Diversi anni fa, in primavera, i miei gentili vicini, due fratelli d’altri tempi, veri appassionati di orti e giardini, mi portarono in regalo una cassetta di frutti singolari: piccole nespole dalla polpa quasi bianca, morbide e saporite, una vera rarità dalle nostre parti. Era stato un anno particolarmente mite e loro erano i primi ad essere stupefatti di quell’abbondante raccolto. Le nespole che si trovano al mercato già a marzo provengono dalla Spagna o dal Sud Italia, mentre è raro che i nespoli portino frutti a maturazione alle nostre latitudini. Invece fiori se ne vedono tanti, da novembre a febbraio, carnosi e profumati in pannocchiette bianche fra le foglie lucide e spesse. I fiori dell’inverno.
Il nome volgare dell’albero è nespolo del Giappone e già qui si incespica in due inesattezze che confondono un poco.
Eriobotrya japonica è soltanto lontano parente di quel Mespilus germanicus a cui si deve più correttamente il nome di nespolo (vedi 5 ottobre 2009).
Certo, appartengono alle stessa famiglia delle rosaceae, e certo i frutti hanno una vaga somiglianza; ma nulla di più. Il ‘falso nespolo’ poi non è neppure giapponese, ma cinese. Una storia complicata, e lunghi viaggi, hanno imbrogliato le sue vere origini.
Se in Campania e in Sicilia, nel sud della Spagna e in Algeria, Eriobotrya japonica ha trovato una seconda patria, adattandosi perfettamente e producendo ottimi frutti, nei giardini della città gli alberi di nespolo sembrano un po’ spaesati, con le loro lunghe foglie persistenti, sferzate e macchiate dalle intemperie, con quei fiori invadenti, eppure invisibili nella nebbia invernale, miracolo sprecato, sempre troppo ‘fuori stagione’.