Alaterno

Rhamnus alaternus Alaterno

Rhamnus alaternus

L’alaterno fiorito mi viene incontro sul ciglio della strada di casa, una strada costeggiata da arbusti di macchia, e qualche roverella spoglia, una strada ripida e contorta, ma sempre solcata da un ininterrotto flusso di motori, auto, moto e furgoni, nella loro esasperante corsa verso urgenti e irrinunciabili destinazioni. Le piante sul margine della strada se ne stanno quiete a godersi l’avanzare delle stagioni. Hanno le foglie impolverate, stropicciate, ricamate con brandelli di ragnatele e qualche macchietta nera, parassita o catrame, alla base dei piccioli.  Ora la primavera regala mazzi di fiori chiari alle ascelle e subito anche le foglie sembrano molto più verdi e molto più belle.

Rhamnus alaternus Alaterno

Rhamnus alaternus

Della famiglia della Rhamnaceae, l’alaterno è uno dei protagonisti della macchia mediterranea e, insieme a un gruppetto di altre irriducibili, uno dei residui più autentici dell’antica macchia sempreverde subtropicale, quella che un tempo era dominata dai lecci. L’aspetto e il portamento è simile a quello di vari altri arbusti con cui condivide l’habitat, come l’ilatro comune (Philirrea latifolia), con cui potrebbe essere facilmente confuso. Ma non sono neppure parenti stretti, perché Philirrea è un olivastro della famiglia dell Oleacee e si distinguono immediatamente osservando la disposizione delle foglie, opposte sul ramo quelle dell’ilatro e alterne quelle dell’alaterno. Ed è persino facile ricordarlo per l’assonanza del nome della pianta con “alternus” ossia alternato, assonanza di cui, di dice, approfittò appunto Linneo per battezzare la specie.

L’alaterno è una pianta robusta, solida e schietta, non particolarmente attraente, ma neanche priva di fascino antico. Utile come siepe e frangivento, uno dei suoi nomi volgari, legno puzzo, ricorda come il suo legno, duro e bruno, emani al taglio un cattivo odore. Però ugualmente quel legno venne utilizzato per secoli per lavori di ebanisteria. Le bacche, che non sono certo appetibili e contengono anzi principi tossici, erano comunque un’antica medicina e tutte le parti della pianta vennero a lungo impiegate come coloranti.

 

 

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