L’Amazzonia di Crevari

Sant'Eugenio di Crevari

Panorama verso il mare con la chiesa di Sant’Eugenio di Crevari

Crevari è un piccolo borgo elevato sopra la spiaggia di Voltri, nell’estremo ponente genovese, rinomato non solo per lo straordinario panorama, ma anche per le focaccette, deliziose frittelle di farina e patate, e per il presepe meccanizzato che viene allestito nel periodo natalizio vicino alla chiesa parrocchiale di Sant’Eugenio.
Salendo dal mare lungo la via Antica Romana, cioè la via Aurelia, si stacca quasi subito una piccola strada, via alla Soria, che costeggia un microscopico corso d’acqua e, lasciandosi indietro l’ingombrante presenza dell’autostrada A12 che sfreccia verso Arenzano e Savona, ci si trova ben presto immersi nella foresta. Lungo il torrentello, sotto i lecci, ornielli, ligustri, ontani e ombrelli di sambuco nero, l’aria è umida e spessa in un inizio d’estate che ci fa sentire quasi ai tropici.

Amazzonia Crevari

Il bosco di via alla Sora

Le sponde del ruscello sono ornate di edere e muschi, ma sono le felci a far da padrone, con un ampio cespuglio di Asplenium trichomanes che non ricordo di aver mai incontrato così lussureggiante. Le specie autoctone si alternano a nuovi arrivati, perfettamente a loro agio e rigogliosi, come Ligustrum japonicum, un’asiatica sempre più frequente nei boschetti suburbani.

Asplenium trichomanes

Asplenium trichomanes

La strada raggiunge ben presto le case Porcelletta, una piccola frazione di una decina di edifici, con orti e giardini un po’ selvatici che hanno contribuito ad arricchire il paesaggio di specie sfuggite alla coltivazione, cespi di ortensie blu in mezzo al bosco, tralci di cucurbitacee non identificate, belle di notte (Mirabilis jalapa),  iris e calle (Zantedeschia aethiopica) in mezzo all’erba dei prati.

Adiantum capillus-venerisBegonia grandis

Adiantum capillus-veneris
Begonia grandis

In basso serpeggia il rio e, fra i sassi e muschi, una piccola cascata forma un laghetto all’apparenza abbastanza limpido, ornato di capelvenere (Adiantum capillus-veneris) e begonia (Begonia grandis) come fosse un raffinato ninfeo dei palazzi dei Rolli.

Proseguo la strada più in alto e l’atmosfera tropicale si allontana. Scopro mirabili frammenti di primavera temperata, fiori interessanti, come la Jasione montana, un piumino azzurro della famiglia delle campanule che avevo incontrato per la prima volta sulle sponde del mar Baltico,  e la Blackstonia perfoliata, un grazioso fiore giallo della raffinatissima famiglia delle genziane, che deve il suo nome generico a un oscuro, anche se nobilissimo, farmacista e botanico inglese del diciottesimo secolo, John Blackstone, mentre il nome della specie descrive come le sue piccole foglioline grigio argentate abbracciano completamente il fusto.

Jasione montana

Jasione montana

Blackstonia perfoliata

Blackstonia perfoliata

Dopo un largo giro, sempre in prossimità di altre abitazioni e lungo tracciati più o meno carrabili, incontro il più grande albero di corbezzolo (Arbutus unedo) che abbia mai visto. Il tronco è veramente massiccio, quasi come quello di un albero monumentale, e le foglie incredibilmente piccole rispetto a quelle di un suo congenere di dimensioni normali; ma i tondi frutti bitorzoluti, benché ancora piccoli e verdi, non lasciano dubbio sulla sua identità.

 

 

 

Arbutus unedo

Arbutus unedo

Trifolium arvensis

Trifolium arvensis

Scendendo verso  la chiesa di Crevari, lungo l’antica mulattiera bordata da una distesa di pennacchi argentei di Trifolium arvensis, fa capolino un germoglio di giuggiolo (Ziziphus jujuba), albero tradizionale, dalla crescita lenta. Questo esemplare, abbandonato fra le pietre del selciato è ancora così piccino che  mi domando se in quella posizione diventerà mai abbastanza grande da maturare dei frutti.

Ziziphus jujuba

Ziziphus jujuba

Amazzonia di Crevari

Acanthus mollis
Carex pendula
Cyrtomium falcatum

Alla fine sono tornata sulle sponde del minuscolo rigagnolo dell’andata e la riva è ancora rigogliosa e densa di piante lussureggianti. Fra i robusti cespi di acanto (Acanthus mollis) già pronti per la gloriosa fioritura e folti ciuffi di carice (Carex pendula), fa capolino la lunga foglia sinuosa dell’elegante felce Cyrtomium falcatum, anche lei un’esotica naturalizzata.

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