Questa modesta pianticella delle asteracee, qui ancora priva di fiorellini (peraltro abbastanza insignificanti), neppure molto attraente, sta vivendo il suo momento di gloria. In realtà di fama ne aveva già conquistata parecchia da molti anni, come salutare sostitutivo dello zucchero, privo di qualsiasi controindicazione. Usata come dolcificante nella sua zona d’origine, l’America del Sud, è sempre stata ricercatissima, ma bandita dall’Unione europea fino all’anno scorso per scrupoli nei confronti dei suoi componenti attivi, la rebaudiosite A e la stevioside, in dubbio di cancerogenicità. Ora i principi attivi sono stati assolti e la pianta ha fatto il suo ingresso trionfale nel mercato vivaistico. Credo non ci fosse venditore di piante alla fiera annuale Frutti antichi di Paderna (PC) che non proponesse la stevia. E il successo non è mancato di certo dato che è sufficiente assaggiarne una fogliolina per rendersi conto che è davvero molto molto dolce. Per il resto, che non abbia nessun effeto collaterale (diabete, apporto calorico, carie ecc) bisogna crederci, e magari io pure ci credo. Ma non l’ho comprata. Purtroppo è una pianta che non sopporta il freddo e non sopravvive all’esterno nei nostri climi. E a dirla tutta, nonostante le controindicazioni, come dolcificante naturale preferisco il miele di castagno.