Roma è la città più bella del mondo. La sua storia millenaria si riflette limpida sul fiume dorato, l’aria delle sue piccole vie del centro è sempre leggera in ogni stagione, la magnificenza dei suoi giardini e dei suoi panorami sono esperienze introvabili e inimitabili.
Ma Roma è una città trasandata e vive la sua sciatteria come fosse il maleficio di qualche strega o di qualche spirito maligno. Appena fuori, e neppure tanto, dal cerchio magico del centro storico, le sue ampie strade si accartocciano in voragini e si ricoprono di sporcizia.
E’ una metropoli così disseminata di ‘terzo paesaggio’ che sembra quasi che Gilles Clement debba essersi ispirato a Roma per definirlo. Nobili giardini abbandonati si affiancano a sterminati terreni incolti, tracciati disertati da auto e treni sono colonizzati da ogni genere di sterpaglia, intercapedini barcollanti accolgono innumerevoli specie vegetali autoctone e non e sostengono fatiscenti brandelli di cemento ricoperti di frasche e rovo. Quasi tutte le strade di Roma, dalla più aristocratica alla più miserabile, sono viali e si adornano di alberi rigogliosi, ai cui piedi in risicate aiuolette crescono erbacce lussureggianti e si ammucchiano cartacce e rifiuti.
Ecco un viale di Ligustrum lucidum variegato, con lucide foglie striate di bianco crema, mentre nella via accanto cresce Acer negundo, l’acero americano che ha foglie composte, con tre o più foglioline irregolarmente dentellate (vedi 9 maggio 2009) e fioriture dall’aspetto esotico.
Le specie si accavallano, le piante amano vivere tutte insieme, strette le une alle altre, contendendosi terra e sole. Un nespolo del Giappone (Rhaphiolepis bibas) sovrasta un alloro (Laurus nobilis) , che cresce sopra la cycas (Cycas revoluta), quella che tutti chiamano palma nana, inciampando in un errore botanico, ma anche storico, perchè la cycas delle palme non ha nulla ed è molto molto più antica di loro. Ci troviamo nel cortile del mercatino di Sant’Egidio, in via del Porto Fluviale, e alla base di queste piante spunta un cespuglio dai lunghi rami con foglie rotonde, e non è un arbusto qualsiasi, ma un getto di albero di Giuda (Cercis siliquastrum) che fra qualche anno, forse, chissà, potrebbe donarci una delle sue strabilianti fioriture rosa.
L’oleandro (Nerium oleander) ci prova, ovunque, a fiorire. Anche sull’insegna arrugginita di un vecchio cinema abbandonato. Una volta c’erano molti cinema di quartiere, affollati, economici. Ora è rimasto un grigio edificio di cemento appena mimetizzato sul retro dall’immancabile Rhaphiolepis bibas a fianco di un Ligustrum lucidum a foglia verde.