La piccola veronica è una pianticella inconfondibile per i graziosi fiorellini a quattro petali bianchi, o meglio azzurro chiaro, lilla o roseo, o appena violetto, percorsi da venature più scure. La corolla è abbastanza irregolare, zigomorfa direi, con un petalo quasi sempre più sottile degli altri. Molto comune e onnipresente, ne ho già parlato diverse volte, ma riesco a stupirmi sempre quando le incontro nuovamente, timide e smaglianti in mezzo all’erba del giardino (vedi a destra V.serpyllifolia), e soprattutto quando ne scopro nuove specie nel bosco.
Nell’indice IPFI di actaplantarum, le specie di Veronica sono 43, e nel sacro testo di Sandro Pignatti non ho neppure voglia di contarle. La letteratura scientifica parla di più di 500 specie in tutto il mondo. Originariamente assegnata alla famiglia della Scrophulariaceae, oggi è inserita nelle Plantaginaceae.
Il primo incontro di oggi è con Veronica urticifolia. All’ombra di carpini e castagni, i fiorellini mi guardano pieni di stupore. Ma la sorpresa è mia, le lunghe foglie assomigliano proprio a quelle dell’ortica.
Più in su, in una radura, fra salvia selvatica e euforbia cipressina, la più preziosa delle veroniche dal punto di vista medicinale, Veronica officinalis, ancora più esile e sfuggente. L’infuso di questa pianta veniva chiamato ‘the svizzero’ e bevuto anche in sostituzione del the propriamente detto (Camellia sinensis) non ancora alla portata di tutte le tasche. Nonostante si assomiglino molto, le infinite veroniche non hanno assolutamente tutte le stesse proprietà terapeutiche e anche per questo è importante conoscerle.
Tutte fiorite in primavera, venivano associate alla settimana santa e alla Veronica che, secondo una leggenda apocrifa, asciugò il volto di Cristo sulla via del Calvario. Ma più probabilmente sono dedicate a una molto venerata Santa Veronica medioevale vissuta nel XV secolo.
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