I pini sono piante pioniere, colonizzatrice di ambienti difficili e aspri, resistenti a tutte le intemperie e le avversità del clima, compreso siccità e povertàa del suolo. Sono gli alberi più resistenti, più sobri, e anche i più longevi. Per tutte queste caratteristiche, i pini sono stati scelti nei secoli passati, unitamente ad altre conifere, per le operazioni di rimboschimento che si ritenevano necessarie in aree impoverite di alberi a causa di calamità naturali o sfruttamento umano. Questo tipo di rimboschimento ha creato sulle nostre colline ambienti diversi da quelli originari e, talvolta, quasi innaturali. Non sempre i pini, ma anche gli abeti, messi a dimora da queste frettolose opere di rimboschimento, crescono belli e felici, tant’è vero che in tempi più recenti questi tipi di rimboschimenti sono stati aspramente criticati e pesantemente ridimensionati. Tuttavia oggi viene anche riconosciuto che l’impianto di questi alberi tenaci permette nel tempo la ricostituzione di un bosco naturale, fatto di latifoglie, molto più esigenti dei pini stessi, favorendo la formazione di una nuova copertura forestale spontanea.
Sono abbastanza convinta che questi pini che crescono sulle pendici dell’Appennino genovese, molto vicino in linea d’aria al mare, qui in particolare presso Praglia, siano stati messi a dimora in queste piane, occupate per lo più da erbe e arbusti bassi, e, come alberi da sorbo montano e qualche salicone.
Il pino mugo, un piccolo albero a portamento quasi sempre arbustivo, spesso prostrato, è una pianta dalla resistenza eccezionale, capace di crescere su pietrisco e detriti della montagna, consolidando i terreni più instabili.