L’ho incontrata molto tempo fa, molto prima di conoscere il suo nome, quando accompagnava le mie scivolate sul lucido selciato del marciapiede di corso Firenze, verso la mia scuola elementare, intitolata a Maria Mazzini. L’ho vista fiorita in un’estate di molti anni dopo, mentre percorrevo di nuovo quel bel viale di collina, con la pancia pesante, sperando che l’attività fisica mi aiutasse ad arrivare alla fine della gravidanza. L’ho vista fiorita, d’estate, come ho mostrato in questo post, e ho capito che non era una robinia (che fiorisce in primavera). La sofora, che oggi i botanici chiamano Styphnolobium japonicum, è una grande protagonista delle strade della città, in ogni quartiere, in ogni angolo. In ottobre è carica di baccelli giallo verdi (vedi anche 3 novembre 2008), come qui davanti al Dipartimento di Scienza della Formazione, in corso Andrea Podestà, sopra il ponte monumentale che sovrasta via XX Settembre. Sentinella delle finestre, ma anche accompagnatrice di fresche parole di strada, che si snodano come una litania dietro ai tronchi.
“Vorrei trovare il coraggio per dirti che sei la cosa più bella che io abbia mai visto”
Provate a pensare una città senza alberi, anche le parole di strada perderebbero la loro musica.