Le piante cominciano così, con una rosetta di foglie basali, e dal colore, dalla forma, dalla pelosità e dalla consistenza sarebbe bello riuscire a riconoscerle. Sarebbe utile perchè alcune sono commestibili. Altre velenose.
La storia però non è così semplice. All’inizio ci sono due minuscole foglioline, perse nell’erba, oppure sulla terra brulla dell’inverno. Se sono due, la pianta è una dicotiledone (la maggior parte delle famiglie sono dicotiledoni), se invece la prima foglia è uno stelo dritto e isolato, è il germoglio di una monocotiledone, una classe a cui appartengono le eccelenti famiglie delle graminacee, delle liliacee e delle orchidee.
Ma torniamo alla nostra rosetta. La capacità di riconoscere una pianta dalle prime foglie non è da dilettanti, nè, come direbbero gli americani, da anime prive di coraggio (faint-hearthed). Le foglie che si presentano un po’ come nella foto, che compaiono a frotte nei prati soprattutto di questa stagione, sono di piante che appartengono quasi sempre alla famiglia delle asteracee. Cioè crescendo i loro fiori avranno all’incirca l’aspetto di una margherita. O di un tarassaco. Se questa rosetta appartiene come credo alla Picris hieracoides, volgarmente detta aspraggine (ma aspraggine si chiamano volgarmente anche altre Picris sp), la specie è commestibile, anche se non prelibata. Cercherò di tenerla sottocontrollo per riconoscerla quando sarà cresciuta, con i suoi capolini gialli, tutti ligulati, con le ligule esterne striate di rossiccio. Uguali ai capolini di tante, troppe asteracee, così simili fra di loro, eppure così diverse.
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