La lavoisiera è un magnifico fiore del cerrado, la savana neotropicale del Nordest Brasile, che cresce in zone particolari denominate campi rupestri (campos rupestres in brasiliano), dove il suolo è fatto di sabbia e roccia, quarzite, arenaria, calcare o ferro, e dove la vegetazione è perfettamente adattata alla stagionalità delle pioggie, ma anche del fuoco. Ambiente duro e magico, i campi rupestri albergano migliaia di specie vegetali arcane e uniche al mondo.
Ho incontrato per la prima volta la lavoisiera senza conoscerla, in una serata di nuvole e vento, immersa nella sterminata natura della serra. Su per l’altopiano, dalla Serra do Cipò verso il Morro do Pilar, la carrozzabile che ripercorre l’antica Strada Reale (Estrada Real) è asfaltata e ben praticabile. A circa 20 km da Serra do Cipò, dalla strada si stacca un largo sentiero che conduce a un monumento. Non è dedicato a qualche eroe della democrazia e della rivoluzione, è dedicato al Juquinha, un piccolo vagabondo gentile che viveva da queste parti, distribuendo fiori a tutti quelli che incontrava. Si racconta che Juquinha soffrisse di catalessi e talvolta cadesse addormentato, come morto. Finchè quando morì davvero, la prefettura del luogo gli dedicò questo monumento, opera della scultrice Virginia Ferreira.
Mentre il vento squassava arbusti solo apparentemente inariditi, impareggiabili corolle rosa e fucsia si aprivano attonite davanti ai miei occhi. La lavoisiera è una pianta rara, che fu descritta e battezzata da Augustin Pyrame de Candolle (DC.), botanico sistematico dell’epoca e della statura di Linneo, che la dedicò alla memoria del padre della chimica moderna Antoine-Laurent de Lavoisier, ghigliottinato nel 1794, una pianta tanto rara da non essere conosciuta con un nome comune e non scientifico neppure in Brasile.
Delle 88 specie di Lavoisiera descritte, solo 31 sembrano effettivamente accettate (vedi Plant List) e varie sono specie protette e rischio scomparsa. E’ davvero difficile indentificare la specie delle piante che ho fotografato e sono davvero sicura soltanto del loro genere. Dopo un po’ di ricerche, trovo che almeno due specie hanno un nome comune, la L. gentianoides, detta falsa genziana, che non credo di avere mai visto, e la L. campos-portoana, facilmente soprannominata flor-do-amor, fiore dell’amore.
Quest’ultima specie, che è fra quelle minacciate secondo questo articolo, ha foglie carnose pubescenti, opposte e molto appressate al fusto. Anche se con estrema cautela, mi pare proprio che la pianta della foto a destra le assomiglio parecchio. E’ stata fotografata sulle pendici della Serra do Espinhaço, la più importante catena montuosa del Minas Gerais e luogo di inebriante biodiversità. Non è del tutto chiaro da dove le derivi quel nome, Espinhaço, datole dal geologo tedesco Wilhelm Ludwig von Eschwege, che significa grande spina. C’è chi dice da “spina dorsale”, immagine tipica per molte catene montuose, ovvero dalla presenza di innumerevoli rocce aguzze e spinose che emergono dalla montagna, spezzando la visuale e la vegetazione.
Lavoisiera appartiene alla famiglia delle Melastomataceae, dicotiledoni tropicali di forme e aspetto particolarmente attraente. Molte piante di questa famiglia uniscono alla bellezza dei fiori foglie dalla forma particolarmente aggraziata, dall’ovale perfetto e con nervature parallele. Sono le piante del genere Tibouchina, famose anche come piante da giardino, seppure con esigenze particolari a causa della loro origine tropicale. Le foglie della Tibouchina heteromalla, anche lei tipica di questi campi, le hanno meritato il soprannome di “orelha-de-urso”, orecchio d’orso o addirittura “orelha-de-onça”, orecchio di giaguaro. Ma il fiore è quello della quaresmeira, una pianta molto nota in tutto il Brasile.
Nella stessa regione, fra il parco della Serra do Cipò e le pendici della Serra do Espinhaço, incontro altri membri della famiglia, come una meravigliosa cugina, Trembleya parviflora, dai piccoli perfetti fiori bianchi.