Da tanti anni lo conosco e d’estate lo avevo già mostrato (8 settembre 2008), un alberello che trasmette la sensazione inebriante di aria libera, frizzante e leggera. Aria di montagna. Cresce spesso sui pendii e sui crinali, fino alle coste più esposte al vento, con le sue foglie larghe, nervose e sfrangiate, grigio verde da una parte e argentee e pelosette dall’altra. Difficile non riconoscerlo. Il frutto è una piccola sorba, povero, ma commestibile, tanto che l’albero venne anche detto farinaccio perché le piccole bacche, disseccate e ridotte in polvere, venivano consumate mescolate al pane. Potenza della fame. Oggi neppure i frutti del sorbo domestico, che sono un po’ più grandi e succosi, godono più di alcuna considerazione alimentare. Eppure certi sapori meriterebbero di essere riscoperti.
Dei sorbi ho parlato anche in questa pagina.