Leggo ‘ginestrella’ e penso che non può essere. Che cos’ha della ginestra questa pianticella che non sfoggia nè sgargianti fiori gialli a forma di farfalla nè bacelli verdi o neri? Infatti con la ginestra non c’entra affatto secondo i botanici, che la classificano nella famiglia delle Santalaceae, insieme a nobili esotici come il sandalo (Santalum album). Eppure ricordano le ginestre i suoi steli coriacei, le sue foglioline sottili e spesse, costruite per resistere alla siccità delle garighe mediterranee. Pianta sempreverde, xerofita come tutta la famiglia, non teme la sete e non perde le foglie durante il mite inverno della costa.
Il suo nome vero è Osyris alba, osiride si potrebbe chiamare, se non fosse che si rischia di confonderla con una eccellentissima divinità egiziana. Neppure è bianca, alba, perchè anche i suoi fiorellini, che sbocciano nel mese di giugno come per le altre ginestre, sono pallidamente giallini. Le bacche, rosso arancio, tonde, lucide e separate, ricordano persino un Solanum (S.capsicastrum 1 novembre 2009), con il quale però la piccola osiride non andrebbe per niente d’accordo. Non ho mai pensato, neppure per un momento, che potessero essere commestibili, e se per un frutto c’è un dubbio sulla digeribilità, è assai prudente astenersi dall’assaggiarlo. Però i miei riferimenti etnobotanici riferiscono di un utilizzo, in val d’Orcia, per le odontalgie(1), mentre una recente pubblicazione dell’Università della Giordania riporta di aver identificato nella pianta un alcaloide, l’osirisina, ed altri composti con significative proprietà antibatteriche (2).
Come certe ginestre, anche la ginestrella osiride viene utilizzata per scope e legacci, per la sua fibra robusta e tenace, ma flessibile.
(1) De Bellis A. Erbe di Val Norcia (1988) Ed. Del Grifo Montepulciano – citato in Guarrera PM – Usi e tradizioni della flora italiana Aracne Ed.(2006)
(2)Al-Jaber HI et al Chemical constituents of Osyris alba and their antiparasitic activities (2010) J Asian Nat Prod Res. 12(9):814-20