La primavera si sbizzarrisce nelle aiuole cittadine, in questi fazzoletti di terra ai piedi dei lecci di fronte al cimitero di Staglieno. L’erba viperina è una piantaccia da strada, ma ha dei fiori graziosi e intensi nei loro colori lilla, violetto, azzurro, che si mescolano. Perchè si chiami ‘viperina’ è uno dei soliti misteri della storia popolare. Il nome scientifico, Echium, è sinonimo, dal greco εχισ che significa vipera. C’è chi dice che sia perchè il suo fiorellino (guardatelo più grande qui) assomiglia alla testa triangolare della vipera; ma storicamente il nome deriva dalla leggenda, raccontata anche dal botanico Rembert Dodoens, degli eroi mitologici Nicandro e Alcibiade che, morsi da una vipera e conoscendo la pianta, la masticarono, inghiottendone i succhi, trattarono il morso con il resto della poltiglia e in tal modo guarirono. Le due interpretazioni si incontrano estrapolando un po’ la ‘dottrina della segnatura’, l’antichissima teoria che attribuisce poteri medicamentosi alle piante in base alla loro forma.
Più che il nome qui mi interessa come l’erba viperina colonizza le città, crescendo svettante e rigogliosa all’ombra dei pneumatici dei bus e nell’aura infame dei tubi di scappamento. Personaggio interessante perchè stretta parente di varietà da giardino, come Echium candidans, Orgoglio di Madeira. Con un pizzico di cura e minimo sforzo potrebbe accompagnare gli dei anche in queste aiuolette polverose di un viale di città.
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