Sono ormai due anni che a Genova non viene la neve. E anche quando viene davvero, come quell’indimenticabile 3 marzo 2005 che imbiancò Boccadasse come fosse sul mare del Nord, la neve dura poco e velocemente diventa una poltiglia grigia. No, quest’anno non è nevicato, ma la coltre bianca che copre gli alberi di marzo, quella non tradisce mai.
Via Terpi è una strada di periferia che si arrampica su per il pendio in val Bisagno nel quartiere di Montesignano, fra san Gottardo a valle e sant’Eusebio in collina. Sobborgo popolare, polveroso e scomposto, alti palazzi pallidi, addossati gli uni sugli altri nella salita, la strada angusta e contorta, soffocata dai motori. La collina è ripida, questo non è un paese per pigri, ma a tratti si fa dolce, adatta ad ospitare giardini. Nei terrapieni di cemento, la primavera imbianca gli alberi e ne fa gioielli, nuvole impalpabili e solide, sospese fra l’asfalto e il cielo.
La chiesa di via Terpi, parrocchia di san Michele Arcangelo chiesa di Santa Maria del Carmine e San Giustino, è un edificio moderno, con il tetto di lamiera e il campanile a spirale. Una costruzione bizzarra, di una forma che ancora non ha deciso se essere chiesa o capannone. Ma forse è un’opera d’arte, anche perchè racchiude un interno sorprendente, dominato da una grande, spettacolare vetrata, realizzata dall’ artista greco, da anni residente a Genova, Giorgio Oikonomoy nel 1988. Da fuori, è ovvio, non si vede assolutamente nulla. Ma quando mi lascio alle spalle la grigia piazza che circonda la chiesa, una sorta di parcheggio terrazzato, spingo la grande porta di legno chiaro e lucido, mi compare davanti quest’universo di colori, di forme scolpite nel disegno di vetro, a cui la luce dà vita. Splendido.
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