E’ ormai quasi sfiorita e già i frutti a forma di capsule trilobate fanno capolino fra le brattee dei ciazi. La forma e i colori sono sempre sorprendenti. Il genere euphorbia è uno dei più numerosi della grandissima famiglia delle Euphorbiaceae, per lo più tropicale. Le euforbie europee sono tutte piante erbacee, dai fiori molto singolari, privi di petali e riuniti in infiorescenze, che si chiamano appunto ciazi, che simulano un unico fiore bisessuale (sembra che addirittura Linneo ne fu ingannato scambiandole per un singolo fiore). Il ciazio è una specie di famiglia, o meglio di alveare, perchè il fiore femminile è uno solo, al centro, contornato da ghiandole nettarifere e parecchi fiori maschili, ciascuno costituito da uno stame. Il tutto racchiuso in specie di coppa, che nell’erba cipressina è composta di due brattee, prima giallo verdastre, poi rossicce. Le foglie di questa specie sono strette e lineari, addensate alternativamente intorno allo stelo. Tutte le euforbie sono piante velenose, secernono un lattice amaro e irritante, che provoca vesciche ed è fortemente tossico. Contro l’affascinante erba cipressina mette in guardia Primo Boni*, che sempre indulge in dovizie di particolari sulle piante velenose. La descrive come incantevole, dal profumo di miele, ma perfida e ingannevole, disdegnata da tutti gli animali compresi gli insetti. Osserva come le foglioline fitte e delicate assomigliano a quelle della linaria, ma che quest’ultima non contiene lattice, mentre l’euforbia di lattice ne secerne in abbondanza. Un lattice maligno che, dopo aver ulcerato la bocca di chi malauguratamente lo ingerisse, è un veleno mortale. Primo Boni è stato il mio mentore in fatto di piante e ho imparato a riconoscere le euforbie proprio dalla sua descrizione dell’erba cipressina. Ho imparato a guardarle, anzi ammirarle, senza toccarle troppo. Nei nostri campi e boschi ce ne sono veramente molte, attraenti e infide. Ho già parlato tempo fa della splendente euforbia verrucosa (E.flavicoma, 11 maggio 2008), dell’euforbia minore (E. peplus, 14 marzo 2010), che infesta i miei praticelli, dell’euforbia mandorla (E.amygdaloides, 10 marzo 2010) e dell’erba calenzuola (E.helioscopia, 6 marzo 2010) ; e di altre ancora sono certa avrò occasione presto di raccontare.
*Nutrirsi al naturale con le erbe selvatiche – Ed Paoline 1977