La fioritura delle pervinche mi ha fatto venire in mente lei, Catharanthus roseus, detta pervinca rosea o del Madagascar, che non è una Vinca, anche se in passato era anche classificata in quel genere. Ha tanti nomi, attraverso la regione tropicale e sub tropicale dove si è naturalizzata con facilità, prendendo il volo dalla grande isola dell’oceano indiano. In brasiliano si chiama ‘maria-sem-vergonha’ o ‘flor boa-noite’, fiore della buona notte, e curiosamente in portoghese si chiama anche ‘bom-dia’, buon giorno. Insomma una pianta adatta ad ogni momento della giornata. Questa pianta cresceva copiosa nel giardino di un amico nel Nord Est del Brasile. Ma credo che prosperi in molti giardini brasiliani.
Oltre i bei fiori e le belle foglie, questa specie ha altri importanti segreti. Si tratta di una pianta tossica, ma anche di un farmaco potente, già usato dagli africani per curare il diabete. Portata alla corte di Francia da esploratori nel 1757, venne presto impiegata per la cura di svariate affezioni, dal mal di gola alla pleurite, dalla dissenteria fino appunto al diabete. Intorno agli anni 1950, proprio investigando le proprietà antidiabetiche della Vinca rosea, i ricercatori Robert Noble e Charles Thomas Beer scoprirono che conteneva alcaloidi capaci di disorganizzare l’apparato deputato alla replicazione e quindi contrastare la proliferazione cellulare nel cancro. Queste sostanze, che hanno preso il nome dalla pianta, sono la vincristina, la vinblastina e la vindesina e oggi vengono usate per la terapia delle leucemie acute e croniche e dei linfomi. Come tutti gli antiproliferativi, gli alcaloidi della Vinca sono veleni perchè danneggiano e uccidono non soltanto le cellule tumorali, ma anche altre cellule capaci di replicarsi velocemente. Nondimeno il loro impiego ha salvato molte persone, soprattutto bambini.