La digitale ha bsogno di poche presentazioni. Bella e infida, contiene principi attivi (glicosidi) che hanno un potente effetto cardiotonico e quindi è anche pianta velenosa perchè può indurre fatale tachicardia. Conosciuta a greci e romani come ‘aralda’ e battezzata all’inizio del 1700 a causa della forma dei fiori che sembrano ditali, le sue proverbiali doti di regolatore dell’attività cardiaca furono rivelate dalla medicina verso la metà dello stesso secolo. Dopo un lungo periodo di prove ed errori, anche per avventati dosaggi, ora la digitale non ha quasi più segreti e si sa persino che per ottenre la concentrazione massima dei glucosidi attivi occorre cogliere la pianta nel pomeriggio, perchè durante la notte essa stessa si serve di queste sostanze e quindi al mattino ne è meno ricca. La specie più usata per impieghi medici è senza dubbio questa, la D.purpurea, che tuttavia non fa parte della flora spontanea della regione mediterranea anche se vi si trova ormai inselvatichita ovunque.
Spontanea quanto basta ad essere ricercata, attraente e singolare, l’ho cacciata lungo un pendio moderatamente ripido in una valletta del parco Burcina (BI). Ne aveva altre immagini, ma non la volevo perdere.
… ancora non ho trovato un equilibrio fra le classificazioni d Cronquist e APG e mi rassegno a collocare la digitale sia nelle Scrophulariaceae (Cronquist) sia nelle Plantaginaceae (APG).
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