Si chiama Raphanus, ma non ha molto in comune con il rafano o cren, armoracia rusticana, se non ovviamente la famiglia che è quella delle brassicaceae. Invece è parente stretto del ravanello, Raphanus sativum, la piccola e piccante rapa rossa da insalata.
Questo ravanello selvatico è assai comune ai margini delle strade, con quei suoi fiori da broccoletto, ma più larghi e con le venature scure. Quello della fotografia è Raphanus raphanistrum L. subsp. landra, la sottospecie a fiori gialli, frequente infestante delle colture, mentre Raphanus raphanistrum L. subsp. raphanistrum ha fiori bianchi, molto simili a quelli di eruca sativa, la rucola comune (13 ottobre 2008).
Ma ciò che rende il ravanello selvatico assolutamente inconfondible, anche dalle altre brassicaceae gialline, che sono tante e tutte somiglianti, sono i suoi frutti, già maturi, silique lunghette, contenenti fino a 8 semi, ma strozzate fra un seme e l’altro, come bacelli bitorzoluti (vedi foto sotto).
Sarei curiosa di vedere se anche il ravanello coltivato ha simili frutti, ma del ravanello non ho in realtà mai visto neppure i fiori, impaziente com’ero di assaggiarne la saporita radice.
Anche il ravanello selvatico non tradisce la sua appartenenza alla famiglia dei cavoli, ed è pianta commestibile, utilizzata un tempo sia per le foglie che venivano consumate lesse, sia per la radice che veniva ovviamente usata come la rapa.
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