Sembrano più mirtilli che prugne, i frutti del prugnolo, prugno selvatico, contorto e spinoso. Si possono mangiare come le prugne, ma devono essere molto maturi e comunque sono sempre molto aspri. Così venivano per lo più usati per marmellate, ma anche liquori, bibite e vino. Bellissimo all’inizio della primavera quando si copre di nubi di fiori bianchi (vedi vecchio blog 14 aprile 2010), il prugno selvatico tende a crescere in gruppi cespugliosi e come tutte le piante selvatiche è protagonista di miti e leggende.
Il susino (prunus domestica) e l’albicocco (prunus armeniaca) venivano innestati su questa specie. L’arte dell’innesto è arte antica perché da millenni la coltivazione degli alberi da frutto si fonda su questa tecnica e non ne potrebbe fare a meno.
Fotografato sulla strada per Canate, la perduta Shangri-La della val Bisagno. A Canate il sole splende tutto il giorno perchè il paese guarda a sud ed è protetto dai venti del nord. A Canate crescono lecci, corbezzoli e olivi, e i prugni, peschi e meli sono carichi di frutti. A Canate arrivano molte strade, quella da Marsiglia e quella da Cavassolo, la scala dei millecinquecento gradini che sale da San Martino di Struppa, e la strada che scende dall’Alta Via dei Monti Liguri dalle pendici del Monte Alpesisa. A Canate non arriva l’unica strada, una strada carrozzabile, che potrebbe dare nuova vita a un piccolo paradiso.