Sul bordo della strada, oltre una fitta recinzione, in un terrapieno abbandonato e addossati a un cancello industriale, mi sorprendono questi cespi di asfodelo, ormai sfioriti, gravidi di semi.
Il portale della flora di Roma dice che l’asfodelo fistoloso (Asphodelus fistulosus), specie che cresce in prati e pascoli aridi nella fascia mediterranea fino al mare, è presente nell’area metropolitana di Roma, rara, ma in rapida espansione. Quindi non c’è da stupirsi se la incontro anche qui, a Genova, lungo una via di collina periferica. L’asfodelo sta colonizzando le città.
Poco distante lo ritrovo in piena fioritura, con le corolle rivolte al pendio, che si negano al mio occhio fotografico. Se ne sta così addossato a una ringhiera arrugginita, sul ciglio di un piccolo parcheggio, sullo sfondo di modesti edifici al limite fra campagna e ciittà. Pochi gli presteranno attenzione, nella sua breve stagione di fioritura.
Non saprei come e quando sia arrivato fin qui, ma non ne sono stupita. In fondo si tratta di una pianta di poche pretese. Difficile che sia ‘sfuggita alla coltivazione’ perchè, benchè gli asfodeli siano utilizzati nei giardini, la loro fama maggiore è nei paesi che non li vedono crescere spontaneamente, cioè non nelle nostre regioni (1).
L’asfodelo è una pianta arcana. Il suo nome ci viene tramandato pari pari dal greco ἀσϕοδελος e sul significato gli esperti non sono affatto concordi. Tutti riconoscono nella “a” iniziale una “α” alfa privativa, ovvero una negazione. Secondo alcuni, dopo la negazione ci sarebbe la parola “σφάλλω sphállo” cadere, vacillare: che non vacilla che perdura, riferito alla sua resistenza. Etimologia che si può intepretare come ‘fiore che non si può rimpiazzare’ (1), definizione alquanto impegnativa per un esponente della famiglia della Liliaceae (oggi Asphodelaceae) tutto sommato modesto rispetto ad altri suoi parenti prossimi più blasonati. Poi ancora c’è l’etimologia proposta da Pignatti (e chi potrebbe smentire una personalità di tal fama), da “σποδός spodós” cenere e “ἔλος elos” valle, bassura ovvero “valle di ciò che non è stato ridotto in cenere”, che si riferirebbe alla particolare ecologia di queste piante. Secondo actaplantarum tuttavia, non sembra convincente il passaggio della consonante “p” (π pi greco) alla “ph” (φ fi). Insomma il vero significato di questo nome rimane avvolto dal mistero.
L’asfodelo è una pianta magica, la pianta dei morti sacra a Demetra, la sposa di Plutone che gli antichi ponevano a ornamento e sollievo sulle tombe. Pianta dalle arcane virtù le sue radici bulbose dalla forma irregolare tenute in tasca si diceva facessero innamorare chi si desiderava.
Pianta dai forti contrasti, veleno e antiveleno, alcuni asfodeli hanno applicazioni medicinali, ma tutte le loro foglie vengono risparmiate dagli animali erbivori. Così delicato il fiore, eppure così grossolano l’aspetto dei cespi spogli e ruvidi, gravidi di capsule nere. Finita la fioritura, ben poca memoria rimane della sua algida bellezza.
Ho già incontrato questo fiore in città, o meglio la sua cuginetta gialla Asphodelina lutea.
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(1)Nicolini e Moreschi – Fiori di Liguria – SIAG – ca 1982