Lunedi, Maggio 10, 2010
Erba limona
La trovo nel bosco, sboccia più o meno in questa stagione, e se ne sta fra il sole e l'ombra, ma sempre abbastanza al caldo. Le sue foglie ovali e appuntite odorano di limone e i suoi grandi fiori sono bottinati avidamente dalle api. Sono i fiori più grandi della famiglia delle labiate, piante che si chiamano così perchè hanno il fiori a forma di imbuto, terminante con un'apertura a labbro come invito per gli insetti. Queste piante oggi si chiamano lamiaceae, avendo preferito, per definire la famiglia, utilizzare il nome di uno dei suoi membri più rappresentativi, lamium (vedi 14 marzo 2009). E mentre per l'erba limona la forma labiata dei fiori è così caratteristica, per altri membri della famiglia, ben più rinomanti di lei, come il basilico, l'origano il timo e la mentuccia, potrebbe essere talvolta difficile, per noi che insetti non siamo, distinguere la forma a bocca imbronciata dei piccoli fiori.
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Giovedi, Maggio 06, 2010
Toccamano
E' una minuscola pianticella, dai fiori a croce di colore rosa lilla pallido e le foglie aguzze, in verticilli regolari di sei elementi. Sono proprio le foglie che suggeriscono la famiglia di appartenenza, le rubiaceae, la famiglia della robbia selvatica (rubia peregrina 2 ottobre 2008 e 24 giugno 2009), e del caglio attacaveste (galium aparine, 13 maggio 2009). Il nome italiano, toccamano, mi è alquanto oscuro, la pianta non appicica e non si attacca alle mani come le sue parenti menzionate qui sopra. Cresce invece abbastanza dappertutto, con cespuglietti tappezzanti, spontanei e graziosi. Il nome inglese è più ovvio, 'field madder' significa semplicemente robbia dei prati.
:-)) Il blog torna lunedì 9 maggio :-)) Buon fine settimana
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Mercoledi, Maggio 05, 2010
Robinia rosa
E' diversa dalla solita robinia, quella che tutti chiamano acacia (vedi 24 aprile 2009). Non ha spine ed ha grappoli di fiori rosa, intensi e lussureggianti. Un rosa più delicato di quello degli alberi di Giuda (cercis siliquaster, 6 aprile 2009), ma non per questo meno sfacciato. E' una pianta ornamentale originaria dell'America del Nord (Stati Uniti Sudorientali). E' un piccolo albero, generalmente innestato proprio su robinia pseudoacacia. Foto un po' scura, perché l'ho scattata in un pomeriggio uggioso, presso il mercato ortofrutticolo di piazza Terralba (Genova), con la compattina che non mette a fuoco niente ... ma di fronte a quei fiori rosa non ho saputo resistere.
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Martedi, Maggio 04, 2010
Borracina cinerea
La campagna, ovunque, sta fiorendo, fin negli angoli più remoti. Nonostante la pioggia che in primavera non si fa mai troppo desiderare, e una certa nebbiolina grigia che è tornata a visitare le ore del mattino, quasi ogni pianta ormai ha da mettere in mostra i suoi fiori. Anche quelle più originali e inaspettate, come quest'erbetta grassoccia che ricopre ogni muro. Quando l'avevo mostrata nella sua veste invernale (17 febbraio 2009), non mi ero sbilanciata a darle un nome. Non lo sapevo. Ma qualcosa imparo anch'io mentre scrivo queste piccole righe e ora so che si chiama sedum dasyphyllum, volgarmente detta borraccina cinerea. Ed ha piccoli fiori bianchi a forma di stella con graziose antere che sporgono sulla sommità degli stami come perle rossicce. Ora che conosco il suo nome, so di lei molto di più che l'anno scorso. Come molte piante della sua famiglia (crassulaceae, le piante grasse per eccellenza), ha abitudini assai frugali e vegeta tranquilla e tappezzante anche sui muri aridi, nelle fessure delle rocce, nutrendosi di qualche granello di terra e conservando gelosa tutta l'acqua che le serve nelle grigie foglie carnosette.
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Lunedi, Maggio 03, 2010
Ancora geranei
Sono veramente tante le specie di geranio che si trovano fra prati e campi, negli incolti, sui tratturi, sul bordo delle strade, e senza neppure allontanarsi troppo da casa. Tutte simili e tutte diverse, riconoscerle è un po' una sfida. Eccone due specie incontrate nei pressi di una creuza, una stradetta mattonata nelle vicinanze. Il g. rotundifolium si chiama comunemente geraneo malvaccino; ha fusti rossicci, ramosi e zigzaganti, foglie palmate e piccoli fiori viola pallido. E' interamente coperto di una fitta peluria che, se osservata con la lente di ingrandimento, rivela microscopiche ghiandole rossicce sulla sommità dei peli. Peccato non avere un obbiettivo macro per tentare di acchiapparne un'immagine...
Il g. pusillum, che significa piccolo geraneo, o geraneo minore, assomiglia a un geraneo comune (g. molle, vedi 12 marzo 2010) in miniatura. I fiorellini sono così minuti (misurano meno di un centimetro) che non riuscivo a capire se i petali erano dieci, o cinque a doppio lobo, come sono in realtà. Così ho faticato non poco a dargli un nome
I geranei appartengono alla famiglia delle geraniaceae, insieme ad altri due generi, i pelargoni pelargonium sp., piante africane importate in Italia nel XVII secolo come ornamentali e con immensa fortuna, tanto che a questo genere appartiene la stragrande maggioranza di piante coltivate su davanzali e balconi, e infine gli erodi, erodium sp., anche detti becco di gru. Famiglia molto unita, per la forma dei frutti, che assomigliano tutti al becco di un trampoliere. Anche l'etimologia dei loro nome ribadisce il concetto. Geranio viene da géranos, che significa gru , pelargonio da pelargòs, cicogna e erodio deriva da erodios, airone.
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Domenica, Maggio 02, 2010
Fiore di gigaro
Il gigaro (arum italicum, vedi 12 gennaio 2009) è una calla selvatica, piantaccia velenosa ed infestante. Il mio giardino è costellato dei suoi bulbi, di ogni dimensione e profondità. Cacciano foglie verde brillante che nascono ovali e poi diventano astate, con macchie bianche e nere, vaste e variegate. A lasciarlo crescere farà anche i fiori, come questo, non privo di un fascino un po' inquietente. I fiori veri in realtà sono molto piccoli e crescono alla base di una colonna, detta spadice, parzialmente racchiusa in un cappuccio, che si chiama spata. E' la spata la parte appariscente del fiore. Nel gigaro, la spata è lunga fino a 40 cm e il prolungamento dello spadice, simile a una clava, è giallo talvolta sfumato di porpora.
Anche le calle, quelle da giardino, hanno spadice e spata, quest'ultima larga e candida come il colletto di un abito rinascimentale. Appartengono alla stessa famiglia del gigaro, anche se vengono da molto più lontano. Come suggerisce il nome scientifico, zantedeschia aetiopica, la calla (foto a destra) è di origine africana.
Ho fotografato questi due fiori a poca distanza fra loro nello stesso giardino, a Roma fine aprile 2009, ospite invitata e vezzeggiata la calla, imprevisto e non troppo gradito, il gigaro.
scritto alle 23:52 da CarlaFed :: COMMENTI
Sabato, Maggio 01, 2010
Aglio roseo
Un aglio che non si coltiva, ma si trova selvatico sui bordi delle strade di campagna e nei campi, ovunque nella regione mediterranea. In quest apianta, come in mote specie simili, i fiori sono raccolti in dense ombrelle, le quali sono inizialmente avvolte da spire papiracee. A causa dell'uso alimentare che facciamo di alcune specie di aglio (quello propriamente detto è allium sativum, per qualche altro vedi 2 maggio 2008), i fiori sono poco noti e si potrebbe avere difficoltà a riconoscerli. Se non fosse per l'inconfondibile odore forte e persistente che tutta la pianta emana se soffregata, un odore acre, ma appetitoso, naturalmente a seconda dei gusti ... L'aglio di questra fotografia si distingue per i fiori rosa pallido, ovvero bianchi screziati di risa, racolti in ombrelle fitte, e portati da lunghi peduncoli. Talvolta le ombrelle contengono anche piccoli bulbilli che, cadendo, possono dare origine a nuove piante.
scritto alle 23:37 da CarlaFed :: COMMENTI
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