Cresce in mezzo ai prati e dei prati si porta l’intricata compagnia. Non senza fatica il suo profilo, così forte e volitivo, riesce ad emergere dal verde, nonostante il colore contrastante, lucido e spavaldo. Pianta pelosa e lievemente aromatica, alta fino a più di un metro, è parente della Salvia officinalis che coltiviamo (e scarsamente si ritrova allo stato selvatico). Ho imparato a riconoscerla da un’amica polacca, una biologa con discrete conoscenze di botanica. Anche se conosceva poco l’italiano, il linguaggio della botanica è un linguaggio universale, e per gli italiani è ancora più facile, perchè la lingua è il latino. In Polona come in Cina, il nome scientifico delle piante ci suona familiare, spalanca porte sconosciute per la comunicazione con persone diverse e lontane. Così la mia amica Irena subito l’aveva riconosciuta come ‘salvia’, chissà come si dirà volgarmente in polacco, non credo che sarei neppure in grado di pronunciare la parola.
E’ la prima pianta delle lamiaceae che pubblico nel nuovo blog. La famiglia veniva in precedenza chiamata labiate, perchè i fiori assomigliano a labbra che invitano la visita degli insetti impollinatori. La nomenclatura moderna preferisce denominare le famiglie con il nome di uno dei rappresentanti più significativi, in questo caso Lamium, o falsa ortica (14 marzo 2009). Le lamiaceae sono una famiglia molto numerosa nei nostri campi e prati e vi appartengono la maggior parte delle erbe aromatiche che si usano in cucina, dalla salvia, appunto, al timo (timo serpillo, 28 agosto 2008), maggiorana, origano, santoreggia (3 maggio 2008 e 22 ottobre 2008), passando per il basilico (15 agosto 2009), fino alla menta (9 agosto 2009).
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