Dell’amore di una passiflora (Passiflora caerulea) e un abete di Douglas (Pseudotsuga menziesii).
La Passiflora caerulea, parente povera, ma altezzosa, delle passiflore tropicali che producono il gustoso frutto della passione, è l’unica specie del genere che si è bene adattata al clima italiano. E si è adattata così bene che molti amanti del giardinaggio la guardano con sussiego considerandola troppo invadente. Potenza delle piante tropicali, quando attecchiscono.
La forma del fiore, che dà origine al nome, è assai nota, e tutti lo abbiamo imparato fin da bambini. I tre stili raffigurano i chiodi, gli stami il martello, e la raggiera corollina la corona di spine. I viticci poi, quelli con cui la pianta si avvinghia avidamente ai sostegni, rappresenterebbero la frusta con cui Cristo venne flagellato. Tutto grazie alla fervida, e un po’ esaltata immaginazione, di qualche giovane gesuita del 1600. Ma questa raffigurazione è ormai entrata a far parte anche della nostra immaginazione a tal punto da apparire di ovvia evidenza.
I frutti sono grosse bacche giallo arancio, piene di semi, che non contengono certo la polpa zuccherina del frutto della passione che cresce ai tropici (in brasiliano maracujà), ma morfologicamente gli assomigliano.
Nel post del 25 luglio 2008 (che oggi un po’ ripropongo) ho mostrato anche due delle decine di specie diverse che si possono ammirare a Villa Hanbury (Capo Mortola presso Ventimiglia).
Trovo la passiflora una pianta straordinaria.
L’ho coltivata in balcone in un vaso, dopo averla strappata dalla massicciata della ferrovia, dove cresceva strisciando e arrotolandosi su per i tralicci. Nei giardini prospera ovunque, ricoprendo le reti e colonizzando le siepi. I fiori durano meno di un giorno, ma la fioritura è talmente abbondante che la loro caducità passa inosservata.
La pianta di questa fotografia cresce nel giardino dei miei vicini. La casa è in vendita per anzianità dei proprietari e ai fiori e frutti manca la cura affettuosa di cui erano oggetto da decenni. La passiflora sfuggita ai controlli si è allungata a dismisura e si è avvinghiata con voluttà all’immenso abete di Douglas (Pseudotsuga menziesii) che la sovrasta. La invidio un po’, non è mica così facile, in questa dissestata esistenza, incontrare appigli così solidi e nobili.
Ricordo che si può, anzi si deve, cliccare sull’immagine per vederla più grande