Fiori e foglie... una pianta al giorno
Amo moltissimo le piante. Soprattutto i grandi alberi, le creature più generose della terra. Ma anche le piccole erbe di prato, persino quelle più impudenti, che si ostinano a resistere ai miei tentativi di estirparle dalle aiuole del giardino. Poca gente osserva le piante, forse le trovano noiose. Pochi sanno riconoscere un leccio, o addirittura distinguere un ippocastano da un tiglio. E' un vero peccato, le piante non sono affatto noiose, e in questo diario botanico io voglio presentare ogni giorno una pianta diversa, del giardino, del campo, del bosco
Naturalmente questo blog non ha pretese scientifiche né manualistiche. E' solo una piccola raccolta di pensieri, mentre osservo le piante, con la speranza di imparare a conoscerle meglio.

Domenica, Gennaio 31, 2010
Cestrum
cestrum fasciculatum
Inaspettata e abbondante fioritura del cestrum rosso, un arbusto sempreverde proveniente dall'America centrale. Erano i primi giorni di febbraio 2009, alla villetta Di Negro, piccolo parco urbano nel centro di Genova. Al genere appartengono i cosidetti 'gelsomini notturni' cestrum nocturnum, i cui fiori bianchi e dall'intenso profumo, si aprono di notte. Questo bell'arbusto colorato ed esuberante è una pianta velenosa, fatto che non sorprende per una solanacea, una famiglia che mi ha abituato ai forti contrasti, e va dal ghiotto pomodoro, all'ambigua melanzana, fino all'infida belladonna, oltre a tante altre erbe ed erbette più o meno velenose (vedi per esempio 15 ottobre 2008 e 28 giugno 2009). Il terreo inverno di quest'anno non concede grandi occasioni per uscire dal guscio, e induce a pigrizia, domestica e cittadina. Chissà se il cestrum sarà già fiorito ...

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Sabato, Gennaio 30, 2010
Fico rampicante


Questo ficus è un rampicante che si trova in tutti i giardini e si chiama anche f. repens. Le piante giovani hanno foglie piccole, verde brillante, quasi cuoriformi o rotondeggianti, fitte e vagamente increspate. La crescita può essere lenta, ma se si trova bene, gradisce la terra e l'esposizione, può anche accelerare e coprire un muro in un'estate. Le piante adulte e robuste hanno foglie più grandi, lucide e coriacee, e producono frutti a forma di pera, come quello della foto. Se ne vedono molte pendere dai muretti dei viottoli, le antiche creuze. Originario dei tropici, ovviamente non ama il freddo. Il rampicante che cresce sui muretti del mio giardino non ha mai fatto 'pere' (ops, non sarebbe più corretto chiamarli 'fichi'?), ma prosperava. Ahimè, il gelo di quest'anno l'ha prostrato. Le foglie superficiali sono tutte secche, ma spero che sotto sotto ancora resista.
Fotografato in via Francesco Pozzo (Albaro), a Genova, fine gennaio 2009.

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Giovedi, Gennaio 28, 2010
Palma di Romanzoff









Si chiama anche cocco piumoso ed è originaria dell'Argentina. E' una palma dalle fronde aggraziate e molto verdi. Fiorisce d'inverno, nei giardini vicino al mare.




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Mercoledi, Gennaio 27, 2010
Pino domestico
Solitari sul brullo declivo, oppure in gruppi radi sul crinale, nei giardini e nei boschi, a picco sul mare o sulla sommità di una collina nell'entroterra, là dove il mare neanche si immagina, i pini sono dappertutto. Non li guardiamo con grande interesse, spesso non li guardiamo affatto; ma se un tratto, improvvisamente, scomparissero tutti i pini domestici del nostro paese, il vuoto che lascerebbero sarebbe profondo. Una grande voragine di mancanza di verde. Albero invadente quindi, ma soprattutto onnipresente. Da quando è diventato famoso come sentinella del golfo d Napoli (che, a mio modesto parere, e malgrado tutti i tentativi di rovinarlo per sempre, rimane il più bel golfo del mondo), la sua immagine è indissolubilmente legata a quella del Mediterraneo. E' la conifera più importante di queste parti, spesso in associazione con il p. pinaster (21 luglio 2008) o, più raramente con p. halepensis (10 dicembre 2009), i tre pini del sud. Albero forte, ha semi di dolce consistenza, ma ben difesi. Rompere i gusci dei pinoli, marrone chiaro, ma ricoperti di impalpabile polvere bruna, non è molto facile. Tanto che chiunque abbia provato a farsi una scorta di pinoli raccogliendoli dalle pigne cadute, si è ben presto fatto una ragione sul perché il prezzo di questa piccola merce è così alto. Albero massiccio, con la corteccia squamosa, a volte usato in modo improprio per rimboschire terreni e pendii che già da tempo hanno dimenticato che cosa vuol dire ospitare i grandi alberi. Tutti lo conoscono e tutti lo chiamano pino, e per una volta soltanto, è difficile sbagliare.

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Martedi, Gennaio 26, 2010
Acetosella gialla

Originaria del sud Africa, fu importata in Europa, e precisamente a Malta alla fine del XVIII secolo da una signora inglese che ne donò una pianta proveniente dalla Colonia del Capo a padre Giacinto, botanico locale. La pianta si impose prepotentemente, diffondendosi per divisione dei bulbi (cioè per via vegetativa e non per seme), divenendo ben presto 'la pianta più comune delle isole maltesi' e emigrando velocemente in Sicilia e poi in varie regioni del Sud Italia, e ancora sempre più su, fino in Liguria. Fiorisce da novembre a maggio ed ha straordinari fiori gialli disposti in una infiorescenza ombrelliforme. Le foglie, come nelle altre acetoselle (20 aprile e 29 agosto 2009) sono divise in tre segmenti (ma oxalis deppei, 10 giugno 2008 è tetrafoliata) e punteggiate di bruno sulla pagina superiore. Formano cuscinetti morbidi e garbati sulla sommità del muretto, all'angolo del prato, da cui si slanciano in giù gli steli sottili che recano il gruppo di fiori. Petali gialli contro la pietra, nell'ultimo, unico sole che per ora ci ha regalato gennaio, ancora sulle alture di Nervi (Genova)

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Lunedi, Gennaio 25, 2010
Aeonium
Un timido sole, sempre guardato a vista da minacciose nuvole nerastre, mi ha permesso una breve passeggiata, sabato, sulle alture di Nervi (Genova). Due passi lungo le creuze che guardano il mare, ma un po' da lontano. E grazie al clima magico di questo versante, ho trovato molti fiori, anche se per lo più si tratta di esotiche e avventizie. Questa pianta cresceva dentro un vaso, fin troppo piccolo per la sua mole, sul davanzale di una finestra a piano terra. Affascinante fioritura a piramide sostenuta da un fusto coperto di foglie grassocce. Una crassulacea, certo, ma quale? Scopro che si tratta di aeonium arboreum, una specie originaria delle Canarie e che nei climi caldi (per noi leggi Sicilia) cresce veramente come un albero, fino a 1 metro e, secondo alcuni, anche fino a 2 metri di altezza. Che bello immaginare un bosco di fiori gialli. Più frequentemente piante del genere si trovano come piante da appartamento, con le loro rosette di foglie, verde chiaro, o verde bluastro o rossicce. Ora che ci penso ne ho avuto anch'io una sul balcone di casa, per un po' di tempo, diversi anni fa; non so che specie fosse, era una pianta molto comune e l'avevo trovata per strada. Finì abbastanza tragicamente, con mio sconforto, durante i lavoro di ristrutturazione della facciata. Aveva delle dignitose fioriture gialline, ma una fioritura così abbondante non l'avevo mai vista nè immaginata.

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Domenica, Gennaio 24, 2010
Primula

Lo so, non è proprio una meraviglia di fioritura, e le foglie sono abbastanza mangiucchiate dai vermetti. Ma vederla mi ha commosso. Venerdì sera, il termometro dei pannelli solari sul tetto segnava -4° C e anche se oggi il cielo è coperto e siamo tornati a +5° C, l'inverno è ancora di un grigiore immenso e le ferite che sta lasciando sono profonde. Eppure eccola lì questa primuletta, con i suoi bocciolini belli sodi, di un giallo così chiaro che la macchina fotografica lo impasta come fosse bianco. Coraggio primuletta, come diceva un grande poeta romantico:
"... if winter comes, can spring be far behind?"

per le primule, vedi anche 7 marzo e 3 aprile 2009

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Sabato, Gennaio 23, 2010
Cedracca
Torno in Italia. Sempre inverno. Questa felce sporifica durante tutti i dodici mesi dell'anno. Si incontra ovunque, sui muretti a secco che delimitano le ormai celebri "creuze de ma". Cresce fra le pietre dei muri, rischiando persino di passare inosservata, tanto al sua presenza è usuale,quasi scontata. E' della famiglia della aspleniaceae o polipodiaceae , come la scolopendria (13 gennaio 2010) e l'asplenio tricomane (26 ottobre 2009). Come quasi tutte le felci, è nota dall'antichità per le sue proprietà medicamentose, questa sopratutto come rimedio contro i calcoli urinari. Per questo, o per similitudine ai luoghi dove ama prosperare, si è guadagnata il nome volgare di spaccapietra.

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Venerdi, Gennaio 22, 2010
Cerrado



Fotografata dalla mia amica Ana Elena al margine della valle dell"Araguaia, nella frontiera dello stato di Goias e Mato Grosso (del nord). La vegetazione è quella del cerrado, tutti i verdi del mondo, animali e uccelli strani. Il nome di questo fiore non lo conosco.

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Giovedi, Gennaio 21, 2010
Ancora camelie

Nelle camelie si distinguono diverse categorie di fiori. I fiori semplici, come quello nella foto, sono fertili. La corolla è composta da uno, al massimo due giri di petali e gli organi sessuali (stami polliniferi, stilo e stimma) sono visibili al centro del fiore, ben distinguibili per i lunghi filamenti degli stami. La fioritura della camelia avviene all'inizio della primavera o, per certe varietà, fin dalla fine dell'autunno. Questo fiore infatti era già sbocciato all'inizio di dicembre 2009, quando è stata scattata la fotografia nel parco di Nervi. La fioritura perdura a lungo, anche la mia camelia autunnale (vedi 24 novembre 2008 e 3 gennaio 2010) è ancora piena di fiori.
La camelia appartiene alla famiglia della Theaceae, e fra le camelie si trova anche la pianta del the, camellia sinensis.

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Mercoledi, Gennaio 20, 2010
Camelie

Comincio oggi una galleria e celebrazione delle camelie, la loro varietà, la loro raffinata eleganza e la straordinaria vitalità della loro fioritura invernale. Le cameli sono originarie della montagne del Giappone e della Cina. Per questo sono rustiche, tollerando temperature di parecchi gradi sotto lo zero. E sono anche estremamente longeve. Le piante di camelie della villa pallavicini di Pegli (come quella di questa immagine, fotografata il 2 gennaio 2010) furono messe a dimora dieci anni dopo l'apertura del parco, nel 1856-57 e sono molto probabilmente derivate da ibridi di inizio XIX secolo. a causa del tempo trascorso, fra complesse vicissitudini, oggi il nome originale delle varietà è largamente ignoto. Nonostante l'impegno dei ricercatori, soltanto due delle oltre 160 piante presenti nell'eccezionale bosco di camelie della villa, ha oggi un nome.
Il fiore della fotografia è di tipo doppio, ed è un fiore sterile in cui gli stami si sono trasformati in petali.


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Martedi, Gennaio 19, 2010
Ilex sotto la neve

Ho cercato e letto qui e là, ma non sono giunta a una conclusione soddisfacente circa questa pianta. Cioè, che sia ilex non c'è dubbio, ma che sia ilex aquifolium, l'ilex europeo, o alloro spinoso, non saprei. Infatti aveva bacche rosse e foglie persistenti, ma non aveva spine (vedi anche 29 aprile 2008). Allora è ilex sp, cioè di specie non definita? Però secondo 'La finestra di Stefania' esiste una varietà di ilex aquifolium, denominata "Alta Clarensis" che ha foglie oblunghe e senza spine. Potrebbe essere lui. Confesso che non lo amavo molto, e l'ho sostituito con mirto e altre piantine. Così le bacche sono quelle dell'anno scorso, e anche la neve. Oggi è tornato il sole, ma i monti all'orizzonte sono ammantati di bianco. La buona notizia però è che sono le 5 e non è ancora buio ... e queste giornate che si allungano parlano, molto sottovoce, di primavera.


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Lunedi, Gennaio 18, 2010
Gli alberi quando si spogliano: cerro


Non lontano dalla cappella di San Martin del Vento, dai pini neri mangiati dalla processionarie di cui parlavo ieri, riconoscibile per la ghianda dall'involucro irsuto (vedi 3 settembre 2008).

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Domenica, Gennaio 17, 2010
Pini e processionarie
Il pino nero, come l'abete, non teme l'inverno e non si spoglia. Accanto alla chiesetta dal suggestivo nome di San Martin del Vento (comune di Lumarzo, Genova), al limite dello spoglio bosco di cerro e castagno, cresce un fitto gruppo di pini, che contorna con grazia l'antica costruzione. La forma della torre campanaria, e anche la posizione, proprio sul crinale che sovrasta l'alta val Fontanabuona, la valle del torrente Lavagna, fanno supporre che in origine si trattasse piuttosto di una piccola fortezza. I pini, dicevo, resistevano verdi all'inverno del 2000, quando queste fotografie (diapositive) sono state scattate. Ma un altro ben più subdolo pericolo incombeva su di loro. A ben guardare fra i rami era impossibile non notare delle sinistre formazioni lanose, dall'ine-quivocabile aspetto di nidi di insetti (vedi anche la foto qui sotto). Sono le processionarie del pino, le terribili larve dell'innocuo lepidottero triangolare thaumatopoea pityocampa. Quando ero bambina, le chiamavamo 'gatte', il nome che il dialetto dà a quei vermetti grassoccie e pelosi, di colore ocra scuro e bruno, appiccicosi e pungenti. Guai toccare una gatta! Sì perchè le processionarie, così dette perchè si collegano le une alle altre fino a formare catene lunghissime, processioni appunto, non sono dannose soltanto per le conifere, ma anche per gli umani a cui causano irritazione e fastidiose reazioni allergiche. Per qualche oscura ragione, io ho sempre provato una certa attrazione per le gatte, e le guardavo senza toccarle, così diverse dai bruchi comuni, come vestite di una fantasiosa e morbida pelliccia. Ora non più, da quando ho visto i guasti, spesso irreparabile che causano ai grandi alberi, non posso più provare ammirazione per queste voracissime creature. E mi è venuta in mente quella bellissima storia che racconta Dino Buzzati nel suo affascinante racconto-romanzo "Il segreto del bosco vecchio". Le sue farfalle sono diurne e bianchicce, mentre le nostre è sono notturne bianco polvere, e i suoi bruchi, diversamente dai nostri, sono giallo verdi, e i suoi alberi sono abeti, mentre i nostri sono pini neri. Però la morale è la stessa. Durante l'estate uno sciame di farfalle, nel racconto portate da un sinistro individuo dentro un cassone, si spargeva nel bosco e depositava milioni e milioni di uova. Nulla sembrava cambiato fra le vaste fronde degli alberi. Ma prima della fine dell'inverno, i bruchi hanno già cominciato a divorare le piante fin nelle loro viscere, distruggendone la linfa goccia a goccia. E per l'intero Bosco Vecchio, dice Buzzati, oscillavano silenziose altalene. Bruchi che rodono, gatte che costruiscono grovigli di lana e divorano tutto. Anche il bosco più maestoso può soccombere al frullo d'ali di una farfalla.

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Sabato, Gennaio 16, 2010
Gli alberi quando si spogliano: faggio pendulo



Ancora vicino al lago di villa Pallavicini, Pegli (Genova)

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Venerdi, Gennaio 15, 2010
Nocciolo in fiore

Non è la prima volta, naturalmente, che mostro il nocciolo, albero magico, domestico e misterioso nello stesso tempo, di cui ho l'onore di avere un prolifico (sia di nocciole che di germogli) esemplare nel mio giardino. E non è la prima volta che parlo della sua stupefacente fioritura invernale (vedi 21 settembre e 11 dicembre 2008). E' l'inaspettato tepore di questa giornata, un raggio di sole quasi convinto dopo mesi di nubi spesse e grige, che mi ha fatto venire voglia di mostrare questa spettacolare pioggia d'oro nel cuore dell'inverno. L'albero della fotografia non è quello del mio giardino, ma cresce dall'altra aprte della strada; e la fioritura è quella dell'anno scorso, quest'anno non è così spettacolare, ma forse è stato potato.

Ho fatto un breve giro nell'orto per contare i danni. Le fave hanno retto bene, finora e anche le lattughe e i cavoli rimasti (cioè quelli che non ho ancora mangiato). Requiem per (tutte) le aloe, purtroppo persino la resistentissima variegata (30 maggio 2009) e danni ingenti al gelsomino (18 maggio 2009). Non so che dire della clematide (18 maggio 2008) e dell'erba luigia (14 settembre 2008). Gli agapanti (24 luglio 2009) sembrano provati, ma loro hanno nove vite.

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Giovedi, Gennaio 14, 2010
Felce a lisca di pesce
In italiano questa felce si chiamerebbe 'nefrolepide stretta', almeno secondo Pignatti e gli autori del già citato Felci e piante affini in Liguria e in Italia (vedi 12 gennaio 2010), che è già diventato il mio riferimento principale. Però, girando sul web, ho trovato che in inglese le nephrolepis si chiamano 'sword ferns', felci a spada, o meglio ancora 'fishborn ferns', felci a lisca di pesce. Così ho preso in prestito quest'ultimo nome che mi pare più interessante, perchè descrive un po' la forma della foglia. E' una felce molto decorativa e una sua stretta parente, nephrolepis exaltata o felce di Boston, è diffusa e ammirata pianta da appartamento (magari il suo nome latino allude al fatto che il successo le ha dato un po' alla testa ? ;-)). Questa cresceva abbondante non lontano dalla pteride di Creta (vedi 12 gennaio), nel bosco di villa Pallavicini (Pegli, Genova).

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Mercoledi, Gennaio 13, 2010
Scolopendria o lingua cervina

Credo che anche le felci soffrano un po' l'inverno. Verdissime nell'umidità del sottobosco, si coprono di macchie e ferite quando il gelo le colpisce. Quando nacquero le felci, l'evoluzione non aveva ancora insegnato alle piante a sbarazzarsi delle parti aeree, quelle più ricche d'acqua e vulnerabili dal freddo, quando la stagione si fa più rigida. Tutte le felci hanno foglie che persistono, non si spogliano d'inverno, o spariscono come le erbacee perenni. Anzi la loro stagione riproduttiva, o sporificazione, è spesso molto lunga, e comprende anche i mesi invernali. Nel caso di questa scolopendria (il nome deriva dall'artropode detto anche millepiedi a cui assomiglierebbe per le fitte file di sori che solcano le sue foglie come squame), la sporificazione avviene da gennaio a novembre, con solo una brevissima pausa all'inizio dell'inverno. Così le sue lucide foglie lanceolate sono attraversate da nervature ocra scuro, un po' per il gelo, un po' per il peso dei sori, che stanno già maturando. Della famiglia della aspleniaceae (come asplenium trichomanes, vedi 26 ottobre 2009), si chiama anche asplenium scolopendrium e, comunemente lingua cervina o lingua di cane. In altre classificazioni, viene attribuita alla polypodiaceae, e quindi parente del 'reganisso' (polypodium vulgaris, 9 novembre 2008), tanto per complicare un po' la storia e renderla più avvincente. E' una pianta nobile, e famosa, per le notevoli proprietà officinali. Cresce sui muri umidi e grondanti, come qui, nel parco di Villa Serra a Comago, accanto a mahonia aquifolium (vedi 5 gennaio 2009), fotografata proprio in quei giorni, l'anno scorso.

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Martedi, Gennaio 12, 2010
Pteride di Creta

Se intimidisce l'inenarrabile varietà delle piante esotiche e australi, schiudere l'uscio che racchiude i segreti delle felci è atto che richiede ancor maggior coraggio. Le pderidofite, piante senza fiori un tempo denominate crittogame, sono gli esseri viventi più antichi che popolarono la terra del nostro pianeta. Il loro sistema di riproduzione, che può considerarsi primitivo, è tutt'altro che semplice (schematizzato in questa pagina).
A chi si sorprende per l'interesse di molti naturalisti e appassionati per queste piante, così apparentemente monocrome, per lo più amanti delle ombre umide e dei chiaroscuri, mostro le foglie di questa verdissima pteride e la sua compiuta, ineccepibile bellezza. I miei amici esperti di Actaplantarum mi hanno spiegato che a maturazione, cioè fra qualche mese perchè la sporificazione avviene fra aprile e ottobre, sarà ancora più sorprendente con il bordo della foglia che si ripiega a fasciare i sori (i raggruppamenti degli sporangi). Sarebbe bello tornare a trovarla, nel parco di villa Pallavicini. Questa specie di felce è diffusa in Liguria, ma considerata "rara e vulnerabile a seguito di alterazioni dei luoghi che la ospitano e per le sue modeste doti competitive". Per saperne di più sulla felci liguri, si può scaricare un bellissima pubblicazione gratuitamente in questo sito (cliccate sul link a destra 'pubblicazioni e video' e poi scorrete fino al libro intitolato "Felci e piante affini in Liguria e in Italia").

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Lunedi, Gennaio 11, 2010
Hebe, la veronica australe

Questa pianticella, limpida e generosa, fiorita e rifiorita quasi tutto l'anno, è originaria della Nuova Zelanda, proprio quell'arcipelago incantato che si trova ai precisi antipodi della nostra penisola. E' della famiglia della Scruphulariaceae e assomiglia forse un poco a certe specie di veronica che si trovano dalle nostre parti. Così succede che a volte qualcuno la chiami veronica. Però le veroniche che ho conosciuto io sono alquanto diverse (vedi 26 febbraio, 28 febbraio e 29 aprile 2009), e così ho penato non poco a identificarla. Già è sterminato l'universo vegetale di casa nostra, figurarsi quando si comincia ad addentrarsi nel grande mondo, nell'infinito moltiplicarsi di forme e di colori dei paesi più lontani. Questo sito mostra circa 250 specie diverse di hebe, di cui forse meno di un decimo ha raggiunto i nostri giardini. Non tento neppure di dare un nome alla specie di questa foto, fitto arbusto da spalliera e siepe. Cresceva anche vicino al lago, specchiando nell'acqua le sue pannocchie di fiori rosa.

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Domenica, Gennaio 10, 2010
Canapa acquatica 'messicana'

Parente della rustica canapa acquatica, così frequente e comune nei prati e nelle forre (eupatorium cannabinum, vedi 4 settembre 2008), è un'esotica piuttosto diffusa nei parchi pubblici per le foglie molto più lucide ed eleganti di quelle della sua parente povera, il portamento adatto a creare siepi e la fioritura generosa, anche d'inverno. L'ho incontrata, carica di capolini bianchi (è un'asteracea) e con provvidenziale targhetta, nel viale d'ingresso a villa Pallavicini. E mi sono ricordata di averla già fotografata l'anno scorso, alla villetta Di Negro, parco nel centro di Genova, all'inizio di febbraio. Senza riconoscerla, naturalmente. Ora la chiamo 'canapa acquatica messicana' per ricordare la sua parentela e insieme la sua origine, ma il nome è improprio, inventato di sana pianta.

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Sabato, Gennaio 09, 2010
Chorisia
chorisia speciosa
Dai rami spogli dell'esotica chorisia penzolano, come palle di Natale, i grossi frutti a capsula, prossimi alla maturazione. Di quest'albero singolare, della famiglia delle Bombacacee e originario del Brasile, se ne leggono di tutti i colori semplicemente ricercando il suo nome sul motore di ricerca. Ho osservato a lungo le varie fotografie che avevo scattato (sempre a villa Pallavicini, non nel parco però, proprio di fronte alla villa, sempre il giorno 2 gennaio, che anche quest'anno è stato l'ultimo giorno a regalarci qualche sprazzo di azzurro). Ed ho visto che sì, è proprio vero ... il suo robusto tronco tende a gonfiarsi in modo curioso, assumendo un po' la forma di otre. E' proprio a causa di questa proprietà che può essere chiamato albero bottiglia, soprannome che condivide con altre piante, sempre tropicali, ma alquanto diverse , come brachychiton discolor (vedi 16 settembre 2008). E poi sì, la corteccia del fusto e dei rami è cosparsa di spine, coniche, non saprei dire quanto pungenti, ma certo fastidiose per gli intrusi che volessero avventurarsi a scalarla. Leggo che i fiori, colorati e vistosi, sbocciano in autunno e i frutti, le grosse capsule di cui dicevo, costudiscono i semi racchiusi in una lanugine ababstanza soffice, che può essere usata per imballaggio, tanto da meritarsi il nome di falso kapok. Queste notiziole in più le ho lette in giro, perchè sarebbe difficile dedurle semplicemente guardandolo da lontano, in un giorno di pieno inverno.

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Venerdi, Gennaio 08, 2010
Albero della canfora
cinnamomum camphora
Ancora villa Pallavicini Durazzo di Pegli (Ge) e uno dei suoi giganti, che a malapena trova posto in una fotografia. E' cresciuto moltissimo quest'albero della canfora, sulla riva del laghetto, poco lontano dalla pagoda cinese e dal tempietto di Diana. E' cresciuto talmente che del ponte cinese a due arcate ormai se ne distingue una sola. Vedere i suoi rami possenti, che si allargano creando anse e piani, suggerendo costruzioni arcane, al riparo della sua chioma, mi consolo un poco dello scempio che lo circonda, delle costruzioni diroccate e delle decorazioni a stucco disfatte. Anche il suo vicino più prossimo, un maestoso cedro del Libano, sovrasta la scena con noncuranza. Per ora questi grandi resistono e bisogna augurare loro buona salute e lunga vita, di questi tempi di burrasca e frane, duri anche per gli alberi più maestosi. Ma almeno loro, i grandi alberi, riescono talvolta a sopravvivere senza dipendere da quell'essere inaffidabile che è l'uomo, anzi facendone volentieri a meno. A differenza delle costruzioni umane, che del loro ardito ed incosciente creatore e signore hanno sempre bisogno.
L'albero della canfora è originario dell'Asia orientale e ha foglie e cortecca fortemente aromatiche a causa della presenza di una sostanza, la canfora appunto, che è un potente veleno, non solo per le tarme, ma, se ingerita, anche per i mammiferi, uomo compreso.


Il lago di villa Pallavicini con cedro del Libano, a sinistra, e l'albero della canfora, a destra, che si spinge fino a sovrastarte e coprire uno dei due archi del ponte e persino la pagoda cinese.

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Giovedi, Gennaio 07, 2010
Podocarpus

Devo girare per i giardini, nei rari istanti di sereno, o quantomeno di asciutto, che questa terrea stagione ci concede, per trovare qualche nuovo albero sempreverde, qualche conifera, astuta, ricercata, resistente. Nei giardini botanici si fa meno fatica che altrove, niente caccia al tesoro, ci sono, a volte, le targhette, o i cartelloni di spiegazione. Peccato che siano spesso laceri e sbiaditi, consumati dalle intemperie e a tratti illeggibili. Così è la cura dei nostri parchi urbani, un tempo gioielli della nobiltà, e ora, che dovrebbero appartenere a tutti, ridotti a frammenti di verde accerchiati dai miasmi dei motori, per i quali le amministrazioni comunali non hanno mai soldi. E' il caso, purtroppo, del bellissimo parco di villa Pallavicini, nella delegazione genovese di Pegli, parco storico artistico, concepito come un susseguirsi di scenografie romantiche, arditamente composte sull'articolato e scosceso pendio della costa ligure. Un'opera d'arte abbandonata a un avvilente degrado, stretta fra il rollio incessante del'autostrada Genova-Savona (che lambisce le sughere e incatrama le loro preziose cortecce) e l'avanzare delle costruzioni urbane. Molto vorrei dire su questo parco, che sempre mi seduce e strugge. Per oggi mi fermo al podocarpus, elegante conifera di origine asiatica (almeno la specie macrophyllus), spesso coltivata come bonsai, con le sue lunghe foglie flessuose e il suo portamento mansueto e accondiscendente.
C'era un vago sole, sabato scorso. Oggi stiamo aspettando che torni la neve.

:-)) finalmente ripristinata la mia linea ADSL !! :-))
niente più scuse per trascurare il blog ;-)


scritto alle 22:28 da CarlaFed ::    COMMENTI


Martedi, Gennaio 05, 2010
Ruscolo maggiore
ruscus hypoglossum
Nell'ombra gelata del bosco sempreverde fiorisce il ruscolo o pungitopo maggiore, che rispetto al pungitopo propriamente detto (ruscus aculeatus, 1 dicembre 2008), punge molto meno, per non dire per nulla. Quelle che sembrano foglie, e sono in realtà cladodi, prolungamenti dello stelo o modificazioni del fusto, sono più lunghe, affusolate e morbide e non portano punte acuminate. Inutile il ruscolo maggiore per preservare gli insaccati dall'attacco dei topi. Le due specie peraltro prediligono gli stessi ambienti e si trovano molto spesso affiancate nelle aiuole. I fiori del ruscolo maggiore si aprono al centro dei cladodi, sotto una piccola linguetta protettiva, una brattea. Così il frutto, una bacca vermiglia, sembra lì appeso, come a volte succede crescano protuberanze estranee al centro delle foglie (quelle vere).

ruscus hypoglossum


scritto alle 17:14 da CarlaFed ::    COMMENTI


Lunedi, Gennaio 04, 2010
Cocco cileno
Jubea chilensis
L'inverno non ha risparmiato neppure gli alberi più possenti, i giganti maestosi, in apparente ottima salute. Gelo, neve, vento, e soprattutto l'abbondanza delle piogge hanno eroso il terreno, e agli alberi è mancata la terra sotto le radici. E' crollato così un cedro del Libano centenario, nell'orto botanico dell'Università di Genova, e alcuni grandi pini domestici nel parco di villa Pallavicini a Pegli. E' crollata una palma, ho letto, nel parco di Nervi. Non so se fosse una palma cilena, una delle più maestose per altezza, ma soprattutto per le massicce dimensioni del tronco, riconoscibile dalla forma di robusta colonna. Da noi sono curiosità ornamentali. Nel loro paese, i frutti sanno di cocco e dalla linfa si ricava un vino. Si stagliano, incuranti dei venti, lungo le spiagge che orlano l'oceano pacifico.

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Domenica, Gennaio 03, 2010
Eccola

camellia hiemalis Kanjiro

Di nuovo in fiore, incurante di pioggia, neve e gelo, fragile e splendida, nel mio giardino come in tutti i giardini che visito in questi giorni. Ho tante nuove piante da mostrare, ma questo riconoscimento glielo dovevo, alla mia piccola camelia, che tanto rasserena il mio angolo di verde, così provato dalle intemperie. Che tanto rasserena il mio cuore.

vedi anche 20 dicembre 2009 e 24 novembre 2008


scritto alle 18:50 da CarlaFed ::    COMMENTI


Venerdi, Gennaio 01, 2010
Yucca
yucca gloriosa


Di getto, per questo anno nuovo di zecca, che ci piace, ci stuzzica, ma anche ci fa un po' di soggezione, ho trovato i fiori della yucca. Mi sembrano di buon auspicio, un po' patinati, ma in fondo freschi e sinceri.
Vero è che ho rivisto in questi giorni le yucche, già spoglie di petali, ormai nude anche nei giardini più assolati. Ma fino a pochi giorni fa i fiori erano ancora floridi, bianchi e lussureggianti. E' curioso come, pur così eleganti, passino troppo spesso inosservati, come 'i fiori bianchi delle palme' (la yucca fa parte della famiglia delle agavacee).








scritto alle 19:01 da CarlaFed ::    COMMENTI


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