Falsa ortica maggiore o ortica morta (‘dead nettle’ in inglese), cioè priva dell’aggressività cutanea dell’ortica, ecco un’altra versione della pianta che da il nome alla famiglia delle lamiacee, già labiate. Ho già mostrato in precedenza la falsa ortica purpurea, e di quella maculata (14 marzo 2009).
Questa specia, Lamium orvala, mi è meno familiare. Ma lungo l’alto corso del fiume Trebbia, in una delle valli più selvagge e attraenti del nostro Appennino, la scopro ancora fiorita, con le boccucce dei fiori spalancate e screziate come orchidee. E ancora, sulla strada per Rondanina (siamo sempre nell’alta Val Trebbia), le fioriture sono ancora abbondanti in questo inizio di luglio, ricche, ma più monotone dell’esplosione della primavera. E mentre la falsa ortica maggiore i fiori li ha quasi tutti finiti, la salvia gialla, Salvia glutinosa (già descritta il 28 luglio 2009) è ancora in boccio.
Il lamio è un genere di piante officinali e commestibili (una volta si mangiavano molte erbe che oggi troveremmo troppo rustiche e coriacee per i nostri palati), utilizzato dalla medicina popolare come emostatico, antinfiammatorio, antispasmodico, immunoprotettivo, e persino nel trattamento dei traumi. Queste proprietà sono dovute all’immancabile presenza di flavonoidi, saponine, acidi fenolici, terpeni, mucillaggini, polisaccaridi e tannini. A causa dell’uso tradizionale per la cura delle irritazioni della pelle e degli occhi, è stata recentemente proposto l’impiego di piante della famiglia delle lamiaceae, e in particolare del Lamium album, per ridurre la pressione introculare.
A differenza della sorelle però, la falsa ortica maggiore è utilizzata prevalentemente come ornamentale, per il portamento, le foglie di colore verde brillante e la graziosa fantasia dei fiori. Anche se si fa un po’ di fatica a crederlo, vedendola così, al margine del bosco, quasi sfiorita, semi coperta dalla polvere della strada, all’ombra di fronde sempre più imponenti.