C’è un’estranea in giardino e non sembra proprio un’erbetta gentile e digeribile. L’euforbia catapuzia però ha un bell’aspetto e un portamento altero e abbiamo deciso di lasciarla stare e osservarla per un po’. Sta crescendo bene, e prima o poi fiorirà. Appartiene alla famiglia delle Euphorbiaceae, piante belle e dannate, facilmente riconoscibili dal liquido biancastro e appiccicoso che sgorga alla rottura di una qualsiasi delle loro parti. Un lattice caustico, buono per estirpare porri e verruche e un tempo impiegato come purgante, tuttavia così potente da poter causare esiti fatali se usato a sproposito. La leggenda vuole che il nome derivi da quello di un famoso medico, Euforbo, che con essa aveva curato il re Giuba della Numidia, fratello di Tolomeo e signore delle due Mauritanie. Non sappiamo se in questo caso la pianta era stata usata per uso esterno o interno, ma certamente la medicina moderna ne ha abbandonato l’impiego a favore di altri preparati meno aggressivi.
L’euforbia catapuzia è una pianta a ciclo bienne ed essendo comparsa nel giardino l’anno scorso, scomparirà quest’anno dopo la fioritura, salvo riseminarsi e ricomparire come pianta nuova. Originaria dell’Asia, si è da tempo stabilita come alloctona naturalizzata in Liguria, non molto comune, ma neppure rara, utilizzata come ornamentale e bene accetta negli orti perché sembra possedere la capacità di allontanare, con l’odore delle sue radici, le talpe dai coltivi.
Tutte le euforbie sono piante a loro modo straordinarie, a cominciare dalla superstar Euphorbia pulcherrima o stella di Natale che ho recentemente incontrato in tutto il suo splendore arboreo ai giardini Hanbury di Ventimiglia, fino all’imponente euforbia arborea, o la magnifica euforbia cespugliosa. Più discrete, ma non meno attraenti, euforbia cipressina, euforbia spinosa e euforbia mandorlo, invadenti e impudenti, le più piccole, euforbia calenzuola e euforbia minore.