Sono passati più di 10 anni da quando esiste questo blog e da quando ho mostrato la prima foto di questo fiore straordinario, l’iperico comune, o Hypericum perforatum (21 giugno 2008).
Il nome tradizionale è erba di San Giovanni. Davvero tanti potrebbero essere i fiori che si fregiano di questo nome perchè la festa di San Giovanni Battista, 24 giugno, è uno dei momenti dell’anno in cui la fioritura dei prati e dei campi tocca l’apice. Anche se il giorno di San Giovanni è in realtà l’inizio del declino, quando il sole torna a muoversi, cioè il tramonto si riavvicina all’ovest e le giornate si accorciano, in questi giorni davvero nei prati impazza l’estate. In inglese l’iperico si chiama St John’s wort, ‘wort’ e non ‘herb’, un termine che è spesso affiancato a louse, pidocchio, parassita, lousewort è un’erba da poco, un’infestante selvaggia. In questa stagione, i fiori gialli dell’iperico brillano dappertutto, invadente sì, ma con dentro un tesoro.
La classificazione tradizionale (Cronquist) assegnava l’iperico alla famiglia delle Guttifere, oggi Clusiaceae, una famiglia di piante che contengono quasi ovunque minuscoli ricettacoli di lattice e resine. Anche se oggi la classificazione moderna APG ha creato la famiglia delle Hypericaceae, che contiene l’iperico appunto e un’altra decina di generi, i microricettali (cavità secretrici di origine schizogenica) sono sempre lì, come suggerisce proprio il nome specifico di questo iperico, H.perforatum, le cui foglie si presentano punteggiate (‘perforate’) per la presenza di zone trasparenti dove ci sono le ghiandole oleose. E’ il contenuto di queste goccioline che rende l’iperico una della piante da più tempo usata e fra le più studiate per le applicazioni medicinali e il suo estratto è una delle medicine erboristiche meglio caratterizzate e descritte.
Come farmaco i suoi impieghi sono molteplici e diversi, ma in primo luogo come antibatterico e antivirale, cicatrizzante e antidepressivo. Da erba curativa a erba magica, il passo è breve e la tradizione popolare si è sbizzarrita trovando molti usi particolari e curiosi di quest’erba, bruciata contro le streghe o usata per ‘sfasciare ‘ le fatture, o come semplice portafortuna se racconta nel giorno di san Giovani insieme ad altre erbe benefiche, seccata e confezionata in piccoli sacchetti a forma di cuore da tenere sempre con sè.
La scienza ha identificato i principali componenti attivi, fra cui spiccano ipericina, iperforina e vari flavonoidi fra cui rutina e quercitina. Tuttavia il meccanismo di azione delle singole sostanze non è ancora pienamente descritto e spiegato e nella maggior parte dei casi è l’estratto totale a fornire il massimo beneficio. La complessità dei preparati fitoterapici (un estratto vegetale contiene decine o centinaia di componenti) è insieme la potenza e il limite della medicina erborista. Infatti la presenza di componenti occulti, non descritti e non messi in conto, può causare effetti avversi imprevisti e complessi, ma nello stesso tempo la sinergia di componenti diversi può presentare un’efficacia inarrivabile con i singoli principi attivi. L’ipericina è un pigmento rosso che dona all’olio di iperico un colore sanguigno, come proprio il sangue del santo, decapitato da Salomè. E’ una sostanza fotosensibile, cioè le sue proprietà sono attivate dalla luce, specialmente la componente ultravioletta, rendendolo un efficace funghicida, battericida e antivirale. Questa proprietà inoltre la rende utile per la fotodiagnosi e fototerapia dei tumori. Tuttavia, come tutte le sostanze di questo tipo, può dare fotosensibilizzazione della pelle. Ma è nella cura di disturbi nervosi, come la depressione, che l’iperico sta conquistando notorietà. Le cime fiorite dell’erba di San Giovanni sono state da sempre usate tradizionalmente e negli ultimi decenni sono diventate un trattamento specifico per le sindromi depressive in alcuni paesi europei, tanto che questa pianta è stata soprannominata il ‘prozac vegetale’. La cura farmacologica della depressione si basa su principi attivi che aumentano la concentrazione di serotonina alle sinapsi, inibendone l’idrolisi (inibitori delle monoamine ossidasi iMAO) e la ricaptazione (inibitori del trasporto come la fluoxetina, cioè il prozac). I componenti dell’estratto di iperico, in azione specifica di ipoericina e iperforina, ma sinergica con i vari altri componenti, eserciterebbero appunto un’azione di questo tipo, ma in modo nonselettivo, agendo su diversi neurotrasmettitori, serotonina, noradrenalina, dopamina, ma anche acido aminogammabutirrico e glutammato. Benchè non si sia pieno accordo sull’efficacia dell’erba di San Giovanni nei casi di depressione grave, e spesso venga prescritta soltanto nei casi di depressione lieve o moderata, non c’è alcun dubbio che essa sia almeno 10 volte più sana degli antidepressivi sintetici.