Fiori e foglie... una pianta al giorno
Amo moltissimo le piante. Soprattutto i grandi alberi, le creature più generose della terra. Ma anche le piccole erbe di prato, persino quelle più impudenti, che si ostinano a resistere ai miei tentativi di estirparle dalle aiuole del giardino. Poca gente osserva le piante, forse le trovano noiose. Pochi sanno riconoscere un leccio, o addirittura distinguere un ippocastano da un tiglio. E' un vero peccato, le piante non sono affatto noiose, e in questo diario botanico io voglio presentare ogni giorno una pianta diversa, del giardino, del campo, del bosco
Naturalmente questo blog non ha pretese scientifiche né manualistiche. E' solo una piccola raccolta di pensieri, mentre osservo le piante, con la speranza di imparare a conoscerle meglio.

Sabato, Gennaio 31, 2009
Colori d'inverno: arancio



Piccoli soli nel grigio inverno, gli agrumi sono maturi.
(Genova, via padre Semeria, gennaio 2003)

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Venerdi, Gennaio 30, 2009
Bietola cinese
brassica chinensis
Dopo qualche giorno di riposo, complice la stanchezza e la stagione sempe grigia, torno al blog con una verdura cinese che trovo molto attraente. Volgarmente detta bietola cinese, perchè la sua foglia assomiglia a quella della bietola a costa larga, è in realtà un cavolo, cioè appartiene alla famiglia della brassicaceae o crucifereae, una delle famiglie più interessanti dal punto di vista alimentare. Le bietole (quella nostrana è la beta vulgaris) appartengono alla famiglia delle chenopodiaceae e hanno piccoli fiori disposti in sorta di spighe erette. Viceversa le crucifereae hanno graziosi fiori a quattro petali, appunto a forma di croce.
La bietola, o meglio cavolo cinese, è una verdura ricca di virtù, Chiamata anche pak choy o bok choy, nome che cerca di imitare il suono dell'impronunciabile parola cinese, è ricchissima di vitamine e sostanze antiossidanti, come flavonoidi e isotiocianati.
Oggi parlar male della Cina e di tutto ciò che è cinese è diventato quasi un luogo comune. Complici gli scandali alimentari, il latte in polvere avvelenato, il cibo adulterato, i coloranti cancerogeni, l'inquinamento. La Cina è un grande paese, troppo popolato e troppo povero per potersi permettere il rispetto totale di ambiente e salute. Ma l'agricoltura e la cucina cinesi hanno una gloriosa storia millenaria che merita di non essere dimenticata.
Campo di bietole cinesi fotografato nella campagna dell'Anhui, presso Ningguo, dicembre 2005.

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Lunedi, Gennaio 26, 2009
Edera
hedera helix
Sono giornate smorte, e fredde. A volte in qualche giardino fortunato si scorge qualche fiore, gli irriducibili. Sono margherite gialle, in aiuole o nell'erba. Qualche ciclamino superstite delle nevicate. Avrò poca fantasia, non mi dicono molto (sto aspettando l'esplosione delle mimose, ne riparleremo presto). Ancora più tristi gli alberi. Mogie mogie le essenze sempreverdi quando non c'è il sole perdono la lucentezza. Dov'è il verde?
Verdissima, dappertutto, l'edera.
Ecco una pianta per cui non provo nessuna simpatia. Colonizzatice vorace di proprietà abbandonate, forma tessuti e spalliere, si abbarbica senza sosta, aggrappando i suoi aggressivi tentacoli al cemento. Si fa strada nella terra e sui muri, dove le sue radici aeree si incollano con voracità. Non c'è dubbio che sia adatta a formare siepi e bordure, a ricoprire pareti, a proteggere la privatezza dei giardini. Ma via via che avanza e ricopre ogni cosa, tutto travolge, inghiotte, e snatura.
Sul viottolo che porta a casa mia, c'è un albero di sambuco. Irriconoscibile, invaso e stravolto dal peso dell'edera che lo possiede. Ma mentre con le bacche di sambuco si preparano sciroppi e marmellate, e i fiori hanno interessanti proprietà curative, l'edera è una pianta pressocchè venefica, o comunque non ha alcun utilizzo alimentare. Se ne cibano, è vero, certi uccelli, quando non riescono a trovare nient'altro, e talvolta si legge di certe proprietà cosmetiche utili a combattere la cellulite. Non riesco a trovarle altre virtù. Chissà perchè le piante più invasive, sono quasi sempre le più inutili.
Lucida sempre, mai scalfita dal freddo o dalle pioggie, infagotta gli alberi spogli che nella buona stagione potevano almeno opporle le loro abbondanti fronde. Ora non più; solo rami nudi a cui ancora meglio possa appoggiarsi.

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Domenica, Gennaio 25, 2009
Elleboro
helleborus foetidus

Si chiama elleboro fetido per l'odore pungente dei suoi fiori. E' della stessa famiglia di ranuncoli, anemoni e clematidi (ranunculaceae) e fiorisce d'inverno, fino all'inizio della primavera. I fiori sono a forma di tazza capovolta, senza petali, bianco verdastri, talvolta con sfumature rossiccie ai margini. L'odore è intenso e la pianta è velenosa; ma trovo le sue forme interessanti. Le foglie sono palmate, ma suddivise in sottilissime foglioline. Qui sopra la foglia intera, seccata e acquisita con lo scanner.
La fotografia è stata scattata sulla strada di Canate, nel gennaio 2007.

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Sabato, Gennaio 24, 2009
Ginepro cinese
sabina chinensis cv. Kaizuca
Da sempre cultori della scrittura come arte, i cinesi non si limitano a piccole etichette per presentare i loro alberi, ma li colorano con tatzebao arancioni che ne narrano tutte le caratteristiche. E' una grande fortuna che il nome scientifico sia latino, e in caratteri latini debba essere scritto; così ci risulta quasi sempre leggibile, e talvolta anche comprensibile. Sabina chinensis è praticamente sinonimo di juniperus chinensis, il ginepro cinese, famiglia delle cupressaceae, diffuso in Italia soprattutto come bonsai. Non così in Cina, suo luogo di origine, dove se ne trovano nobili esemplari antichissimi. Ne esiste anche la varietà 'aurea', detto ginepro dorato di Young, con foglie giallo oro. Non mi pare sia il caso di questo esemplare, classificato come cultivar "Kaizuca", usata come pianta ornamentale.
Qui siamo ancora in uno dei campus dell'USTC di Hefei, provincia dell'Anhui. L'inverno non offre grande varietà di forme e colori nel mondo vegetale, spento e assopito nel suo letargo. Ne approfitto per riviaggiare la Cina, rivisitando molte piante incontrate e poi dimenticate nel dicembre 2005. Almeno la stagione, se non proprio il mese, era simile a quella di oggi.

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Giovedi, Gennaio 22, 2009
Cipresso cinese delle paludi
glyptostrobus pensilis

Questa pianta, cinese, assomiglia molto al tassodo, il cipresso calvo della paludi, di cui ho parlato il 10 settembre e 14 gennaio. Il taxodium disticum é naturalizzato, è vero, nelle nostre regioni, ma anche lui assai poco 'nostro', dato che le taxodiaceae sono tutte originarie di luoghi lontani, America, Asia orientale e Oceania. Anche il cipresso della paludi cinese, glyptostrobus pensilis, si spoglia, e prima di spogliarsi le foglie diventano brune. Si specchiano i lunghi fusti brulli sull'acqua ferma del lago in uno dei campus dell'Università per la Scienza e la Tecnologia della Cina (USTC) a Hefei, capitale dell'Anhui. Ancora durante il mio secondo viaggio in Cina, dicembre 2005.

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Mercoledi, Gennaio 21, 2009
Abete cinese
cunninghamia lanceolata
Una pianta esotica (che c'è per noi di più ad est della Cina?), della famiglia delle Taxodiaceae o cipressi delel paludi. Le foglie sono nastriformi, più piatte degli aghi delle pinaceae. I frutti sono coni rotondeggianti, verdi e poi marrone scuro come nella foto, con squame appuntite, che appaiono come spine. Sempreverde, si faceva notare in mezzo alla campagna spoglia. Fotografato durante il mio (secondo) viaggio in Cina del dicembre 2005, vicino alla città di Ningguo, che si trova nella provincia dell'Anhui, a sud dello Yangtze (conosciuto come fiume azzurro, i cinesi lo chiamano Chang Jiang, fiume lungo).

per saperne un pochino di più sull'Anhui, visita le mie pagine sulla Cina

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Martedi, Gennaio 20, 2009
Le piante quando si spogliano: vite
vitis vinifera


Abbarbicata alla casa antica, un rimasuglio di foglie giallastre sui rami, non molla la presa la piccola vigna, aspettando l'estate. Avrà bisogno di una saggia potatura prima della primavera, e di un po' di verde rame, per poter ancora dare ombra con le belle foglie e succo con gli acini zuccherini. Non credo che questa piccola vigna avrà, mai più, nè l'una nè l'altro. La casa, in un minuscolo villaggio abbandonato sulle colline di Sori, già mostrava troppi segni del tempo nell'inverno del 2004. E ricordo molte altre case, decrepite e dimenticate, che conservano ancora, fedele, quel tronco di vite, in salita, con i tralci avvinghiati a qualche ferro sconnesso, ricordo del vecchio, domestico pergolato.




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Lunedi, Gennaio 19, 2009
Abete argentato o del Colorado
picea pungens


Saper riconoscere le piante con foglie aghiformi (aghifoglie, più comunemente chiamate conifere) è assai più critico che distinguere le piante con foglia larga, le latifoglie appunto. Ho imparato che l'abete con pigne pendule, è del genere picea, mentre se le pigne sono erette sul ramo il genere è abies. Per inciso in inglese, l'abies è 'fir', mentre la picea è 'spruce'.
Così tutto quello che sapevo di questo bell'abete argentato ornamentale, che cresce accanto al calocedrus di ieri, era che apparteneva al genere picea. Il colore grigio azzurro delle foglie mi ha suggerito una picea pungens, molto ormamentale.





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Domenica, Gennaio 18, 2009
Calocedrus o cedro della California
Calocedrus decurrens sin. libocedrus decurrens
Calocedrus decurrens sin. libocedrus decurrens

E' la stagione delle conifere. La maggior parte delle altre piante, con foglie o senza sono spoglie e smorte. La varietà di conifere di questa regione è scarsa, le uniche tipiche della regione mediterranea sono il pino domestico o da pinoli, pinus pinea, il pino marittimo (pinus pinaster, vedi 21 luglio) e il pino d'Aleppo, pinus halepensis. Così per trovare qualche esemplare originale devo cercare fra le piante ornamentali.
In un giardino ho scoperto questa pianta della famiglia della Cupressaceae dall'aspetto singolare. Si tratta, credo, della varietà 'aureovariegata' che ha il fogliame, squamiforme, profumato, disposto in ciuffi piatti e irregolarmente colorato di giallo, accanto al verde brillante del folto della chioma. E' strano, per qualche ragione credevo che le miscele di colori fossero tipiche di quelle piante tropicali, tipo scindapsus o dieffenbachia, che tanta fortuna hanno avuto come piante da appartamento. Ma questo è un albero, viene dalla California e cresce sui pendii montuosi. Le foglie gialle rimangono tutto l'anno, e gialli sono anche i piccoli fiori che spuntano all'apice dei rami gialli in inverno.
Fotografo nel giardino di una villetta in località Piccarello, comune di Sant'Olcese (Genova), gennaio 2009.

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Venerdi, Gennaio 16, 2009
Gli alberi quando si spogliano: faggio

fagus sylvatica


Sul crinale del passo del Faiallo. Dietro, sbiadita nella distanza, si dovrebbe intravedere la superba cornice delle Alpi; ma è lui, il tronco spoglio, l'unico protagonista in quest'immagine dell'inverno 2002.

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Giovedi, Gennaio 15, 2009
Pino strobo
pinus strobus
Le foglie del pino strobo sono esili e sottili, lunghi aghi raggruppati in fascetti di cinque, di colore verde azzurro, con sfumature bluastre e cinerine. L'effetto è quello di una nuvola, uno sbuffo di fumo trasparente, una pennellata chiara che contrasta con i verdi più scuri dello sfondo. Strobo viene da strobilo, che è un'altro nome per chiamare le pigne di questa pianta, coni appuntiti e pendoli, di forma leggermente incurvata. Il nome inglese Weymouth pine ricorda il lord inglese che nel Settecento introdusse in Europa questa conifera, originaria, manco a dirlo, del Nord America.
Ancora Villa Serra, ancora l'inizio di gennaio di quest'anno, prima delle nevicate.

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Mercoledi, Gennaio 14, 2009
Gli alberi quando si spogliano: cipresso calvo
taxodium distichum








Il tassodo, o cipresso calvo, fa onore al suo nome. E' spoglio e il tronco svetta, alto e verticale, così liscio, adorno solo di rami con qualche tondo cono maturo. Ne ho già parlato il 10 settembre, quando era pieno di foglie. Speravo di vederle colorarsi di rosso e bruno, ma non ho fatto in tempo. Erano già volate via. Neppure tutti i rami sopravvivono all'inverno su questo albero; quelli più giovani si distaccano dalla pianta insieme a tutte le foglie, quando queste cambiano colore.

Siamo sempre a Villa Serra, un piccolo, meraviglioso parco storico, dove non manca quasi nessuna delle piante più belle.




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Martedi, Gennaio 13, 2009
Muschio
polytrichum formosum


Orme d'inverno nel bosco. Un morbido tappeto di muschio stellato, un rametto spezzato, secca la foglia e secco il lungo amento di castagno. La neve ormai quasi trasparente si dissolve in gocce.
Misteriose creature sono i muschi, che con felci e equiseti milioni di anni fa colonizzarono la terra. La famiglia è quella delle polytrichaceae, il genere, forse, polytrichum.


Fotografato sulla strada di Canate , nel gennaio 2007.
L' inverno quell'anno fu eccezionalmente mite.



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Lunedi, Gennaio 12, 2009
Gigaro
arum italicum
Il gigaro è una pianta velenosa con foglie a forma di freccia, di un bel verde intenso, spesso maculate di bianco, che spuntano alla fine dell'autunno. Formano un cespo lucente sul prato spoglio. Crescono da tuberi sotterranei, a volte molto profondi. Conosco quei tuberi perchè ho faticato molto ad estirparli dalle aiuole del giardino, e il più delle volte strappavo la foglia senza riuscire a sradicare un bel niente. Così, a primavera, qualche fiore di gigaro è comparso, nonostante tutti i miei sforzi. I fiori veri, unisessuati e molto piccoli, crescono alla base di una colonna o spadice (infiorescenza) color giallo arancio che è parzialmente racchiusa da un cappuccio, o spata, lanceolata bianca giallastra. L'aspetto dell'insieme assomiglia abbastanza al fiore chiamato calla; infatti il gigaro è anche detto calla selvatica. La magia di questa composizione floreale sta nel fatto che certi insetti, principalmente ditteri, cioè mosche, vengono intrappolati alla base della spata e si riempiono di polline; più tardi sfuggono, permettendo così l'impollinazione incrociata quando resteranno intrappolati in un altro fiore. Nascono quindi i frutti, bacche disposte a spiga, prima verdi, poi rosso arancio.
E' tutto velenoso. Le lucide foglie astate, le infiorescenze, i bianchi cappucci, e naturalmente le bacche. Ci mette in guardia Primo Boni1, che lo chiama anche pan di serpe, e non manca di indulgere in particolari abbastanza agghiaccianti sugli effetti dell'intossicazione, nel caso un ignaro bambino, tentato da forme e colori così seducenti, se ne metta in bocca qualche pezzetto.
Se ne fregano le paperette e i germani che nuotano pigri nell'acqua, ferma e gelida del laghetto nel parco di Villa Serra a Comago.

Primo Boni, Nutrirsi al naturale con le erbe selvatiche, Edizioni Paoline, 1977

scritto alle 22:35 da CarlaFed ::    COMMENTI


Domenica, Gennaio 11, 2009
Gli alberi sotto la neve: olivo

olea europea

Ancora il mio piccolo olivo, in balia della intemperie


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Sabato, Gennaio 10, 2009
Sequoia
sequoia sempervirens
sequoia sempervirens

Ecco l'albero più alto del mondo (l'abete di Douglas è secondo in classifica). Non questo esemplare, naturalmente, ma i suoi fratelli americani nelle foreste della California. Questi alberi sono veramente immensi, fino a 30 metri di diametro. Se non la conoscete, leggetevi la storia di Julia " Butterfly" Hill, la ragazza che ha vissuto per due anni in cima alla sequoia Luna che rischiava di essere abbattuta da una multinazionale del legno (vedi links in fondo a questo post). Sembra una favola, e invece è vero, ed è una splendida testimonianza del grande amore che possono suscitare queste meravigliose creature che sono gli alberi.
Una precisazione: esistono due tipi di sequoie, la sequoia gigante, sequoiadendron giganteum, e la sequoia comune, sequoia sempervirens, quella della fotografia. Spesso i nomi significano poco e il primato di altezza spetta a una sequoia comune, che si trova in un parco sulle coste della California. Entrambe le specie sono americane, ma diffuse in Italia soprattutto nei parchi, dove tuttavia non raggiungono le stesse altezze delle loro parenti oltre oceano.
Questa sequoia è stata fotografata nel parco di Villa Serra a Comago, all'inizio di gennaio 2009, prima della nevicata.

Ecco alcuni link su Julia e Luna:
breve biografia (in inglese)
un post su Julia: la ragazza sull'albero
Julia, la "pasionaria" delle sequoie
Wikipedia e google vi aiuteranno a trovarne un'infinità di altri


scritto alle 17:44 da CarlaFed ::    COMMENTI


Venerdi, Gennaio 09, 2009
Abete di Douglas

Sul retro della mia casetta cresce un abete di Douglas, che chiamiamo familiarmente Douglas. E' un albero molto alto e imponente e come gli altri abeti non teme la neve. Ha pigne rosse, pendule, con caratteristiche brattee chiare, a tre denti, che sporgono tra le squame brune. Quando sono mature lasciano cadere i semi, pallette rossicce, a forma ovoidale, e poi si staccano intere dal ramo. Ai piedi dell'abete di Douglas c'é uno strato perenne di aghi, pigne e semi, una lettiera ricca di humus. Con buona pace di chi è ancora convinto che "gli alberi sempreverdi non perdono mai le foglie".
Il nome volgare di 'abete' è ricco di ambiguità. Le pigne del Douglas sono più piccole di quelle dell'abete rosso e non si sfogliano come quelle dell'abete bianco. Quindi non è né picea, né abies, né tantomeno pinus. Non è neppure una tsuga, o pino canadese, anche se a quest'ultima deve forse assomigliare se il genere si chiama pseudotsuga. Il nome di quest'albero è rimasto indissolubilmente legato a quello di un botanico scozzese del primo '800 ( si chiama anche pseudotsuga douglasii) che lo riportò in Europa dal Nord America. Dico lo riportò perchè pare che prima dell'ultima era glaciale, il Douglas crescesse anche da questa parte del mondo.
Anche il Douglas è oggetto di qualche contestazione familiare. E' decisamente sproporzionato per la posizione in cui è stato costretto a crescere. E' alto, ingombrante, e fa ombra ai pannelli solari. Gli aghi, i semi e le pigne intasano gli scarichi delle gronde. Ma vederlo così, tutto intero, immensamente alto, e diritto, e perfettamente conico, certo incute un reverente rispetto. E un timido affetto. E un po' di magone pensando a una decisione che potrebbe essere presa, prima o poi.

scritto alle 21:25 da CarlaFed ::    COMMENTI


Giovedi, Gennaio 08, 2009
Piante sotto la neve: rosa



Cinorrodi

Non c'è più nulla sul ramo della rosa, nè fiori nè foglie, solo i cinorrodi, nudi. I cinorroidi sono falsi frutti, e contengono al loro interno gli acheni, i veri frutti. L'achenio è costituito da un unico seme racchiuso in un rivestimento rigido. Alcuni pensano che il nome cinorrodi sia poco armonioso e indegno di una pianta così nobile. Preferiscono chiamarli 'bacche', ma la terminologia non è esatta perché la bacca è un'altro tipo di frutto, vero, succoso e molle come la drupa.

scritto alle 23:30 da CarlaFed ::    COMMENTI


Mercoledi, Gennaio 07, 2009
Gli alberi sotto la neve: melo

malus domestica

... e intanto continua a nevicare ...


scritto alle 16:57 da CarlaFed ::    COMMENTI


Martedi, Gennaio 06, 2009
Gli alberi sotto la neve: abete rosso
picea abiesNevica. E' una neve leggera e gelata, ma abbastanza fitta da imbiancare ogni cosa. Ora tutto è immobile e silenzioso sotto il rigido mantello dell'inverno.
Di tutti gli alberi del circondario, l'abete è quello più a suo agio sotto la neve. Sembra quasi non sentirne il peso, sui rami lunghi, flessuosi e ricadenti. Con ogni probabilità è arrivato qui un po' per caso, un albero di Natale di qualche decennio fa. Così è un po' spaesato, anche se in buona compagnia perché tanti suoi simili hanno avuto la stessa sorte. Mi chiedo se sia felice. Noi, a volte, non gli vogliamo bene. Lo tolleriamo, perchè un albero immenso, maestoso, imperturbabile; ma gli preferiremmo un albero più mite e gioioso, più nostro, un noce, un melograno, un albicocco.
Sotto la neve l'abete ritrova la sua natura, la sua anima, l'orgoglio della sua razza montanara.
L'abete rosso, picea abies, si chiama anche peccio e peccete le foreste (abetaie) formate da queste piante. Il nome deriva dalla resina, o pece, di cui è ricco e da cui si ricava la trementina. Si riconosce dai coni, pigne rossicce a squame arrotondate e aderenti, che penzolano dai rami come grossi sigari. L'abete bianco (abies alba, vedi 2 novembre) invece ha coni che perdono le squame a poco a poco e stanno eretti sui rami più alti.

scritto alle 18:50 da CarlaFed ::    COMMENTI


Lunedi, Gennaio 05, 2009
Maonia
mahonia aquifolium
Ancora fiori in pieno inverno (e che inverno!) mi sorprendono nei luoghi più insoliti.
E' fiorita la maonia, pianta di poche pretese che non teme il freddo. Dovrebbe fiorire a tardo inverno, ma eccola già tutta gialla, quasi sfiorita, con foglie verdi e foglie brune. In questa varietà i fiori sono disposti in spighe a forma di cono, al centro di un cerchio di rami.
Cresce, alta ed eretta, sopra una cascatella, quasi dentro l'acqua, ma non è una pianta acquatica. mahonia aquifoliumE' nata in Nord America, ama i luoghi freschi e teme le estate assolate e secche. Le sue foglie hanno la forma angolosa dell'agrifoglio e cambiano colore, anche se la pianta non si spoglia. E' il giallo il colore dominante in queste immagini, giallo come il sole gelato, come le foglie e come la roccia bagnata, coperta di sottili muschi.
Per macchie compatte in mezz'ombra, la maonia (famiglia Berberidacee) è una pianta da crescere in giardino, con pazienza, ma senza troppa fatica.

Fotografata nel parco storico di Villa Serra a Comago, in val Polcevera, nelle vicinanze di Genova.

scritto alle 19:42 da CarlaFed ::    COMMENTI


Domenica, Gennaio 04, 2009
Liriodendro o albero dei tulipani
liriodendron tulipiferaIl liriodendro, o albero dei tulipani, nome che gli deriva dalla forma dei fiori, è una pianta originaria del Nord america. Gli indigeni (indiani d'America) lo chiamavano l'albero canoa perchè i tronchi massicci venivano utilizzati tutti interi per costruire le canoe. E' un albero di una bellezza esagerata, e questa volta parlo sul serio, non soltanto in ragione del mio amore per il mondo vegetale. Si tratta di bellezza reale, quella stessa che si trova sul volto di una donna, e a volte anche di un uomo, che non possiede espressione che non sia attraente. Il liriodendro ha un portamento regale, con un tronco diritto e una chioma folta e regolare, foglie dalla forma aggraziata, morbidamente quadrangolari, verde tenero nella bella stagione e di affascinanti colori dal giallo all'arancione in autunno. I fiori, come quasi sempre nella famiglia delle magnolie, sono assai appariscenti, a sei petali giallo verdi solcati da nervature viola e arancio. E d'inverno, quando ormai si è spogliato di quasi tutte le sue attrattive, restano sui rami i calici dei fiori, rigidi ed essiccati, teatrali, spiccano come stelle o gioielli.
La bellezza è una qualità ambivalente. Mentre i nostri occhi rimangono estasiati, le nostre emozioni e la nostra razionalità elaborano pensieri discordanti, invidia, gelosia, una sorta di attonito sgomento. Forse per questo mi sorprendo ora a domandarmi se un simile albero possa suscitare simpatia, e affetto. O soltanto un'intensa, ma gelida, ammirazione.

I liriodendri sono molto comuni come specie ornamentale nei viali e parchi cittadini, come si vede in questa pagina. Per la forma e i colori delle foglie ecco un'immagine ravvicinata.
L'albero della fotografia si trova nel parco storico di Villa Serra a Comago, in val Polcevera, nelle vicinanze di Genova.

scritto alle 20:03 da CarlaFed ::    COMMENTI


Sabato, Gennaio 03, 2009
Ortensia
hydrangea macrophylla


Tutt'intorno è gelo. Tutto sembra morto. Il cielo è stellato, ma il freddo è più intenso che mai. Sembrano morte le ortensie, che protendono i piccoli rami, snelli come stecchi, attraverso l'aria limpidissima e livida. Vorrei dire: tenete duro. Sulla cima di ogni rametto, brilla una gemma, un bocciolo di foglioline nuove aspetta la primavera. Come me.













scritto alle 23:50 da CarlaFed ::    COMMENTI


Venerdi, Gennaio 02, 2009
Roverella
quercus pubescens
E' tornato un po' di sole e la macchia si scopre più variegata che mai. Ci sono gli alberi che si spogliano, ornielli, tigli, bagolari, meli e ciliegi sono scheletri nudi contro il cielo. Ci sono gli alberi che conservano le foglie, lecci, olivi, corbezzoli, e sembra che il gelo neppure li sfiori. E poi ci sono le roverelle.
Nella leggenda, un contadino ebbe un giorno necessità di chiedere un favore nientemeno che al diavolo. Si sa che la creatura maligna è molto potente e raramente nega il suo aiuto, perché smisurato è il vantaggio che chiede in cambio. Ma il contadino era scaltro e promise sì di servire il diavolo, ma domandò pazienza. "Certamente, disse, sarò il tuo schiavo quando la roverella perderà tutte le foglie." Il diavolo gongolava. Le foglie delle querce invecchiano nella brutta stagione e bastava aspettare che il vento si facesse più deciso e tutte sarebbero state portate via. Ma i mesi passavano e la roverella le foglie non le perdeva. Color della terra e avvizzite, le foglie secche rimanevano tenacemente attaccate al ramo e non c'era bufera che riuscisse a strapparle tutte. Cadevano dall'albero soltanto per lasciar posto alle nuove gemme, nuove tenere foglie che inverdivano i rami. Quando si rese conto della beffa, il diavolo andò su tutte le furie e non potendo prendersela con il contadino che lo aveva imbrogliato, si scagliò contro l'albero e affondò i suoi artigli aguzzi sul lembo delle foglie, lacerandole ad una ad una. Perciò le foglie della roverella hanno da sempre i lembi profondamente incisi, come solcati da unghie taglienti.
La roverella è la quercia più comune nei nostri boschi, semplicemente la quercia. Non è così imponente come altri alberi del suo genere, spesso è poco più di un arbusto, anche se può raggiungere i 20 metri di altezza. Ho scattato questa fotografia proprio oggi, sul margine della strada, via alla Chiesa di San Giorgio di Bavari. Le chiome giallo brune delle roverelle splendono al sole e contrastano fortemente con il verde cupo delle chiome dei lecci (10 novembre) e quello lucido dei corbezzoli (10 ottobre), ancora carichi di fiori e frutti.

scritto alle 19:27 da CarlaFed ::    COMMENTI


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