La robbia selvatica (Rubia peregrina) è una pianta sempreverde della macchia mediterranea, rampicante e piuttosto invasiva, con fusto quadrangolare e foglie orlate di minuscoli aculei uncinati, che la rendono adesiva e le hanno guadagnato il nome popolare di ‘attaccaveste’. Persistenti non sono solo le sue foglie, ma anche le bacche, ancora attaccate alla pianta dopo l’intensa nevicata che ha imbiancato con prepotenza tetti e crinali. Per un lungo pomeriggio e nella sera seguente, anche le strade si sono ritrovate ingombre e il nostro paesaggio ha cambiato volto. Trascorso il disagio, due giorni di freddo intenso hanno mantenuto la neve sui pendii e nelle zone d’ombra. Poche foglie a costudire il silenzio della signora bianca. Fra di loro la robbia, volubile e tenace.
Il nome scientifico di questa pianta, Rubia, si addice di più a una sua sorella, R.tinctorum, dalla quale si ricava un colorante rosso, la lacca di robbia, contenente alizarina, chinizarina e purpurina. Rubia ha dato anche il nome a una famiglia di piante, le Rubiaceae. Ma lei, la robbia selvatica, è solo un rampicante vagabondo, senza arte nè parte, peregrina come un viandante, a primavera coperta di pallide corolle bianchicce e in estate appicicosa e carica di bacche nere.
Questa notte la temperatura era più alta e la neve è scomparsa, muta come era venuta.
Ho già parlato della robbia in due post del vecchio blog, il 2 ottobre 2008 e il 24 giugno 2009