con la fioritura più prolungata, qui stella candida sui prati di novembre.

Fotografata presso Torriglia (Genova), circa 900 m slm, oggi, novembre 2009.

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Venerdi, Novembre 27, 2009
I colori della città: vite americana

parthenocissus tricuspidata


Sul muro dell'ascensore di Castelletto (Genova, ovviamente), autunno 2008, rossa più rossa che mai.

vedi anche 3 ottobre 2008

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Martedi, Novembre 24, 2009
I colori del bosco: castagno

castanea sativa

Colline di Sori (Genova), novembre 2004


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Lunedi, Novembre 23, 2009
Contrasti di stagione



Il corbezzolo ha fiori bianchi e frutti rossi, sparsi fra le verdissime foglie.
Invece le foglie dell'orniello si sfumano nel rosa prima di volarsene via.

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Domenica, Novembre 22, 2009
Broccoli
brassica olearacea var. botitrysStiamo facendo scorpacciate di broccoli, una verdura ricca di proprietà nutritive e benefiche. Ho cominciato a seminarli all'inizio di giugno, ma la prima semina è andata male perchè qualche larva o animaletto ha divorato tutte le piantine. Le bianche farfalle cavolaie si prendono buona cura della loro progenie e depongono milioni di uova sui cavoli, di cui i bruchi sono molto ghiotti. Dopo un po' ci ho riprovato e qualche cosa sono riuscita a salvare.
Ho poi fatto ancora due semine, con alterna fortuna. Così in agosto avevo abbastanza piante da riempire mezza fascia e le metto a dimora belle distanti, sembra esagerato per piantine così piccole, protette dal sole con una rete fitta. Dopo due o tre settimane hanno cominciato a crescere e a mettere delle foglie enormi, lucide e impermeabili, grigio verdi e poi proprio azzurre. Guardavo quei fazzolettoni di foglie blu e i fusti robusti piegarsi sotto il peso e pensavo che forse non avrebbero mai fatto i fiori. Invece i fiori sono arrivati, cespi verdi di boccioli; quando sbocciano sono gialli, ma non sono più buoni da mangiare. Un raccolto gustoso ed abbondante, affogato nella nebbia di novembre. Da dividere, comunque, con i bruchi.

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Sabato, Novembre 21, 2009
Tropeolo ( e sedum)
tropeolum majus & sedum spectabilis
La stagione, umida e uggiosa, è ancora assai calda e non mancano copiose fioriture, prati bianchi e gialli di pratoline(1) e tarassachi(2), e nel giardino bocche di leone(3), ancora abelia(4) e il rosso acceso della salvia ananas (5). Anche il tropeolo sfoggia i suoi fiori vermigli, fra le foglie ancora verdi, certo più verdi di quanto non lo fossero in agosto. In un vaso sul terrazzo, accanto al sedum spectabilis(6), le cui ombrelle sono, in contrasto, ormai seccate, le foglie gialle e sfatte; ma, alla base, già in gestazione nuovi "cavolini".
Ho già parlato del tropeolo l'anno scorso (12 settembre 2008) e lo chiamava nasturzio, perchè come nasturzio indiano, o cappuccina, è per lo più conosciuto. Ma non lo chiamerò più così. Libereso Guglielmi (7)racconta perchè questo fiore si chiama tropeolo. Glielo aveva spiegato il suo maestro Mario Calvino, il professore di agronomia padre di Italo. Il nome tropeolo deriva dal latino e significa piccolo trofeo. I romani, dopo una vittoria, innalzavano un palo sul quale mettevano lo scudo e l'elmo del guerrioro vinto, ossia il 'trofeo'. tropeolum majus La foglia del nasturzio indiano ha proprio la forma tondeggiante simile a un piccolo scudo, e il fiore ricorda l'elmo macchiato di sangue del guerriero ucciso. Da quando conobbe questa storia, anche Libereso dice che i nasturzi indiani per lui furono per sempre tropeoli.

(1) 15 febbraio 2009
(2) 17 marzo 2009
(3) 26 settembre 2009
(4) 2 settembre 2009
(5) 31 agosto 2008
(6) 20 agosto 2009
(7) letto in "Libereso, il giardiniere di Calvino", da un incontro di Libereso Gulglielmi con Ippolito Pizzetti, Muzzio 1993 -- II ed. 2009

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Venerdi, Novembre 20, 2009
Le foglie prima che cadano: pesco

prunus persica
Fontanegli (Genova), novembre 2009


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Giovedi, Novembre 19, 2009
Pleiospilos o pianta sasso
Pleiospilos nelii
L'inquadratura dall'alto, ravvicinata, insolente, non rende giustizia a questa originale piantina delle Aizoacee, carnosa e tutta macchiettata, come indica il suo nome (pleios significa molte, e pilos, macchie). Ha certo qualcosa del sasso, anche se le piante sasso propriamente dette sono un po' diverse e si chiamano lithops. Sembra forse uno strano monolite, un incavo nella roccia, una fenditura. Lì in mezzo, a primavera potrebbe nascere un fiore.

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Mercoledi, Novembre 18, 2009
Liquidambar rotundiloba
liquidambar styraciflua 'rotundiloba'Ecco un altro mistero di Washington svelato dai miei amici di Dave's garden. Questo albero è quasi sconosciuto in Europa, ma non è altro che una varietà molto attraente del già bellissimo liquidambar styraciflua (vedi 25 novembre 2008), albero di origine nordamericana, dalle resina profumata. Il nome inglese 'sweetgum', gomma dolce si riferisce proprio a questa resina, che in italiano si chiama storace e ha meritato all'albero il nome comune di storace americano, peraltro mai usato, dato che esso è molto più conosciuto come liquidambar.
La caratteristica di questa varietà sono le foglie che, come suggerisce l'aggettivo, hanno lobi non a punta, ma arrotondati e inoltre sono molto lucide, con straordinari colori autunnali. Si tratta di una varietà singolare, scoperta negli anni '30 negli Stati Uniti, e solo molto recentemente diventata famosa, perchè è una varietà sterile. In inglese si chiama 'fruitless sweetgum', ovvero gomma dolce senza frutti. L'albero produce fiori, ma i frutti crescono malformati e non giungono a maturazione. Deduco che la pianta viene propagata per talea per mantenerne le stesse caratteristiche.
Fotografato a Washington, novembre 2008, dalle parti dei grandi musei, Independence Avenue o strada limitrofa.

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Martedi, Novembre 17, 2009
Pero da fiore, Pyrus calleryana
pyrus calleryana
Fra gli alberi fotografati a Washington nel mio viaggio dell'anno scorso, alcuni erano ancora rimasti senza un nome. Finché sono riuscita a smascherarli con l'aiuto degli amici di Dave's garden, un sito americano di giardinaggio. Ho scoperto così che l'albero di questa fotografia è un pero, di origine cinese, molto usato come albero ornamentale nelle città e metropoli degli Stati Uniti per il suo fogliame attraente, la fioritura cospicua e soprattutto la fiera pazienza con cui sopporta le avverse condizioni di vita in città. A un pero non avrei certo mai pensato, albero da noi esile quasi gracile. Di questa specie, che può viceversa raggiungere i 15 metri, esistono numerose varietà o cultivar, di cui la più diffusa è il pero di Bradford, rinomato per l'abbondanza della chioma. Come tutti gli alberi diventati troppo comuni, ha schiere di detrattori che lo additano al pubblico lubidrio come specie infestante, costante minaccia per lo spazio vitale delle specie autoctone. Ho colto una sfumatura di malcelato disprezzo anche nella persona che, nel forum sopracitato, mi ha detto come si chiamava. pyrus calleryanaNo comment. Mi viene sempre la tentazione di sconfinare sui temi sociali, ma mi trattengo perché mi pare fuori luogo. Mi limito sono a ricordare, ancora un volta, che questi alberi cinesi non hanno scelto di loro volontà di colonizzare gli Stati Uniti, anzi. Tornando al pero calleryano (non ho idea da dove venga il nome della specie, forse dalla città di Callery, Pennsylvania?), l'anno scorso, in novembre, le sue lucide foglie erano ancora per lo più verdi, ma già stavano cominciando a tingersi di giallo pallido e rosso porpora. L'elegante colore autunnale è un'altra caratteristica che rende un'essenza arborea adatta ad ornare i viali.

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Lunedi, Novembre 16, 2009
Senecio a collana
senecio rowleyanus
Davvero sorprendente il senecio, un genere della famiglia delle asteracee (anche dette composite) che comprende un numero esorbitante di specie, molte delle quali sono piante riccamente fiorite. Le forme più banali, con capolini più o meno ligulati, si incontrano nei campi, anche tutto l'anno (s. vulgaris, 8 febbraio 2009) , o nei boschi (s. fuchsii, 6 agosto 2008), e anche vicino al mare (s. cineraria, 14 maggio 2009). Ma le incarnazioni di questa pianta sono innumerevoli! Solo qualche giorno fa ho scoperto il senecio macroglossum, una specie ornamentale con foglie simili a quelle dell'edera e ampi fiori a forma di margherita, bianchi o gialli. Non ho fotografie di questa specie, per ora, ma le sorprese con il senecio non sono finite. Appartengono al genere anche elementi classificati come grasse o succulente, e in particolare questa originale piantina con i rami a forma di collana. Le perle della collana sono foglie carnose, appese a rami sottili, striscianti o pendenti, verdi nella bella stagione diventano bianche d'inverno. I fiori, quando li fa, se li farà, sono piccoli capolini bianchi, assai graziosi a giudicare dalle immagini che ho trovato. Ma la sua attrativa principale sono le collane di foglie, fitte e lussuosamente ricadenti come gioielli nel loro tempo migliore.
Le piante succulente mi intimidiscono, temo sempre di non comprenderle. Chissà come si troverà a casa mia questo bizzarro senecio. Sembra che i rametti a contatto con la terra emettano radici, e allora un po' mi rassicuro. Se la pianta madre si stanca, magari riuscirò a salvare qualche talea.

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Domenica, Novembre 15, 2009
Kaki
diospyros kakiQuest'alberello di kaki che cresce in un praticello dei miei vicini, è stato potato drasticamente la scorsa primavera, capitozzato direi, e ora è cresciuto lungo lungo, slanciandosi in modo abbastanza innaturale per ricuperare l'altezza perduta. Non ha, ovviamente, fatto alcun frutto, ma le sue larghe foglie carnose stanno docilmente sfumandosi nei meravigliosi colori autunnali. I miei vicini sono persone discrete e sensibili e avranno avuto le loro buone ragioni per capitozzare il kaki, albero non sempre gradito, perchè i dorati e dolcissimi frutti attirano gli insetti e, se non raccolti, si ammassano, molli e appicosi, sul terreno tutt'intorno. Avranno avuto, ne sono convinta, una ragione logica per farlo. Ma vedere un albero potato in quel modo fa riflettere. Per i grandi alberi, ho già parlato un poco del problema (8 dicembre 2008), che si ripresenta in città, puntuale, in questo periodo. Per tutti dovrebbe valere la regola che la miglior potatura è quella che non si vede, perché drastiche riduzioni della chioma o dei rami portano alla formazione di disarmonie. Come un kaki a forma di piccolo cipresso ... E col tempo a processi di degradazione del legno, difficilmente risolvibili. Per gli alberi da frutto familiari, poi, la potatura dovrebbe sempre assecondarne la forma naturale, in modo che si possano esprimere al meglio, dimostrando tutta la loro generosità. diospyros kaki
Poco distante, il mio albero di kaki (foto qui a destra, quest'albero si chiama anche diospiro o kako cinese) , completamente abbandonato a se stesso, cresce rotondo e vispo, pesante di pomi aranciati, grassi e presto sfatti, preda di vari artropodi e uccelli, mentre le sue spesse foglie dei colori più accesi ormai ricoprono tutto il terreno sottostante. Finchè resterà, come si conviene a un albero di Natale, spoglio e sfavillante di palle colorate (vedi 28 novembre 2008).


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Sabato, Novembre 14, 2009
Colori d'autunno



Questi alberi non hanno nome perchè non so che cosa sono, né posso saperlo a causa della lontananza e mancanza di dettaglio. Eppure questo blog esiste proprio per dare un nome a tutte le piante che si incontrano sul proprio cammino. Allora faccio uno strappo alla regola perchè l'immagine mi rimbalza sotto gli occhi da un po' di autunni (è stata scattata nel novembre 2007), e mi pareva bella. E tiro a indovinare, buttando lì che siano del genere prunus, prugnoli o ciliegi selvatici, una macchia rossa di fuoco sulle pendici del monte di Capenardo, val Bisagno (Genova)

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Giovedi, Novembre 12, 2009
Alchechengi
physalis
In giardino è spuntato un altro alchechengi (physalis, solanacea). Assomiglia, ma non è proprio uguale a nessuno degli altri due. Non è certo il physalis alkekengi comune (anche detto physalis franchetti, 12 agosto 2009), con i suoi palloncini rosso arancio, tanto decorativi quanto effimeri; quell'alchechengi ha da tempo terminato la fioritura e ha già perso quasi tutte le foglie. Assomiglia di più a un'altra pianta, il cui nome più corretto è forse physalis peruviana, più conosciuta come alchechengi a frutti commestibili (physalis edulis, 19 ottobre 2008 ) e per questo coltivata e anche inselvatichita. Questo alchechengi è una pianta eretta, perenne, con fiori giallini, a campana rotonda e foglie più larghe, cordate alla base . Fiorisce più tardi, già in autunno; ma tanto tardi che nel mio giardino i suoi frutti commestibili non sono mai maturi.
Ora ho un nuovo alchechengi, ma di lui so poco, o niente. Era nato e cresciuto sotto ai cespugli di dalie che ho estirpato perchè piegati e spezzati dalla pioggia. Ha fiori giallo intenso, con cinque macchie scure, foglie affusolate e palloncini molto piccoli e poco appariscenti. E' fiorito più tardi di tutti, quando fiori in giardino non ce n'è più. Ha le foglie del primo e i fiori del secondo. Forse è così che si creano gli ibridi?

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Mercoledi, Novembre 11, 2009
Azzeruolo
crataegus azarolusLa stagione dei fiori e delle foglie si avvia alla sua naturale conclusione. Comincia la lunga stagione del disfacimento e dell'attesa per la rinascita. Ma è ancora la stagione dei frutti.
Ricordato più come curiosità che come albero da frutto, il parente commestibile del biancospino, l'azzeruolo, produce piccole melette di colore giallo, rosato o rosso, dal sapore leggermente acidulo. La varietà rossa, le drupe della foto a sinistra, è la più rustica e meno saporita, buona praticamente solo per preparare marmellate. Migliore la qualità bianca, con frutti di forma sferica compressa alla cima, buccia liscia e polpa croccante, come si vedono, ancora acerbi in estate, nella seconda fotografia.
crataegus azarolusL'azzeruolo è un arbusto contorto, dalla crescita lenta. Le foglie hanno una lamina dentata divisa in tre lobi. Ma è robustissimo e resistente a tutte le pestilenze che implacabili colpiscono gli alberi da frutto (e tanta disperazione causano negli improvvisati frutticoltori biologici). Lentamente, con i suoi tempi, produce drupe saporite e commestibili, e non si ammala mai. Questi suoi, pur rozzi, pregi meriterebbero più rispetto.


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Martedi, Novembre 10, 2009
Lino d'acqua
samolus valerandi
Una rosetta di foglie grassocce che si apre verdissima sulla superficie umida della roccia, non lontano da capelvenere (adiantum capillus veneris, 12 novembre 2008) e ombelichi, sempre di Venere (umbelicus rupestris, 8 novembre 2008). Fa pensare a una succulenta, una pianta grassa insomma. Invece il lino d'acqua è una primula, o meglio appartiene alla famiglia delle primulaceae (per altri alle samolaceae), sebben il nome primula poco gli si andrebbe addosso, dato che fiorisce a stagione avanzata. Ma a novembre i fiori sono comunque ormai solo un ricordo, nei calici vuoti rimasti lungo lo snello stelo (vedi sotto). E l'acqua la ama davvero, questa primulacea da palude, che in inglese si chiama brookweed, erba di ruscello, ed è consigliata come pianta da acquario, perfino per gli acquari salmastri, con l'avvertenza che, completamente sommersa, non sopravvive a lungo. Poveretta. Immagino che sia più felice su questo muretto zuppo di muschio, bagnata sì, ma non affogata.



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Lunedi, Novembre 09, 2009
Bauhinia
bauhuinia forficata
Lo so, è autunno, la stagione delle splendide foglie rose, amaranto, d'oro. Ma questo è un albero brasiliano, quindi sta dall'altra parte del mondo, dove adesso è primavera. Credo di averlo già detto, e odio ripetermi, io ho un debole per la primavera. Poi questo è un albero sempreverde, le foglie non cambiano colore e non cadono, anche se nel giardino botanico di Lucca, dove l'ho fotografato, soffrirà un po' il freddo e forse non sarà poi tanto felice. Bellissime queste verdissime foglie, dalla caratteristica lamina biloba, percorsa da nervature marcate. Sembra che Linneo (sempre lui) abbia chiamato questa pianta Bauhinia in onore dei due fratelli John e Caspar Bauhin, botanici svizzeri del XVI secolo, associando alla celebre coppia la doppia foglia di quest'albero. La famiglia è quella delle Caesalpinacee, così chiamata da un altro grande scienziato e botanico dello stesso secolo, Andrea Cesalpino. I botanici amano sempre autocitarsi. Però bisogna capirli, dove trovare altrimenti spunto per battezzare tutte quante queste creature diverse?
Oltre alle magnifiche foglie, la bauhinia sfoggia vistosi fiori bianchi, dai lunghi petali. Dovrebbe fiorire nel mese di ottobre, ma non so se lo faccia a Lucca perché purtroppo non l'ho mai vista.

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Domenica, Novembre 08, 2009
Lantana
lantana sellowianaLa lantana è ancora fiorita, o almeno ci prova. Questa specie, sellowiana o montevidensis, originaria, come suggerisce il nome, dell'Uruguay, è una pianta abbastanza minuta, con lunghi fusti sottili, anche ricadenti, e foglie ovali, dentellate, molto ruvide, quasi pungenti. I suoi dolcissimi fiori sono rosa lilla oppure rosso o ancora giallo, e possono durare fino a novembre inoltrato, prima che la pianta entri in letargo. Tanto vale godersela adesso, l'ultimo colore della bella stagione, sperando che l'inverno sia con lei clemente e che ritorni a gemmare in primavera. La pianta di questa fotografia cresceva in un vaso sul balcone della casa in cui abitavo nel 2003. L'avevo acquistata dopo che il caldo torrido di quella famosa estate aveva ridotto male quasi tutte le altre piante, geranei compresi. E' sopravvissuta all'inverno, ed è rifiorita l'anno dopo, ma solo una volta, purtroppo. Mi manca molto la sua fioritura discreta e generosa e il suo portamento elegante e selvatico. Anche se temo che il clima del mio giardino non le sarebbe troppo congeniale, a volte penso di piantarne un po' in giro, per far compagnia all'abelia (vedi 2 settembre 2009), anche lei ancora fiorita.
Per molto tempo ho creduto che le lantane dei vivai fossero una varietà coltivata del viburnum lantana, arbusto rustico che cresce spontaneo nei nostri boschi e ha mazzi di fiori bianchi molto decorativi. Ma non è proprio vero, anche se si assomigliano. Il viburnum appartiene alla famiglia delle caprifoliacee, mentre la lantana, genere esostico che cresce spontanea, ma avventizia, in qualche regione del Sud, è una verbenacea. E' stato Linneo in persona a classificarla come genere a sè, separandola dal genere viburnum con cui pareva imparentata a causa della somiglianza soprattutto delle foglie.

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Venerdi, Novembre 06, 2009
Radici
fagus sylvatica




... E poi il faggio è bello perché ha quelle radici che somigliano a mani che si aggrappano
(Libereso Guglielmi)


-- da "Libereso, il giardiniere di Calvino", da un incontro di Libereso Gulglielmi con Ippolito Pizzetti, Muzzio 1993 -- II ed. 2009


Massiccio dell'Adelasia (Savona), novembre 2002


fagus sylvatica
Foresta demaniale del Monte Penna, val D'Aveto (Ge), tante estati fa


fagus sylvatica
Colle del Melogno (Savona), ottobre 2005


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Mercoledi, Novembre 04, 2009
Crassula a foglie squamiformi
crassula lycopodioides
A differenza della crassula che ho mostrato il 17 ottobre che cresce in un vaso, questa sua parente cresceva su un muro, rigogliosa, verdissima. Ma è comunque un'avventizia perchè le crassule, e in particolare questa specie, non sono spontanee dalle nostre parti. Sono originarie del Sud Africa e soltanto un paio di specie sono considerate ormai naturalizzate. Dobbiamo dire perciò 'sfuggita alla coltivazione' perché in vasi e giardini la crassula a foglie squamiformi si trova spesso ed è piuttosto invadente. Ha foglie appressate lungo il fusto come squame di serpente e fiori piccolissimi, dello stesso colore delle foglie, prodotti in numero esagerato quanto ininfluente, dato che non si vedono.

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Martedi, Novembre 03, 2009
Victoria regia
victoria
La Victoria regia è un'enorme pianta acquatica della famiglia delle Nymphaeaceae originaria dell'Amazzonia. Ha larghissime foglie galleggianti, del diametro fino a due metri, sorta di zattere vegetali che possono sopportare il peso di un ragazzino. Per questo è una pianta molto osservata e studiata nei suoi dettagli, per carpire il segreto della sua resistentissima struttura.
La foto potrà anche sembrare scadente, ma il ricordo è luminoso. Era una delle prime digitali compatte, utilizzava un floppy disk come scheda di memoria. Il luogo è il parco Balboa a San Diego, California, dove passeggiavo con la mia amica Peggy, che a quel tempo a San Diego ci abitava. Era lei la proprietaria della macchina fotografica, e i floppy disks me li ha regalati. Sembra preistoria, ma era il novembre 2001, soltanto due mesi dopo quell'11 settembre che tanto ha fatto parlare di sè. Era bello, il parco Balboa, con quell'aspetto un po' finto di certi giardini americano. La vegetazione lussureggiante è quasi tutta importata, perchè la flora autoctona della California del sud è scarna e brulla, ma il clima generoso accoglie ogni crescita. Così ho visto piante mediterranee, accanto a piante che non avevo mai visto e non saprei riconoscere. Anche se non è questo il caso della Victoria regia, unica e indimenticabile.

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Lunedi, Novembre 02, 2009
Lepidio graminifoglio
lepidium graminifolium
E' nato in giardino dopo le abbondanti piogge di ottobre e mi ha colto alla sprovvista perchè i suoi piccoli frutti (siliquette) non hanno la forma triangolare di quelle della capsella bursa-pastoris (vedi 22 febbraio 2009), che abbonda ovunque negli incolti e fiorisce tutto l'anno. Invece questa pianta, in fiore di norma da maggio a ottobre, ha fusti esili ed estremamente ramificati, fogli lineari, lanceolate (il nome lo dice, assomigliano a quelle delle graminacee) e siliquette a forma di seme d'uva. Tutte le sue forme sono minuscole, i fiori sono davvero minutissimi. Già ieri, giornata nuvolosa, ma asciutta, si intravedevano i frutti spuntare in mezzo alla microscopica corolla. Oggi la pioggia è caduta abbondante e le piccole infiorescenze hanno perso ogni petalo. Un altro mese è finito e novembre ci porta sempre più vicino all'inverno.

scritto alle 21:18 da CarlaFed ::    COMMENTI


Domenica, Novembre 01, 2009
Ciliegio d'inverno, ciliegio di Gerusalemme
solanum pseudocapsicum
Tutti i negozi di piante ornamentali propongono in questa stagione questa pianticella, colorata e generosa, anche se il suo aspetto è un po' finto. Ovviamente del ciliegio non ha assolutamente nulla, ma il nome di fantasia è divertente. Si può anche chiamare peperoncino d'inverno, con maggiore verosimiglianza, dato che di solanum si tratta, anche se non commestibile. Ma la somiglianza può davvero trarre in inganno visto che le bacche di questo solanum sono abbastanza velenose, tanto da essere tossiche per animali e naturalmente anche per i bambini. Va detto che esistono due specie molto simili fra loro, entrambe con bacche velenose, s. capsicumcastrum, il ciliegio o peperoncino d'inverno appunto e s. pseudocapsicum, detto ciliegio di Gerusalemme. Non saprei quale sia la differenza, forse sono sinonimi, e comunque temo condividano lo stesso destino. Chiuse negli appartamenti, le pianticelle acquistate vivranno la loro brevissima stagione, consumando a una a una le bacche vermiglie. Più fortunato questo esemplare che cresceva all'aperto, nei vicoli di un villaggio dell'imperiese, a settembre portava oltre alle sgargianti bacche, nugoli di fiorellini bianchi (simili in tutti e per tutto a quelli della morella, 15 ottobre 2008), la sicurezza di nuovi frutti, rosse 'ciliegie' in preparazione per l'autunno e, magari, l'inverno.

scritto alle 23:38 da CarlaFed ::    COMMENTI


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